È un Omaggio a Zdeněk Fibich (Vseborice, 21 dicembre 1850 – Praga, 15 ottobre 1900) l’appuntamento proposto dall’Associazione Accademia Ars Nova, in calendario lunedì 26 maggio 2025 alle ore 17.30, alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini, 4), nell’ambito del cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», il ciclo di approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Museo Teatrale da quasi un ventennio offre sulle proprie collezioni al pubblico dei cultori della musica e del teatro.
Ginevra Pagani al pianoforte, David Petrouchev al violino, Nicola Petrouchev al clarinetto, Marco Petrouchev al corno ed Elena Soranzio al violoncello saranno gli interpreti del Quintetto op. 42 di Fibich.
Nato a Vseborice, in Boemia, Fibich cresce in un contesto culturale ricco e variegato, influenzato sia dalla tradizione ceca che dalla cultura tedesca. Questa duplice eredità si riflette nella sua musica, che fonde l’intimismo lirico con strutture formali solide. La sua produzione spazia dall’opera alla musica sinfonica, ma è nella musica da camera che emerge con particolare evidenza la sua capacità di evocare paesaggi sonori e stati d’animo profondamente umani.
Fibich soggiornò per diverse settimane a Trieste. Con queste parole Fibich descrive il momento in cui a Trieste si affacciò per la prima volta al mare: «All’improvviso la collina scomparve e davanti ai nostri occhi si stendeva il mare Adriatico nella sua maestosità. L’impressione che mi ha fatto la vista sublime, magnifica, maestosa del mare non può nemmeno essere descritta. In silenzio, quasi senza fiato, ammiravamo la vasta superficie che si stendeva davanti a noi a perdita d’occhio ed era ricoperta da una moltitudine di piccole navi».
L’esperienza lasciò un’impronta significativa nel suo percorso artistico. Trieste, con la sua posizione unica tra mare e montagne, crocevia di culture e tradizioni, offrì al giovane compositore una visione nuova e affascinante del mondo. Questa esperienza si tradusse in una sensibilità musicale arricchita da connotazioni naturalistiche e culturali che riecheggiano in alcune delle sue composizioni successive.
La musica di Fibich è intrisa di suggestioni naturalistiche: i paesaggi boemi, le atmosfere boschive, i fiumi e le montagne si fondono con la melodia, creando quadri sonori di rara bellezza. La sua scrittura musicale è caratterizzata da un linguaggio armonico raffinato, capace di trasmettere emozioni intime e profonde. Le sue composizioni da camera sono un esempio perfetto di come la musica possa diventare racconto interiore, dialogo silenzioso tra l’anima e la natura.
Il Quintetto op. 42, composto nel 1893, è una delle sue opere più rappresentative, in cui Fibich riesce a fondere il suo raffinato senso melodico con un’abilità compositiva capace di valorizzare ogni strumento. La scelta degli strumenti, inizialmente inusuale, è stata poi adattata a una versione più tradizionale per quintetto con pianoforte, mantenendo però l’originalità dell’opera e il suo carattere distintivo.
La composizione si sviluppa in quattro movimenti. L’Allegro non troppo, con un tema principale caloroso e riflessivo, evoca la tranquillità della natura. Nel Largo emerge una melodia serena e dignitosa, punteggiata da momenti di straordinaria intensità emotiva. Lo Scherzo, dal carattere vivace e umoristico, ricorda lo stile schubertiano, con due trii che aggiungono una vena giocosa e spensierata. Il Finale – Allegro con spirito, è un’esplosione di energia e vitalità che chiude l’opera in modo trascinante.
La musica di Fibich è un invito a immergersi in un mondo sonoro in cui la natura, l’amore e l’introspezione diventano protagonisti. Questo Quintetto non è solo un capolavoro della musica da camera, ma anche un ritratto dello spirito romantico che anima il suo autore.
L’ingresso alla manifestazione è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.