“Il mio lavoro tra Carso e Porto, in una città sempre più turistica”
«Lavorare come portalettere a Trieste è molto stimolante. Lo dico da triestino doc: trascorro la gran parte del tempo all’aria aperta, tra collina e mare, servendo un territorio che conosco bene e amo e che continua a sorprendermi. Sempre più frequentemente, infatti, le persone mi fermano per chiedermi informazioni turistiche».
Daniele Biro, classe 1999, da due anni svolge il lavoro di portalettere per Poste Italiane, spaziando dalle aree collinari del promontorio del Carso alla zona portuale di Trieste, passando per il centro cittadino e costeggiando le rive. Quello del portalettere è un mestiere che non conosce mai la noia: ogni giorno è diverso dall’altro, la routine non esiste, ma da qualche tempo a Trieste si è ancora più radicato nel tessuto cittadino: «Sempre più spesso vengo fermato per fornire informazioni turistiche: la direzione per San Giusto o il Castello di Miramare – racconta Biro – il Museo Revoltella o quello Postale della Mitteleuropa, un consiglio un caffè storico o un Buffet. La vocazione turistica di Trieste è antichissima, ma le grandi navi hanno portato in città un significativo flusso di visitatori che, fermandosi per alcune ore o per un giorno, esplorando le attrazioni principali. E se ci si perde? Si chiede aiuto al postino, facile da individuare con la nostra divisa colorata, che sa sempre tutto ed è disponibile. Lo faccio con piacere: svolgere un servizio per la comunità è la nostra mission, ma se posso spendere due parole a favore della mia città non mi tiro indietro».
Daniele Biro ha deciso di lavorare come portalettere 2 anni fa grazie al passaparola: «Una conoscente di famiglia mi avvisò che sul sito di Poste Italiane c’erano delle posizioni aperte. Stavo studiando Chimica all’Università di Trieste, ma da tempo volevo entrare nel mondo del lavoro. Ho spedito il mio curriculum e nel giro di poco mi sono trovato in sella a un motorino. È molto più bello di quello che pensavo: lavorare all’aperto, gestirsi le consegne, il contatto con la gente. Non è sempre tutto rose e fiori, conoscevo il territorio ma Trieste non è mai facile e scontata, nemmeno dal punto di vista viario. La Bora non perdona, ma non è eterna. L’assunzione a tempo indeterminato mi ha consentito di guardare al futuro con una certa serenità: il prossimo passo infatti sarà l’acquisto della mia prima casa. A 26 anni mi sembra un traguardo grandissimo».