Venerdì 30 maggio 2025 alle ore 17 al Museo Sartorio (largo Papa Giovanni XXIII, 1) si svolgerà la cerimonia di consegna del restauro di quattro ritratti del Settecento dell’eminente famiglia triestina dei Bonomo, appartenenti alle collezioni dei Musei civici, da parte del Lions Club Trieste San Giusto, quale service per l’anno lionistico 2024-2025.
Alla cerimonia saranno presenti Giorgio Rossi, assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste, la dott.ssa Luisella Zecchin, presidente in carica del Lions Club Trieste San Giusto, i soci Lions architetto Carlo Borghi e prof. Marina Cinco, che hanno coordinato l’iniziativa, la dott.ssa Michela Messina, conservatore del Museo Sartorio, e la dott.ssa Giovanna Nevyjel, restauratrice.
Le quattro opere sono state restaurate da “Nevyjel Restauri d’Arte” di Trieste con la supervisione di Sabap-Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
I quattro ritratti raffigurano: Francesco Saverio de Bonomo (Trieste 1718-1787), colonnello del Genio militare austriaco; sua moglie, la viennese Elisabetha Graziani von Treuenbach (Vienna 1725-1795); il figlio della coppia, Cristoforo Pietro de Bonomo, cesareo-regio Commissario di guerra a Graz, membro del Consiglio maggiore di Trieste e Commissario generale della Marina austriaca per il Litorale triestino (Trieste 1754-Graz 1811) e la consorte Ernestina de Linck (Brno 1751-Trieste 1817). Sono pervenuti nelle collezioni dei Civici Musei di Storia ed Arte nel 1921.
Sono attribuibili a un pittore austriaco e furono eseguiti, forse a Trieste, poco dopo il 1780, anno del matrimonio della coppia più giovane. La verosimiglianza fisiognomica è resa con abilità: i volti sono espressivi e morbidi nell’incarnato; nei ritratti virili, anche gli abiti sono restituiti con accuratezza, probabilmente perché utili al riconoscimento dello status sociale degli effigiati; nelle donne, invece, particolare attenzione è volta alle pettinature, ispirate a quelle lanciate da Maria Antonietta, regina di Francia: la più anziana sfoggia un’alta acconciatura con il pouf, divenuto di moda attorno al 1775, mentre la più giovane mostra una capigliatura più libera, la cosiddetta coiffure à l’enfant, che vide la luce nel 1780.
Essi appartenevano a un ramo cadetto dell’eminente famiglia triestina, che era estremamente ampia e ramificata. I Bonomo (o de Bonomo), feudatari di San Dorligo e San Giuseppe della Chiusa, secondo la tradizione vantavano origine romana e facevano parte della Confraternita dei nobili o Confraternita delle XIII Casate di Trieste sin dalla sua fondazione, il 2 febbraio 1246.
Furono uomini d’arme, di chiesa e di toga: molti di loro fecero parte fin dal Medioevo degli organi di governo della città di Trieste. Tra di essi, due personaggi meritano particolare menzione: Pietro Bonomo (Trieste 1458-1546), vescovo di Trieste, consigliere imperiale, umanista e poeta, e il suo discendente Andrea Giuseppe de Bonomo-Stettner (Trieste 1723-1797), collezionista e studioso di numismatica, membro della locale Arcadia Romano-Sonziaca e autore di studi sulla storia di Trieste. A lui apparteneva la settecentesca Villa Bonomo sul colle di Terstenico, oggi Monte Radio, tuttora esistente, a cui si deve il nome della strada che vi conduce – via Bonomea – aperta nel 1779 proprio per rendere più agevoli le comunicazioni con la villa e il podere dei Bonomo.
L’intervento di restauro conservativo è stato condotto su quattro ritratti dipinti a olio su tela, misuranti tutti cm 36×30 (inv. CMSA 13/2948, 13/2949, 13/2952, 13/2956).
Le opere presentavano cospicui depositi di polvere e sporco incoerente, la superficie pittorica risultava in discrete condizioni e priva di problemi di adesione. Piccole mancanze si notavano tuttavia in tutti i dipinti trattati.
L’intervento si è sviluppato attraverso la pulitura superficiale della pellicola pittorica effettuata con un tensioattivo idoneo, previa accurata rimozione dei depositi di polvere mantenendo la vernice attuale. La fase successiva ha visto la risarcitura delle lacune con uno stucco composto da gesso di Bologna e colla di coniglio. Durante la fase di ritocco le mancanze stuccate sono state opportunamente ritoccate con pigmenti a vernice.
L’intervento è stato esteso anche alle cornici dorate, le quali sono state pulite con piccoli tamponcini e le mancanze sono state stuccate con impasto a base di colla di coniglio e gesso di Bologna. Le stuccature sono state ritoccate con pigmenti naturali in polvere. Durante il restauro le cornici sono state leggermente modificate, aggiungendo un piccolo listello di legno dorato al fine di renderle adeguate alla grandezza dei dipinti. In questa fase, per dare un aspetto esteticamente più equilibrato, le targhette non originali poste sulle cornici sono state rimosse e incollate sul retro del dipinto in corrispondenza del telaio.
Alcuni elementi metallici (in lamierino) applicati in epoca pregressa, erano presenti sul verso dei dipinti, posti in corrispondenza degli angoli del telaio ligneo, allo scopo di fissare le tele alle cornici. Durante l’intervento gli angolari metallici sono stati rimossi con cautela e sostituti con fissaggi meno invasivi. Sul telaio ligneo si sono inoltre riscontrati vari elementi cartacei e iscrizioni a matita, si è pertanto proceduto con una pulitura a secco delle superfici e il fissaggio degli elementi cartacei al fine di mantenere le testimonianze riscontrate.
Info
Museo Sartorio, largo papa Giovanni XXIII, 1, + 39 040 675 9321