Nella giornata del 27 maggio 2025, i Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, alla presenza del Sindaco di Gemona del Friuli e la direttrice della Civica Biblioteca Glemonense, hanno riconsegnato alla pubblica fruizione della locale comunità un prezioso tomo a stampa denominato “Iacobi Sannazarii opera omnia latine scripta nuper edita…”,edito nel 1535 e riportante chiari segni di catalogazione afferenti alla Glemonense, individuato su una piattaforma di e-commerce.
Nel maggio del 2023 l’azione di monitoraggio del web, focalizzata sulla repressione dei reati afferenti ai beni culturali librari con la sinergia delle autorità civiche del Comune di Gemona del Friuli, ha permesso di individuare il libro in questione, proposto alla vendita per un corrispettivo pari a 200 euro da un utente gestito da una coppia residente a Roma, luogo ove appunto il bene si trovava.
L’oggetto, riconosciuto senza ombra di dubbio dalla curatrice della Glemonense stessa come facente parte integrante del corpus librario ivi custodito – originatosi nel 1885 e che vanta circa 100.000 unità bibliografiche – a seguito degli opportuni accertamenti, è risultato essere mancante sin dai tragici eventi relativi al terremoto del 1976. Infatti, in considerazione della sua assenza nell’inventario redatto negli anni ’80 è stato possibile ricostruirne una verosimile dinamica secondo la quale detto tomo fu evidentemente rinvenuto da ignoti tra le macerie causate dall’Orcolat[1] e rivenduto illecitamente.
L’immediata condivisione della preliminare attività investigativa dei militari di Udine con la competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha permesso tracciare il bene e di localizzarlo una seconda volta in Spagna, nelle mani di un altro privato cittadino di Alicante che, nel frattempo, l’aveva acquistato in buona fede dalla coppia romana.
Grazie alla c.d. “diplomazia culturale” il cittadino spagnolo, messo al corrente dell’illecita provenienza del bene, ha inteso restituire il libro alle Autorità italiane. Nella vicenda, si evidenzia l’esemplare comportamento dei soggetti romani che, sebbene indagati dall’Autorità Giudiziaria, fornendo massima collaborazione ai militari, si sono prodigati nel risarcire l’acquirente dell’importo che aveva già pagato.
L’antica cinquecentina, rientrata in Italia e sequestrata con l’ausilio del paritetico Nucleo TPC di Roma, è quindi tornata a Udine e la menzionata Procura di Roma ha emesso un provvedimento di dissequestro per la riconsegna all’Ente pubblico avente diritto.
Al termine dell’iter giudiziario, la responsabilità penale dei detentori italiani è stata archiviata in considerazione della loro buona fede.
La Civica Biblioteca Glemonense, una delle più illustri biblioteca della Carnia che vanta volumi databili sino al XIV sec., così come la collettività di Gemona del Friuli, a distanza di circa 49 anni si è riappropriata di un tassello della propria storia, di un antico libro testimonianza della ricchezza del suo patrimonio culturale.
Questa riconsegna non è meramente riconducibile all’attuazione del fondamentale principio di restituzione di un “bene culturale” illecitamente sottratto e di ricontestualizzazione dello stesso con il territorio di provenienza (sancito anche dalla Costituzione italiana), ma assume un significato simbolico e molto più profondo per il territorio carnico.
Può essere paragonata, infatti, a una cicatrice che pian piano si richiude: la tragedia del terremoto del 1976 non ha soltanto colpito in maniera profonda gli abitanti della Carnia ma ha determinato il crollo di numerose chiese, palazzi ed edifici storici con la conseguente perdita di moltissimi beni proprio come la cinquecentina recuperata.
L’attività dei Carabinieri TPC, a beneficio della Civica Biblioteca Glemonense, testimonia ancora una volta il costante impegno dell’Arma per la salvaguardia anche dei beni bibliografici dispersi a seguito di tragici eventi, così come la cooperazione tra i suoi Nuclei radicati su tutto il territorio italiano, grazie ai quali l’individuazione e il materiale recuperato sono stati effettuati in maniera efficiente e precisa.
Restituire un bene ad un Ente pubblico è sinonimo di ricostruzione e di riaccorpamento della storia comune di un territorio, quella stessa storia che ne costituisce la sua identità.
[1] “orcaccio”, termine friulano con il quale venne chiamato in senso dispregiativo il terremoto del 1976 legato al folklore locale a all’essere mostruoso che abita i monti circostanti a Gemona del Friuli.


