
Questo pomeriggio (lunedì 30 giugno) presso il cantiere della scuola di via Tigor l’assessore alle Politiche del Patrimonio Immobiliare e dello Sport Elisa Lodi, la soprintendente Valentina Minosi e l’archeologo Roberto Micheli hanno presentato in conferenza stampa i nuovi rinvenimenti archeologici emersi dal complesso della Basilica Paleocristiana.
L’assessore Elisa Lodi ha dichiarato: “Il Comune di Trieste sta collaborando con la Soprintendenza e con la ditta vincitrice dell’appalto, Omnia, nel valorizzare i rinvenimenti archeologici, che rappresentano un tassello fondamentale per la storia della città. Il ritrovamento e la sua valorizzazione in futuro da parte della Soprintendenza non inciderà sulle attività scolastiche, con particolare riferimento alla palestra e alle aule. Si sottolinea che i lavori stanno andando avanti, nel rispetto delle prescrizioni”.

In via Madonna del Mare, al di sotto dell’edificio scolastico al numero civico 11 e della antistante via Tigor, è presente un’area archeologica gestita dalla Soprintendenza ABAP-FVG che consente di vedere i resti della basilica paleocristiana scoperta nel 1963 a seguito di lavori di realizzazione di un impianto fognario e di risistemazione della strada.
I lavori di risistemazione del complesso scolastico afferente all’Istituto comprensivo Dante Alighieri e, in particolare, gli interventi di rinforzo antisismico delle fondazioni dell’edificio dell’ex scuola G. Carducci hanno consentito di fare luce e di estendere le nostre conoscenza sulla basilica paleocristiana. Infatti, i lavori di scavo nell’area al di sotto della palestra, a circa 3 metri di profondità, hanno svelato una parte ben conservata dell’edificio di culto tardoantico. È stato individuato il muro perimetrale della navata della basilica che si estende in alzato e che risulta caratterizzato all’esterno da paraste o pilastri inglobati alla parete; il muro ha protetto parte delle pavimentazioni musive dell’aula dall’azione del tempo. In particolare, sono ben conservati i resti del mosaico policromo di seconda fase. Il tappeto musivo presenta una ricca decorazione caratterizzata da una cornice a treccia che si sviluppa lungo il muro e che delimita una serie continua di medaglioni circolari intrecciati tra loro con all’interno figure simboliche caratteristiche della prima cristianità (nodo, croce e delfino). Nell’area indagata non sono state individuate sinora iscrizioni dei donatori. Lo scavo archeologico nell’area esterna al muro perimetrale della basilica ha consentito di individuare, in prossimità del muro del transetto in una zona, probabilmente porticata, delimitata da un basso muro, i resti di un possibile battistero della prima fase della chiesa, che viene presto defunzionalizzato e trasformato in uno spazio aperto esterno all’edificio dove sono state individuate una dozzina di sepolture del V-VI sec. d.C. in larga maggioranza di infanti o bambini.

Alla fine degli scavi archeologici e dei lavori di rinforzo delle fondazioni dell’edificio scolastico, verrà creata una struttura sotterranea al di sotto della palestra e dell’atrio della scuola connessa con lo spazio esistente della Soprintendenza e ciò consentirà di avere un’area archeologica sotterranea visitabile per godere dei resti della basilica paleocristiana di via Madonna del Mare.
La basilica, sede della prima comunità cristiana di Tergeste, sorse in un’area suburbana al di fuori delle mura tardoantiche della città non lontano da un strada che dalla costa si estendeva verso monte dove è indicata la presenza di un’area cimiteriale impiegata a partire dall’epoca romana. L’edificio paleocristiano presenta una croce latina con abside poligonale che attesta due fasi costruttive con pavimentazioni a mosaico sovrapposte: il tappetto musivo più antico, databile alla fine del IV o all’inizio del V sec. d.C., presenta decorazioni geometriche in tessere bianche e nere, mentre quello superiore della seconda fase, ascrivibile all’inizio del VI sec. d.C., è decorato da motivi policromi resi con tessere rosse, gialle e nere e dalle iscrizioni dei donatori che offrirono parte del pavimento musivo. L’edificio di forma cruciforme è organizzato in un’aula rettangolare con due bracci laterali, un presbiterio e un abside rialzati rispetto alla navata.

Tracce di incendio sul mosaico policromo potrebbero indicare una fine forse catastrofica dell’edificio di culto: infatti, tra VI e IX sec. d.C. non si hanno più notizie della basilica paleocristiana e ciò sembra indicare un lungo periodo di abbandono dell’area dopo la distruzione. La via Madonna del Mare viene nominata per la prima volta nel 1150. Sopra ai resti della basilica paleocristiana sorse successivamente una chiesa bassomedievale intitolata nel 1298 a Santa Maria del Mare che fu distrutta dai veneziani nel 1368 e subito riedificata nel 1387; la chiesa fu nuovamente distrutta da un incendio nel 1655 e ricostruita nel 1658 per essere soppressa a seguito dell’editto di Giuseppe II d’Austria con la demolizione definitiva nel 1786. Dopo questa data, la chiesa di Santa Maria del Mare scompare dalle cronache triestine.
