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A Casa Colussi Pasolini di Casarsa la mostra
fotografica di Angelo Novi sul set del film
di Pasolini "Il Vangelo secondo Matteo"


Ci sono i ritratti intensi del giovane Enrique Irazoqui, scelto da Pasolini per interpretare il Cristo, e quelli addolorati e celebri della madre Susanna Colussi, che il regista volle nella parte di Maria di Nazareth, ai piedi della croce, ancor più suggestivi poiché richiamano il profondo legame tra Pasolini e la madre. E poi la città di Matera, la Gerusalemme ritrovata di Pier Paolo Pasolini, le campagne di Barile che diventano Betlemme, i luoghi, i paesaggi di un’Italia meridionale che negli anni Cinquanta e Sessanta erano considerati il simbolo di un ambiente degradato ed emarginato e che assumono nel film un forte valore religioso: ha un grande impatto visivo ed emozionale la mostra che sarà inaugurata venerdì 12 aprile, alle 18, nel Centro studi Pasolini di Casarsa, dedicata al film di Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo”, a 60 anni dalla sua uscita, uno dei capisaldi nell’immaginario cinematografico del ‘900, il cui successo internazionale fu accompagnato da un aspro confronto intellettuale, suscitando tanto clamore fra pubblico e critica dell’epoca. 

Realizzata in collaborazione con la Cineteca di Bologna, si compone di una quarantina di fotografie – alcune inedite - scattate sul set del film da Angelo Novi (1930-1997), uno dei più grandi fotografi di scena del cinema italiano, che ha lavorato sui set di registi come Bertolucci, Bolognini, Comencini, Lattuada, Sergio Leone. “Apriamo la densa programmazione delle attività 2024 - sottolinea la presidente del Centro Studi Flavia Leonarduzzi - con una mostra cheancora una volta non solo documenta l’aspetto visuale e materiale di un’opera cinematografica importante, ma stimola ricerche, approfondimenti e nuovi studi sull’autore e dunque contribuisce a far conoscere al vasto pubblico il patrimonio di storia e di conoscenza che il Centro Studi elabora, conserva e diffonde in un calendario continuo di iniziative ed eventi, rendendolo organismo di spicco a livello nazionale e polo catalizzatore per l’intera regione”.

Il curatore della mostra, Roberto Chiesi, critico cinematografico e responsabile del Centro studi-Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, sottolinea come le foto di scena costituiscano “un modo per tracciare una sorta di mappa del film, e trattandosi di un’opera che turba, stimola alla riflessione e suscita emozioni, prolungano e approfondiscono questo tipo di processo”. Molte foto fissano momenti che sono spesso colti dietro le quinte, “ci ricordano – ancora Chiesi - che sul set e fra gli interpreti ci sono molti degli amici di Pasolini, alcuni intellettuali di fama come Enzo Siciliano o un giovane Giorgio Agamben, Ninetto Davoli che qui debutta, addirittura la madre Susanna, c’è quindila vita di Pasolini”. Chiesi afferma come le fotografie di Novi permettano allo spettatore di vedere cose chepossono essere sfuggite, “come rendersi conto, per esempio, che Maria di Betania è Natalia Ginzburg o che sul set, come testimonia una delle immagini, c’era anche Elsa Morante, scrittrice famosa e donna dal carattere forte e non facile: il fatto che si trovasse lì, che dedicasse del tempo al film (Pasolini le chiedeva consigli soprattutto sul piano musicale, essendo la Morante competente), significava che erano molto legati”.Dal punto di vista artistico, secondo Chiesi le fotografie di Novi “ci mostrano il carattere pittorico e antropologico del cinema di Pasolini, oltre a farci capire come il regista si muoveva, uscendo per la prima volta da Roma e scegliendo spazi antiartistici, addirittura Matera che allora era la vergona dell’Italia. Aiutano inoltre – dice ancora - a identificare una serie di caratteri estetici del cinema di Pasolini, perché Novi sceglie un tipo di angolazione e prospettiva molto vicina a quella pasoliniana, quasi ripercorrendo le sue inquadrature. E poi – conclude Chiesi – ci sono i paesaggi. Pasolini sceglie di mettere al centro l’Italia del Sud, teatro di quel Vangelo che vuole rileggere in chiave rivoluzionaria, avvicinandolo a Marx e facendolo diventare un testo dove sono esaltati gli ultimi e dove il suo Cristo porta la spada”.

La mostra, corredata da un catalogo, rimarrà aperta fino al 25 agosto 2024

Info: www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it, Fb, tel.0434 870593


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