Il progetto prende forma nella casa circondariale di via Spalato grazie a un’alleanza tra istituzioni, terzo settore, università e mondo cooperativo e alla donazione della cooperativa Dinsi Une Man. Un progetto che mette al centro dignità, inclusione e responsabilità collettiva, trasformando il carcere in luogo di relazione e apertura verso la comunità. Il prossimo 31 luglio già l’inaugurazione della nuova biblioteca, area formativa e lavoro
Un progetto che va “oltre i muri”, che unisce istituzioni, università, terzo settore e architettura in un gesto concreto di cura, bellezza e responsabilità collettiva. Entro fine anno vedrà la luce nel carcere di Udine di via Spalato una nuova sala polifunzionale, uno spazio destinato ad attività culturali, formative e teatrali, che potrà essere fruita anche dalla collettività esterna. Una trasformazione fisica e simbolica, resa possibile grazie a un percorso condiviso e partecipato, promosso da LegacoopSociali Fvg con il contributo concreto della cooperativa Dinsi Une Man, che ha destinato 20 mila euro all’allestimento della sala e della biblioteca del carcere.


“Un esempio concreto di alleanza tra imprese sociali, istituzioni e mondo della cultura – commenta Bruna Gover, coordinatrice regionale di LegacoopSociali Fvg –. Il carcere è parte della nostra comunità e, come tale, merita attenzione, ascolto e progettualità. Non c’è reale inclusione se non si costruiscono ponti anche verso i luoghi più marginali. Questo progetto, dunque, è la dimostrazione che le cooperative possono essere protagoniste di un cambiamento che è etico prima ancora che strutturale”.
Il progetto, coordinato dall’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, si inserisce in un più ampio processo di rigenerazione che sta investendo la casa circondariale di via Spalato. Negli ultimi anni, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) ha avviato una serie di interventi – dal nuovo reparto per i semiliberi al polo didattico e lavorativo – che puntano a rendere il carcere un luogo più vivibile, aperto al dialogo con la città.


I presupposti e il lavoro preparatorio
Costruita nel 1925, la Casa circondariale di Udine è composta da più corpi edilizi, tra cui l’ex sezione femminile, dismessa dagli anni ’90. Dopo decenni di scarsi interventi manutentivi, dal 2020 il Dap ha avviato una serie di lavori di ristrutturazione mirati al recupero funzionale degli spazi per attività trattamentali, formative e culturali. Il primo progetto ha trasformato l’ex caserma in una nuova residenza per semiliberi, simbolicamente collocata sul fronte strada, fuori dal recinto murario. Il secondo ha riguardato l’ex sezione femminile, oggi in fase di completamento, che ospiterà un polo didattico, lavorativo e una biblioteca, rafforzando il ruolo del carcere come luogo di reinserimento sociale. E proprio quest’ultima, assieme anche alla nuova area formativa e scolastica e lavoro (ex carcere femminile), sarà inaugurata ufficialmente il 31 luglio alla presenza delle autorità.
Nel 2023 l’Università di Udine ha avviato un workshop per ripensare il carcere di via Spalato come risorsa urbana, grazie a una convenzione con il Dap. L’analisi ha rivelato complessivamente oltre 8.000 metri quadri inutilizzati, aprendo la strada a una strategia di interventi progressivi e coordinati. Il progetto propone un carcere “palinsesto”, ricco di spazi collettivi e aperto alla città, superando l’idea della cella come centro della detenzione. Un nuovo modello che intreccia detenzione, cultura e inclusione, trasformando il carcere in presidio civile e luogo di relazioni con il territorio.


La nuova sala polifunzionale
Da questi presupposti, all’interno della casa circondariale di Udine, dopo i lavori già completati o in fase di completamento (sezione semiliberi, le nuove aule scolastiche, spazi lavoro e, da ultimo, la biblioteca e una sala affettività) sta quindi per prendere forma una nuova sala polivalente, concepita come spazio aperto e modulabile, destinato a ospitare attività educative e culturali e con un doppio ingresso, uno per i detenuti e uno per il pubblico esterno. L’intervento, frutto di un progetto condiviso tra istituzioni, cooperative e progettisti, prevede anche un teatro-auditorium di 200 metri quadri e con 98 posti a sedere, due aule studio e una hall accessibile anche dall’esterno, con ampie vetrate che connettono interno ed esterno, restituendo respiro e luminosità a un luogo finora angusto.
“Qualche anno fa, come garante dei diritti delle persone private della libertà – racconta l’ex garante dei detenuti di Udine, Franco Corleone, in collegamento –, scoprii che la sezione ex femminile era chiusa e abbandonata da venti anni. Considerando la scarsità degli spazi per le associazioni del volontariato e del terzo settore per attività culturali e sociali, mi pareva un delitto. Convinsi il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a finanziare una significativa ristrutturazione. La sensibilità di LegacoopSociali FVG e della cooperativa sociale Dinsi Une Man accende una luce di speranza per realizzare un modello alternativo facilitato dalle idee dell’architettura e della bellezza. I muri nuovi dovranno favorire la costruzione di relazioni umane e non violente. Via Spalato può uscire dal cono d’ombra. Si può fare tutto questo in un carcere dove le presenze sono il doppio di quelle previste violando tutte le leggi? È una scommessa, quella per cui, attraverso questo cambiamento dei muri, si riesca a realizzare anche un cambiamento nelle relazioni umane interne e nella dimensione legata alla città del carcere stesso”.


La nuova struttura sarà utilizzabile sia dai detenuti che dalla collettività cittadina, segnando un passo importante nel superare l’isolamento del carcere. Pensata con attenzione a bellezza e armonia, sarà anche occasione di coinvolgimento diretto dei detenuti nella realizzazione, promuovendo senso di appartenenza, cura e responsabilità.
“Il carcere – spiega Andrea Sandra, garante per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Udine – è uno spazio della città e come tale deve essere pensato, progettato, vissuto. La nuova sala polifunzionale sarà uno dei luoghi in cui, concretamente, carcere e società potranno incontrarsi, dialogare, riconoscersi. Questo, come detto – prosegue – è un progetto che si inserisce in un percorso di ristrutturazione molto più ampio iniziato tempo fa. Ma un altro aspetto importante è l’aver intrapreso una proficua interlocuzione con molte altre realtà del territorio che ci consentono di svolgere questo tipo di percorso colto molto positivamente anche dalla stessa direzione penitenziaria”.
Progettata dallo studio di architettura Barreca & La Varra di Milano, la sala sarà uno spazio modulare, dotato di aule, teatro e una grande area esterna. Un luogo capace di accogliere eventi collettivi, laboratori, attività educative, ma anche momenti di ascolto e confronto. “Abbiamo immaginato uno spazio aperto, trasformabile, capace di generare relazioni – fa sapere Giovanni La Varra, che da anni si occupa di edilizia carceraria –. Una struttura che rompe l’isolamento e propone un nuovo modello di carcere: un presidio urbano e civile, un motore di scambi tra persone, saperi, diritti”.
Dal sovraffollamento all’importanza di “non girarsi dall’altra parte”
La maggior parte delle persone che entrano in un istituto di pena provengono da situazioni di marginalità sociale ed economica, disagi psichici e dipendenze caratterizzano gran parte della popolazione detenuta, anche nel carcere di Udine. E i numeri continuano a crescere: ad oggi in via Spalato sono presenti 183 detenuti per una capienza regolare di 95, il doppio della capienza regolamentare.
Di fronte a questa emergenza si può restare nei confini dell’indifferenza e del pregiudizio, o, come imprese, contribuire fattivamente per promuovere un cambiamento. La cooperativa sociale Dinsi Une Man, insieme a LegacoopSociali Fvg, ha deciso di “non girarsi dall’altra parte”, come diceva il compianto don Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci di Zugliano, e di esercitare appieno la propria funzione pubblica condividendo il progetto “Oltre i muri”. “Crediamo che la responsabilità sociale di un’impresa si misuri anche nella capacità di prendere posizione – dichiara Davide Sartori, presidente della cooperativa Dinsi Une Man –. Il nostro contributo, per la sala polivalente e, in piccola parte anche per la biblioteca, nasce dalla consapevolezza che il carcere non deve essere un mondo separato, ma parte della comunità, con la dignità dei suoi abitanti e il valore del loro percorso di reinserimento”.
La donazione di Dinsi Une Man, come detto, è stata affidata all’associazione La Società della Ragione, da anni attiva a livello nazionale sui temi del carcere, della giustizia e dei diritti. “In un Paese dove la risposta ai problemi del sistema penitenziario sembra ancora essere la costruzione di nuove carceri, questo progetto dimostra che un altro modello è possibile – afferma Massimo Brianese –. Restituire centralità alla persona detenuta, ai suoi bisogni, alla sua umanità è un atto di civiltà”.
Il progetto “Oltre i muri” è solo una tappa, ma rappresenta già un esempio virtuoso di come si possa costruire un ponte tra carcere e città, tra responsabilità e solidarietà, tra istituzioni e comunità.