Una nuova ricerca del servizio di psicologia online Unobravo rivela che la metà degli italiani (50%) si sente sola nella città in cui vive, evidenziando un crescente senso di disconnessione emotiva all’interno di una cultura urbana sempre più frenetica e individualista. Con l’aumento del lavoro da remoto e il cambiamento delle strutture sociali tradizionali, molti italiani stanno vivendo un senso di solitudine silenzioso, che li fa sentire isolati da legami profondi.

Per analizzare a fondo le cause e la realtà della solitudine urbana, Unobravo ha condotto un sondaggio su oltre 1.500 italiani, ha analizzato i dati ISTAT e ha esaminato le ricerche online legate al tema della solitudine. Il report include anche il commento della Psicologa e Clinica Director di Unobravo, Dr.ssa Fiorenza Perris, che offre un approfondimento sull’impatto psicologico dell’isolamento e propone alcune possibili strategie pratiche per affrontarlo.

La ricerca completa è disponibile qui: https://www.unobravo.com/post/solitudine-urbana

Il 50% degli italiani si sente solo nella propria città, con un picco del 70% tra i 25-34enni

I dati mostrano che la fascia d’età più colpita è quella tra i 25 e i 34 anni: il 70% afferma di sentirsi solo nella propria città. Inoltre, il 6% della popolazione totale afferma di provare solitudine in modo costante.

Questa solitudine diffusa sembra essere alimentata da diversi fattori sociali e strutturali, tra cui un aumento del 14% dei nuclei composti da una sola persona rispetto al 2020, i bassi tassi di matrimonio in Italia e l’invecchiamento progressivo della popolazione – quasi un quarto degli italiani ha più di 65 anni.

Sorprendentemente, le persone in una relazione romantica dichiarano di sentirsi più sole dei single (67% contro 60%), suggerendo che la disconnessione emotiva, più che lo status sentimentale, gioca un ruolo fondamentale nel senso di solitudine.

Anche il lavoro da remoto potrebbe contribuire all’isolamento: nel 2025, il 29% degli italiani lavora da casa almeno part-time, e il 26% di loro riferisce di sentirsi isolato a causa di ciò.

Per quanto riguarda le differenze di genere, il 53% delle donne in Italia dichiara di sentirsi sola, rispetto al 46% degli uomini.

Milano è la città più solitaria d’Italia nel 2025

Unobravo ha combinato dati da sondaggi, comportamenti di ricerca online e percentuali di famiglie unipersonali per individuare le città dove la solitudine è più diffusa.

Milano si posiziona al primo posto tra le città più solitarie, con un punteggio di 6.58 su 10 nell’indice di solitudine. La città registra 154 ricerche legate alla solitudine ogni 100.000 abitanti e il 32% dei residenti vive da solo, indicando una disconnessione sociale diffusa ma spesso invisibile.

Segue Genova, dove il 50% delle famiglie è costituito da una sola persona, la percentuale più alta a livello nazionale, e il 44% dei residenti si sente solo. Roma, al terzo posto, presenta la percentuale più alta di persone che si sentono sole (53%) tra le grandi città, oltre a una significativa quota di residenti che vivono da soli (40%).

Altre città in cui la solitudine sembra particolarmente sentita includono Livorno (50%), Trieste (62%) e Padova (68%), che riporta il tasso più alto di solitudine tra tutte le città analizzate, nonostante solo il 29% delle famiglie sia formato da una sola persona. Questo suggerisce che fattori diversi dalla convivenza, come le infrastrutture sociali o le differenze generazionali, possano influenzare l’esperienza della solitudine.

L’esperta di psicologia condivide alcune possibili strategie pratiche per affrontare la solitudine cittadina

La vita urbana può essere stimolante, veloce e piena di opportunità, ma per alcuni può rivelarsi profondamente isolante. Con sempre più persone che vivono da sole e lavorano da remoto, la solitudine nelle città sta diventando una vera e propria epidemia silenziosa.

La Dr.ssa Fiorenza Perris, Psicologa e ClinicalDirector di Unobravo, spiega:

“La solitudine non è sempre evidente. Spesso si manifesta in silenzio, nella mancanza di conversazioni profonde, di intimità emotiva o anche solo di contatto sociale. Nelle città siamo costantemente circondati da persone, ma questo non garantisce un legame. Conta più la qualità che la quantità.”

La Dr.ssa Fiorenza Perris propone tre possibili strategie per ridurre il senso di disconnessione e rafforzare il senso di appartenenza:

  1. Riconnettiti con la tua rete familiare:“Anche se viviamo lontani da casa, mantenere legami con la rete familiare e amicale può offrire un supporto emotivo fondamentale,” spiega la Dr.ssa Fiorenza Perris “Che si tratti di una videochiamata con un cugino, un messaggio vocale al fratello o una routine condivisa con un nonnoo un amico, questi legami sgnificativicreano continuità e senso di appartenenza, anche a distanza.
  2. Costruisci micro-comunità nella tua quotidianità: Non serve un grande gruppo sociale per sentirsi connessi. “Le micro-comunità si creano attraverso piccole interazioni ripetute, come salutare il vicino, scambiare due parole con il gestore del negozio sotto casa o riconoscere volti familiari durante una passeggiata,” dice la Dr.ssa Fiorenza Perris “Questi rituali semplici generano familiarità emotiva e riducono la sensazione di anonimato, soprattutto nelle grandi città”.
  3. Organizza la tua giornata per includere momenti di socialità: Le routine cittadine spesso favoriscono la vita frenetica e l’isolamento: dal lavoro da remoto agli spostamenti in solitaria,” spiega la Dr.ssa Perris “Creare piccoli cambiamenti, come lavorare in uno spazio di coworking una volta a settimana, camminare invece di guidare o passare 10 minuti in un parco, può essere un modo per introdurre dolcemente più momenti di presenza condivisa nella giornata”.