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TRIESTEABBANDONATA: DIECI ANNI DI MEMORIA, DENUNCIA E SPERANZA

Inserito da linda | Mar 31, 2025 | Cultura | 0 |

TRIESTEABBANDONATA: DIECI ANNI DI MEMORIA, DENUNCIA E SPERANZA

Una mostra fotografica celebra un decennio di attività del progetto Triesteabbandonata al centro commerciale Montedoro. In esposizione anche Ascosi Lasciti e Dusty Dancing, tra edifici riqualificati e simboli di un passato dimenticato.

Triesteabbandonata, il progetto di documentazione, mappatura e sensibilizzazione sul patrimonio immobiliare dismesso della città di Trieste e del Friuli Venezia Giulia, festeggia dieci anni di attività. Nato dall’iniziativa della fotografa Giada Genzo, della giornalista Micol Brusaferro e dell’esperto di comunicazione Emilio Ripari, il progetto ha costruito un imponente archivio con oltre 200 siti abbandonati censiti in tutta la regione, trasformandosi nel tempo in un punto di riferimento per studiosi, curiosi e istituzioni.

Per celebrare questo traguardo, il 2 aprile alle ore 18.30 verrà inaugurata una mostra fotografica presso il centro commerciale Montedoro di Muggia, lo stesso spazio che, anni fa, aveva ospitato la prima esposizione del gruppo. La mostra resterà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino al 4 maggio.

Un patrimonio sommerso che torna alla luce

L’esposizione non si limiterà a raccontare edifici dimenticati, ma dedicherà spazio anche a quegli immobili che, dopo anni di abbandono, sono stati recuperati e riqualificati, simboli di una possibile rinascita. Tra questi, l’ex stabilimento Fissan riconvertito per la logistica, il centro elaborazione dati di via dell’Istria divenuto un supermercato, o la celebre discoteca Hippodrome di Monfalcone, oggi completamente trasformata.

Accanto al racconto visivo di Triesteabbandonata, la mostra ospiterà anche le opere di Ascosi Lasciti – una rete nazionale di realtà attive nel recupero della memoria urbana – e del progetto Dusty Dancing, dedicato alle discoteche italiane in disuso, luoghi una volta colmi di vita oggi ridotti a gusci vuoti e silenziosi. Queste collaborazioni confermano la volontà di offrire una lettura corale e trasversale dell’abbandono e delle sue conseguenze.

Storie, aneddoti e immagini che raccontano un tempo sospeso

La selezione fotografica è ricca di immagini suggestive: dalle scuole di Santa Croce e via Fianona, devastate da incendi e oggi ridotte a ruderi, alle caserme dell’altipiano, fino ai velivoli dismessi di Gorizia. Ogni scatto diventa testimonianza, documento e invito alla riflessione.

Ma anche le curiosità abbondano, come ambienti pieni di televisori anni ’60, stanze invase da bottiglie vuote, vecchi giocattoli, schedari con documenti rimasti intatti nel tempo. Piccole finestre su epoche passate, che raccontano un’Italia che non c’è più, sospesa tra la nostalgia e l’urgenza di recupero.

Un decennio di impegno civile e culturale

Il progetto Triesteabbandonata non si è limitato all’aspetto fotografico o divulgativo. In questi dieci anni ha promosso incontri con le scuole, conferenze, collaborazioni con enti pubblici e università, mettendo a disposizione il proprio archivio per tesi, studi e progetti di riqualificazione. Il sito web recentemente rinnovato testimonia la volontà di rendere accessibili al pubblico i risultati di un lavoro decennale, svolto con rigore, rispetto e grande passione.

“Abbiamo iniziato con l’intento di documentare e sensibilizzare, senza mai danneggiare i luoghi visitati – spiega Giada Genzo –. Dopo di noi molti hanno seguito questa strada, ma spesso con intenti diversi. Noi siamo rimasti fedeli al nostro obiettivo: far riflettere e spingere alla valorizzazione del patrimonio dismesso.”

Micol Brusaferro sottolinea invece il cambiamento positivo in atto: “Negli ultimi anni, grazie all’impegno del Demanio e dei Comuni di Trieste e Muggia, alcuni edifici sono stati venduti o messi all’asta per essere recuperati. Un segnale incoraggiante, che speriamo si rafforzi.”

“Essere consapevoli di aver contribuito, anche in minima parte, alla rinascita di alcuni luoghi, è la nostra più grande soddisfazione – conclude Emilio Ripari –. Dieci anni fa non avremmo immaginato di arrivare fin qui. Oggi siamo pronti a continuare, con lo stesso entusiasmo.”

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