Forse “Trieste 1954” è stata la migliore scelta per aprire la stagione de “Il Rossetti” 2025 – 2026. Come l’altro anno “Il Rossetti” è stato una “bandiera bianco rosso verde” di festa per il ricordo del ritorno di Trieste all’Italia e con l’Inno di Mameli, il lancio in platea di bandierine italiane ha reso allo spettatore quel senso di gioia e condivisione della storia stessa di quell’indimenticabile giorno e ha fatto spuntare qualche lacrima.

L’eco dello spettacolo dell’altro anno fu tale che molti triestini non riuscirono ad assistere all’unico spettacolo e chiesero fin da subito a “Il Rossetti” se si potesse replicare, cosa che il “Rossetti” ha subito recepito.

Cristicchi, molto legato a Trieste, ha dato nuovamente prova della sua bravura e della sua sensibilità con un monologo iniziale struggente e molto ben indovinato su cosa, “chi è” Trieste; una descrizione calzante, come i guanti che lui dice di portare quando parla della nostra città, sia per rispetto ma anche paura di scottarsi, ed ha ragione.

Quindi oltre all’usuale omaggio della “Prima” con una rosa bianca alle signore nel foyer “Vittorio Gassman” del Teatro e i flute di spumante italiano, si è rivissuta quell’atmosfera di partecipazione collettiva nel ricordo di quella giornata storica per Trieste, accesa anche dall’esposizione nel foyer di una gigantografia del primo carabiniere sulla sua motociclista Guzzi 500 Superalce, Giuseppe Sperafico che viene abbracciato dalla gente festante.

Abbiamo ritrovato un Cristicchi sempre emozionato, come il 26 ottobre dell’altro anno, nella rievocazione attraverso le sue parole della riunificazione di Trieste all’Italia nel suo settantesimo anniversario.

L’Inno di Mameli poi ha riscaldato il pubblico che questa volta lo ha intonato più forte dell’altro anno, in attesa che lo spettacolo iniziasse.

In parte vi è stata una riscrittura dello stesso Cristicchi, con l’aiuto di Simona Orlando, che ci è sembrata ancora più consona e toccante della precedente, perfetta nel ricordo di quel giorno, che ha richiamato comunque alla memoria gli anni bui che Trieste ha vissuto dal 1943 fino al giorno della liberazione di settant’anni fa.

Anche questa volta non vogliamo scrivere molto su questo evento teatrale, perché sarebbe inutile farlo, dato che la felicità dei nostri padri, delle nostre famiglie, di chi era presente quel giorno di tanto tempo fa è ancora vivida in noi attraverso i loro racconti. Molti i turisti presenti a Trieste anche in occasione della internazionale regata velica “ La Barcolana” – Infatti nel foyer “Vittorio Gassman” del “Il Rossetti” è stata posta una visione della “barca” di Bob Wilson con rimando alla prossima “Barcolana” che oltre ad essere impressa su tazzine della Illy Caffè,ci ha ricordato il suo splendido spettacolo su Pessoa dell’altro anno a “Il Rossetti” -. hanno assistito o assisteranno a questo particolare spettacolo dedicato alla nostra città, poco conosciuto fuori dal nostro territorio.

Magari anche nei prossimi spettacoli in replica non resteranno certamente delusi, e conosceranno meglio chi siano le “mule e i muli” triestini, la loro caparbietà e l’amore per l’Italia.

Possiamo dire solo che questo evento – non chiamiamolo soltanto spettacolo – è una vera e propria celebrazione di una grandissima festa che vi fu a Trieste tra la notte tra il 23 e 24 ottobre 1954, sfociata poi in un delirio di felicità, bandiere, urla di gioia, commozione, lacrime al vedere i primi bersaglieri ritornare finalmente in Piazza dell’Unità d’Italia: deve essere stato qualcosa di indelebile per chi aveva vissuto tante sofferenze ed ora si ritrovava finalmente libero.

Cristicchi si è immedesimato in questo, e perciò in un racconto “di famiglia” che era un sentimento di tutta la città, sentito, commosso, vero: la sua recitazione, che tale non appariva, ma sembrava un suo ricordo personale, facendo “spiegare” in gran parte dal protagonista da lui interpretato nella parte centrale dello spettacolo l’ “archivista Persichetti”, personaggio nato nell’applauditissimo spettacolo “Magazzino 18”, basato sulla storia dell’esodo istriano dalmato. Splendidi e magnifici i testi, alternati alle musiche suonate dall’orchestra e il coro – diretti dal Maestro Valter Sivilotti – della “Fondazione Lirica del Teatro Verdi di Trieste”, con la voce di Franca Drioli che ha cantato diverse canzoni triestine e i spezzoni di video, immagini appositamente scelte con la collaborazione di Rai Friuli Venezia Giulia per i filmati storici con la collaborazione di Giulio Landini e della Lega Nazionale, presieduta dall’Avvocato Paolo Sardos Albertini.

La regia di Valerio è stata essenziale, incisiva su una recitazione di tutto rispetto e coinvolgente di Cristicchi, che ha offerto ai triestini il merito da lui celato ma comprensibile, che come alla Bora che soffia imperterrita le “refolade” e Trieste e la sua gente le resiste senza batter ciglio, anche, alle “refolade storiche” ha resistito con orgoglio, tanto che vanta la Medaglia d’Oro al Valor Militare: un vento storico di accadimenti che avrebbe svuotato forse dei suoi abitanti altre città, ma non Trieste che ha superato con orgoglio la presenza di “Sette Bandiere” come l’ omologo titolo del libro di Paolo Spirito, sempre indirizzata verso l’Italia che, come la Bora soffia sempre da Nord-Est.

E’ difficile recensire qualcosa che è talmente rievocativo per noi, intimo, legato al nostro imprinting culturale, offertoci dalla nostra famiglia, e come possiamo noi stabilire se questo racconto di Cristicchi, sia stato curato, bello e meraviglioso? Per noi lo è stato ancora una volta.

Possiamo solo dire che abbiamo assistito stretti con lui, assieme a tutto il pubblico, ad un altro momento di gioia, ancora una volta, molto diverso da quello del 1954, ma vissuto come se lo fosse, quindi non possiamo parlare di rievocazione, ma di un melanconico ma felice salto nel tempo, dove ritroviamo tutti i nostri cari, gioiosi e in Piazza dell’Unità d’Italia a festeggiare quel giorno.

Cristicchi alla fine dello spettacolo ha donato al pubblico tre sue canzoni, comunque legate alla storia triestina: “Magazzino 18”, Ti Regalerò una Rosa” legato in qualche modo alla storia di Franco Basaglia e “Quando Sarai Piccola” scritta sull’amore filiale per una madre malata di Alzheimer, malattia che a Trieste, purtroppo è fin troppo nota visto l’alto numero di anziani.

Poi non dite che non siete riusciti a vederlo, questa volta le repliche accontenteranno il pubblico: in scena fino a domenica 12 ottobre; giovedì 9, venerdì 10 ottobre alle ore 20.30, sabato 11 ottobre alle ore 19.30 e domenica 12 ottobre alle ore 16.

“TRIESTE 1954”

Spettacolo di e con Simone Cristicchi

Scritto con Simona Orlando –

Regia Paolo Valerio

Musiche del Maestro Valter Sivilotti

Orchestra del Teatro Verdi di Trieste diretta dal Maestro Valter Sivilotti autore delle musiche.

Il Coro del Friuli Venezia Giulia

Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

Due parole col Presidente Francesco Granbassi

“Eccoci di nuovo qui, ad un’altra Prima di cartellone”, le emozioni, credo siano sempre differenti da stagione a stagione”.

“Certamente e sono felice di aver Cristicchi e questo spettacolo in premier “Trieste 1954”, molte persone ce lo hanno richiesto e Cristicchi, sotto la regia del nostro Direttore Artistico Paolo Valerio, ha ridato prova di essere ormai un “triestino”, si sente che ama Trieste come pochi personaggi della musica e del teatro che ho conosciuto”.

“Si ricomincia come sempre col piede giusto allora!”

Certamente e visti l’afflusso di abbonamenti, il nostro impegno si raddoppia per far meglio ogni anno e offrire la più ampia scelta possibile di cultura teatrale, musicale e di eventi spettacolari, tanto che posso dirti che ci ha portato ad aggiungere altri 4 spettacoli e siamo arrivati a 100, e con una così vasta scelta e la nostra politica nel contenere i prezzi dei biglietti siamo sicuri di fare un servizio culturale migliore affinché il teatro sia fruibile al più ampio numero di persone”

Suona la terza campanella, un saluto e scappiamo a gustarci “Trieste 1954”