Nel corso degli ultimi due decenni, l’Unione Europea ha assistito a un drammatico aumento delle vittime causate da disastri naturali. Secondo i dati raccolti da Our World in Data, la media annuale delle morti è passata dalle 903 nel periodo 2010-2019 alle 12.299 registrate a partire dal 2020,segnando un incremento del +1200%. Una crescita decisamente preoccupante e attribuibile, principalmente, all’intensificazione e alla frequenza crescente degli eventi climatici estremi, come ondate di calore, alluvioni e tempeste. Così, anche il vecchio continente, un tempo considerato meno vulnerabile rispetto ad altre regioni del mondo maggiormente soggette a uragani, terremoti o tornado, sta ora affrontando le conseguenze tangibili del cambiamento climatico. Un ruolo, in negativo, lo hanno anche le infrastrutture e l’organizzazione urbanistica delle città europee, spesso non progettate per resistere a tali eventi, e inoltre la densità abitativa in alcune aree amplifica, purtroppo, l’impatto di queste catastrofi naturali. Ecco perché, in ambito urbano, le strategie adattive di fronte a questa nuova realtà climatica devono includere, secondo gli esperti, una pianificazione urbana resiliente ma anche una gestione sostenibile delle risorse naturali e delle aree verdi e agricole ancora inviolate, una sempre più marcata attività di educazione e informazione nei confronti della cittadinanza, oltre a una collaborazione crescente tra settore pubblico, comunità locali, settore privato e cittadini.
A sostenere la bontà e l’importanza di questa cooperazione è anche Massimiliano Palma, CEO di Regola, azienda italiana leader nella tecnologia per le sale operative per la pubblica sicurezza in situazioni di emergenza-urgenza. “I numeri riportati sono decisamente preoccupanti ma, in base alla nostra esperienza diretta, purtroppo non sorprendenti – spiega Palma – Questo evidenzia la necessità di un cambiamento nel nostro approccio alla gestione delle emergenze. Non possiamo più considerare eventi come alluvioni, ondate di calore o tempeste come situazioni eccezionali, alle quali reagire nel momento in cui, sfortunatamente, si presentano; questi sono diventati ormai parte della nostra quotidianità. In questo contesto non è più possibile basare la capacità di intervento e resilienza sui vecchi modelli ma è fondamentale che le autorità e le organizzazioni adottino strategie di adattamento proattive e cooperative. Questo include, naturalmente, una pianificazione urbana resiliente, una protezione delle infrastrutture critiche e un’educazione della popolazione sui comportamenti da adottare in caso di emergenza, come anche l’impiego di soluzione tecnologicheche consentano di organizzare le operazioni di soccorso e protezione civile in maniera rapida ed efficiente, oltre che in grado di allertare più capillarmente possibile i cittadini. Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante possiamo sperare di ridurre l’impatto di questi eventi. Servono, naturalmente, degli investimenti. Ma data l’estensione dei danni visti negli ultimi anni, vale la pena rispolverare il detto prevenire è meglio che curare”.
Ma l’aumento registrato potrebbe essere solo l’inizio di una fase caratterizzata da un crescendo di questi fenomeni. Secondo un recente studio condotto dal CICERO – Center for International Climate Research, se le emissioni di gas serra continueranno ai ritmi attuali, circa il 70% della popolazione mondiale sarà esposta a cambiamenti climatici estremi entro il 2044. Questo scenario, certamente pessimistico, prevede un aumento ancora più significativo di eventi come ondate di calore, precipitazioni intense e siccità prolungate. E, se le regioni tropicali e subtropicali saranno le più colpite, anche l’Europa non sarà esente. La combinazione di eventi estremi multipli rappresenta una minaccia crescente, anche in termini di sicurezza alimentare. Un contributo alla gestione dell’insorgenza di fenomeni estremi in numero sempre più elevato può arrivare dalla tecnologia e, in particolare, dalle eccellenze di cui l’Italia dispone in questo campo peculiare. I sistemi di allerta precoce, ad esempio, possono fornire informazioni tempestive che permettono di salvare vite umane. Questi sistemi utilizzano dati meteorologici, satellitari e modelli predittivi per avvisare le popolazioni a rischio. In aggiunta a questo, l’uso di applicazioni mobili e droni per il monitoraggio del territorio, oltre a piattaforme di comunicazione digitale, facilitano la diffusione rapida delle informazioni e il coordinamento di chi viene coinvolto in attività di soccorso.
“In un contesto in cui la rapidità di risposta può fare la differenza tra la vita e la morte, non solo fisica, purtroppo, ma anche economica e civile di intere aree – prosegue Massimiliano Palma, CEO di Regola – I nostri software made in Italy sono progettati per garantire comunicazioni tempestive ed efficaci. Il nowtice Mass Alerting System, che consente di inviare notifiche di massa attraverso diversi canali, tra i quali l’App IO, che è oramai installata su un numero molto significativo di smartphone dei cittadini italiani. Questo assicura che le informazioni critiche raggiungano rapidamente le persone interessate. Possiamo dire che l’Italia, in questo campo, ha veramente molto da insegnare al resto del mondo”.
