Guido Coraddu, il pianista e autore sardo che sta facendo conoscere la grande creatività musicale della sua terra in tutta Italia, torna anche per questo 2025 al Piano City di Pordenone: appuntamento il 21 giugno alle 22,30 presso la Loggia del Municipio di Pordenone.
Nel suo viaggio lungo gli Arcipelaghi della musica della sua terra incontreremo le sue intense riletture di Paolo Fresu, Enzo Favata, Gavino Murgia, Antonello Salis, Paolo Carrus, Paolo Angeli fino ai protagonisti più giovani della scena jazzistica isolana.
Vecchi e nuovi autori rispetto al suo ultimo album Miele amaro con il quale aveva già iniziato nel 2022 questo suo viaggio lungo le pieghe multiformi di almeno tre generazioni di autori sardi di musica jazz, trascritti per pianoforte solo, strumento chiamato ad impersonare i più svariati ensemble, strumenti e stili musicali. Tre anni sulle note del pianoforte, grazie all’incontro con il pubblico, hanno fatto crescere questo progetto attraverso l’arricchimento che sa regalare l’improvvisazione, fedele compagna di ogni concerto.
Il percorso di Miele Amaro è centrato sulle musiche dei più noti autori sardi di musica jazz: getta un faro sul lavoro di autori molto diversi per età e per formazione, abbracciando quarant’anni di musica e almeno tre generazioni. Tralasciando l’intimo rapporto che ogni musicista ha con il proprio strumento (in alcuni casi un unicum, come per Paolo Angeli e la sua chitarra preparata), sceglie di raccontare questa musica e i suoi autori attraverso la tastiera, tanto classica quanto eterna e contemporanea, del pianoforte. Una trascrizione che si mantiene in equilibrio tra la rilettura jazzistica – che si appropria dei brani e li personalizza trasformandone a volte armonie e forme – ed il riferimento alla concezione originale delle composizioni. Il titolo, Miele Amaro, nasce dalla suggestione di una fondamentale antologia di poesia e prosa della Sardegna, pubblicata da Salvatore Cambosu nel 1954: lettura imprescindibile per chi voglia approcciarsi alla cultura isolana.
Il jazz Italiano conosce in questi anni un momento di grande vivacità: mai era capitato in passato che l’Italia contasse tanti artisti tra i grandi maestri del jazz internazionale. In questo panorama un ruolo particolare lo riveste la Sardegna, una delle regioni meno popolose del paese, ma terra natale di numerosi artisti che, dalla loro appartenenza alla cultura isolana, hanno tratto linfa per espressioni musicali originali, a volte di grandissimo successo.
In questo confuso nuovo millennio il jazz ha smesso di essere genere musicale per diventare un linguaggio della contemporaneità, una semantica che permette ad artisti di ogni provenienza di ritagliarsi la propria identità nella ibridazione tra un patrimonio acquisito di linguaggi musicali e le peculiarità della propria appartenenza culturale. Questo processo ha dato vita a infinite declinazioni del jazz: caraibico, scandinavo, flamenco, arabo… e forse anche la Sardegna ha una suo specifico jazz, rintracciabile nel lavoro di tanti musicisti che si sono ispirati alle musiche ancestrali dell’isola, ma anche ai suoi abitanti, paesaggi, sapori ed aromi, per tracciare nuove strade.