Fino al 15 giugno il Museo archeologico SanPaolo di Monselice (Padova) ospita la collettiva di arte contemporanea Mater Mundi a cura di Barbara Codogno. 

L’inaugurazione si terrà il 17 maggio ore 17.00 con ingresso libero.

In esposizione oltre una quarantina di opere che spaziano dalla pittura figurativa alla scultura e all’installazione. Tredici gli artisti, provenienti da tutta Italia: Tobia Ravà, Chandra Fanti, Angelo Giordano, Fabrizio Vatta , Aldo Ghirardello, Greta Bisandola, Viviana Di Domenico, Stefano Reolon, Ruggero D’Autilia, Roberta Ubaldi, Enrica Berselli, Alice Padovani, Silvia Patrono.

Mater Mundi è espressione latina, letteralmente “Madre del Mondo”. 

La Madre è spesso associata alla figura della Terra come generatrice e nutrice di vita. 

In molte tradizioni religiose, la “madre del mondo” rappresenta una divinità o un principio femminile che nutre e sostiene la vita. Questo concetto ha radici profonde spesso associato a figure femminili che simboleggiano la fertilità, la creazione e la rigenerazione. “Non dimentichiamoci – spiega la curatrice – che Mater Mundi è vita e morte in continua alternanza. Gaia, Diana, Iside, Kali, Cibele, Demetra sono divinità che governano anche il pulsionale e il regno della morte. Manifestazioni del femminile con una parte profonda e selvaggia legata alla natura, alla bestialità, al corpo e all’erotismo. Talvolta queste divinità appaiono sotto forma di animale e in generale stringono alleanze col mondo naturale; legami che sigillano l’origine nella creazione mitica”.

La mostra dialoga con il Museo, trovando nella Sala della Buona Morte la sede espositiva per le opere pittoriche, molte di grandi dimensioni. L’allestimento realizzato dalla curatrice costruisce all’interno della sala una sorta di utero in acciaio composto da griglie metalliche in assonanza con gli interventi utilizzati per il restauro del museo e con la componente architettonica della Sala della Buona Morte, realizzata nel 1700.

Mentre alcune sculture e installazioni contemporanee contageranno l’area in cui sono esposti i reperti archeologici museali (reperti dall’Alto Medioevo al Settecento e una collezione epigrafica che comprende iscrizioni romane sepolcrali) creando una sorta di effetto “fake”. Le opere qui esposte sembrano falsi reperti, oggetti visionari e perturbanti a cavallo tra mito e ibridazione.

Il video della presentazione della mostra a questo link: