Coordinate da Massimo Imazio, professore del Dipartimento di Medicina dell’Ateneo friulano e direttore del Dipartimento Cardiotoracico e della Soc Cardiologia dell’Asufc

L’Università di Udine ha guidato la realizzazione delle nuove Linee guida europee nella gestione delle malattie infiammatorie del cuore, in particolare le miocarditi e le pericarditi, le più diffuse e con potenziali esiti gravi. Le raccomandazioni sono state messe a punto da un gruppo di lavoro internazionale della Società europea di cardiologia (Esc) coordinato dal professor Massimo Imazio dell’Ateneo friulano. Le linee guida definiscono gli standard clinici con un impatto diretto su diagnosi, cura e assistenza ai pazienti, con l’obiettivo di una medicina più precisa, efficace e personalizzata. Imazio è docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare del Dipartimento di Medicina dell’Ateneo friulano e direttore del Dipartimento Cardiotoracico e della Struttura organizzativa complessa (Soc) Cardiologia dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc). Le “Linee guida Esc 2025” sono state presentate al Congresso europeo di cardiologia tenutosi a Madrid.

«Partecipare alla definizione dei nuovi standard – sottolinea Massimo Imazio, riconosciuto a livello internazionale per la sua esperienza scientifica e clinica sulle miocarditi e pericarditi – significa mettere la ricerca e le competenze sviluppate all’Università di Udine al servizio dei pazienti di tutto il mondo. È un risultato che premia l’impegno scientifico e la collaborazione tra università e sistema sanitario.

L’importanza delle nuove Linee guida

Le Linee guida Esc 2025 per la prima volta integrano aspetti genetici, immunologici, diagnostica avanzata e innovazioni terapeutiche. Cioè sono fondate su solide evidenze, dati clinici e ricerca avanzata. A differenza delle precedenti, questa edizione fa largo uso di imaging multimodale, ridimensiona l’uso routinario della biopsia, introduce percorsi clinici basati sui sintomi (“red flags”) e terapie innovative.

«Questa robustezza metodologica e scientifica – spiega il professor Imazio – assicura affidabilità e facilità di implementazione nella pratica clinica quotidiana, con chiari benefici per pazienti e sistema sanitario.

«Queste Linee guida – sottolinea Massimo Imazio – rappresentano un punto di svolta nella gestione clinica delle patologie infiammatorie cardiache. Offrono, infatti, ai cardiologi di tutta Europa, e non solo, raccomandazioni aggiornate e condivise, che avranno un impatto decisivo sulla diagnosi, sulla cura e sull’assistenza».

Per il direttore del Dipartimento di Medicina dell’Università di Udine, Leonardo Alberto Sechi, «con le “Linee guida Esc 2025”, evidenza abbiamo messo a disposizione della comunità cardiologica italiana e del nostro Friuli‑Venezia Giulia uno strumento concreto e aggiornato. Le evidenze scientifiche che lo sostengono, unite all’esperienza clinica, permetteranno di migliorare significativamente la prevenzione, la diagnosi e la cura di miocarditi e pericarditi. Il nostro obiettivo è ridurre l’impatto sanitario e sociale di queste infiammazioni cardiache, offrendo cure più precise, rapide e personalizzate per tutti i pazienti».

Epidemiologia e cure

In Italia, stima applicabile anche in Friuli Venezia Giulia, le patologie infiammatorie del cuore hanno un’incidenza annua di circa 11,3 casi su 100mila abitanti annui. Queste patologie si curano principalmente con farmaci anti-infiammatori non steroidei (Fans) e colchicina, steroidi e nelle forme specifiche o complicate possono richiedere immunosoppressori, supporti meccanici come l’ossigenazione extracorporea a membrana (Ecmo), farmaci biologici come bloccanti IL-1.

Le caratteristiche

La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco (miocardio). Può essere provocata da virus (Coxsackievirus, citomegalovirus, parvovirus B19, ecc.), batteri, malattie autoimmuni, farmaci o tossine. Può provocare necrosi dei miociti, insufficienza cardiaca, aritmie o perfino morte improvvisa, soprattutto nelle forme diffusive o nei giovani atleti. La miocardite fulminante è rara, ma ha esiti letali: fino al 20% delle morti improvvise nei giovani e negli atleti sono attribuibili a essa.

La pericardite è un’infiammazione del pericardio, la membrana che avvolge il cuore. È spesso idiopatica o virale, può derivare da patologie sistemiche o traumi. Il sintomo tipico è dolore toracico pleuritico, spesso alleviato dalla posizione seduta in avanti. In casi gravi può provocare versamento pericardico e tamponamento. La mortalità ospedaliera per pericardite acuta, se isolata e non complicata, è bassa (circa l’1,1%). Il rischio aumenta in presenza di gravi co-infezioni (ad esempio polmoniti e sepsi). In generale, le forme meno severe tendono a guarire completamente, ma possono lasciare esiti cronici o ricorrenti se non trattate opportunamente.

Avendo spesso agenti eziologici comuni e contiguità anatomica che può dare coinvolgimento secondario di una struttura quando l’altra è coinvolta, le nuove linee guida introducono l’acronimo Imps (Inflammatory myopericardial syndrome) per sottolineare l’importanza del riconoscimento dell’intero spettro di malattia. Come avviene per le sindromi coronariche acute (Sca) e la necessità di una visione congiunta delle due malattie per poterle trattare più efficacemente.

«Questo – spiega il professor Imazio – richiederà in futuro un aggiornamento della formazione universitaria e di specialità favorendo l’acquisizione di una competenza trasversale congiunta nel trattamento di tutte le sindromi infiammatorie miopericardiche».