Reduce dal prestigioso Premio Casacomune che si è aggiudicato un mese fa al Festival Cinembiente di Torino “per la sua capacità di imporsi come contro-narrazione in grado di valicare i confini di etichette deumanizzanti, opera priva di parole eppure così interrogativa”, il film Abito di confinidel regista e artista inglese Opher Thomson approda domani, mercoledì 16 luglio, a Moggio Udinese, dove sarà proiettato alle 21 nel Centro Polifunzionale Romano Treu, con ingresso liberamente aperto al pubblico. Il film sarà presentato nell’ambito della Summer School 2025 di Innovalp, promossa dalla Cooperativa Cramars: attraverso il linguaggio cinematografico, il film si snoda come un lavoro artistico visuale che ha messo a tema le aree montane del Carso, della Val di Susa e del Monginevro. Presenzierà alla proiezione l’autore, Opher Thomson, che ha scelto di vivere nelle montagne friulane per ispirare la sua ricerca artistica.  Quello di Abito di confini è un progetto nato nella stagione 22-23, quando il regista ha iniziato a studiare i movimenti migratori nella frontiera montana tra l’Italia e la Francia per produrre del materiale artistico. L’approccio scelto però è particolare: nessuna videocamera viene utilizzata e nessun migrante viene ripreso; Thomson sceglie di utilizzare unicamente delle fotografie raffiguranti il percorso che questi uomini intraprendono. Abito di confini diventa così una sorta di “video-mostra” che ha per protagonisti scorci di vari paesaggi e città. L’odissea di cui si è testimoni in Abito di confini è prima di tutto l’esperienza del migrante, dell’errante invisibile che esiste solamente in un controcampo ipotetico e ideale. Ciò con cui si apre Abito di confini non è un’immagine, ma una riflessione: come e quando si diventa migranti? Quali elementi condizionano l’utilizzo di questo termine? Chi è, quindi, un migrante? È un estraneo, un emarginato, un fantasma che non esiste, che non appartiene a nessun luogo in cui transita e né, tantomeno, in cui giunge. Opher Thomson interpreta lo spazio pubblico attraverso immagini, suoni e parole, nella speranza di comprendere meglio come questi luoghi esprimano e condizionino le dinamiche sociali nel tempo.

E giovedì 17 luglio la Summer School 2025 si sposterà a Dordolla, borgo simbolo di rinascita e creatività territoriale. Si parlerà di “Produzione come narrazione: carta, arte e territorio”, in un dialogo a più voci sulle relazioni tra manifattura, cultura e paesaggio che coinvolgerà l’editore Florindo Rubbettino, fondatore di “Carta”, il museo d’impresa dedicato al libro e alla tipografia che ripercorre la cinquantennale storia aziendale Rubbettino a Soveria Mannelli. In dialogo con l’economista Roberto Grandinetti e il direttore Informest Graziano Lorenzon, Rubbettino spiegherà come un museo d’impresa dedicato alla carta possa contribuire a sensibilizzare intorno alla questione annosa degli indici di lettura che in Italia continuano a rimanere bassi. Un’idea potenzialmente replicabile nelle Terre alte del Friuli.