Giovedì 16 ottobre alle ore 20.30, il Teatro Orazio Bobbio ospiterà il debutto di “Baruffe”, la nuova produzione della Contrada nell’ambito della sua nuova stagione 2025/2026. Scritto da Lino Marrazzo e Eva Maver, con la regia dello stesso Marrazzo, lo spettacolo è una rilettura contemporanea e audace del capolavoro goldoniano, “Le baruffe chiozzotte”, qui ambientata nella Trieste degli anni ’30.

L’azione si sposta in questa nuova versione dall’ambiente lagunare di Chioggia al ventre vivo della Città Vecchia di Trieste. L’obiettivo è cogliere l’anima popolare, ruvida e sincera, della città di confine, arricchendo la trama originale con un contesto storico preciso e suggestivo. Le vivaci discussioni tra i personaggi, che nell’originale sono semplici battibecchi d’amore, in questa versione diventano anche il riflesso di un’umanità in bilico tra nostalgia e speranza, a ridosso di eventi drammatici come le leggi razziali e la demolizione del centro storico.

In scena una piazzetta triestina dove, su sedie di paglia, si consumano le vite e le “baruffe” quotidiane di un gruppo di donne e uomini, accomunati da un senso di comunità e di vitalità. Il ritmo comico di Goldoni rimane intatto, ma la parola si adatta al respiro triestino, più ruvido e ironico, fondendo lingue e dialetti in una miscela unica. Le musiche, a cura di Enza De Rose, contribuiscono a trasformare il testo in un vero e proprio “teatro-musicale”, alternando canzoni recitate a brani che ne accompagnano l’azione partendo dalla versione reinterpretata di “Adio Citavecia” di Angelo Cecchelin con incursioni musicali rivisitate dei brani di “Cabaret” come “Wilkommen” di John Kander e Fred Ebb.

Il cast è composto tutto dai beniamini di casa, la compagnia della Contrada: Ariella Reggio, Marzia Postogna, Maurizio Repetto, Maurizio Zacchigna, Elena Husu, Enza De Rose, Giacomo Segulia e Omar Giorgio Makhloufi. Le scene e i costumi sono firmati da Andrea Stanisci, mentre il disegno luci è di Bruno Guastini.

«Baruffe chiozzotte” – spiega il regista Lino Marrazzo – è l’ultima commedia scritta, da Carlo Goldoni, prima della sua interruzione veneziana e frutto anche di un’esperienza avuta durante un suo soggiorno a Chioggia. Nella cittadina di mare rimase colpito dalle baruffe che si generavano nelle piazzette e tra i vicoli. Baruffe quasi sempre scaturite per motivi semplici, battibecchi che si rincorrevano tra le viuzze strette del centro e che mai, veramente, sfociavano in tragedia. Anzi spesso il lieto finale, con un fidanzamento, un matrimonio, una nuova stretta di mano, insieme ad un brindisi corale ne era l’epilogo. Una trama riproducibile in tutte le città di mare e non solo. Un ambientazione quasi universale che ha portato la commedia ad essere rappresentata, con successo, oltre i confini nazionali. Ambientarle a Trieste significa spostare il battito del cuore popolare chioggiotto, così come l’aveva visto Goldoni, nel ventre vivo della Città Vecchia, dove le pietre consumate dalla salsedine conservano ancora oggi il rumore dei passi e delle voci di chi vive di confine, commercio e mare. Un dedalo di viuzze strette, di osterie affollate e cortili dove le lingue si mescolano e l’italiano convive e si fonde dando vita al dialetto triestino, il quale  porta con sé secoli di storia ma anche di vita, di amori, liti che tanto rassomigliano alla cittadina veneta. E qui, le “baruffe”, trovano una nuova vitalità — non più soltanto litigi d’amore e di gelosia, ma anche il riflesso di un’umanità sospesa tra nostalgia e desiderio di futuro.»

La regia sceglie un realismo ambientato negli anni trenta, nel periodo fascista e in prossimità di due eventi eccezionali: l’abbattimento del ventre storico della città vecchia per far posto a nuove costruzioni in stile fascista e l’avvento delle leggi razziali. Le barche non sono più i bragozzi di Chioggia, ma i pescherecci del mandracchio; l’odore non è quello della laguna, ma del mare aperto che lambisce le banchine del Porto Vecchio. La piazzetta resta sempre la stessa e la vita che la anima inalterata, composta da gente semplice e dal cuore sincero. Il ritmo comico di Goldoni resta intatto, ma la parola si adatta al respiro triestino: più ruvido, più ironico. I personaggi, pur conservando la loro energia popolare, portano con sé il senso di frontiera che definisce Trieste: una città dove ogni incontro è anche una traduzione, ogni lite è anche un atto d’amore. Importante, come nell’originale, e vero Deus ex machina, rimane la figura del Cogitore, qui ricoperta dal più nostrano Provveditore del Podestà. Il testo degli autori Lino Marrazzo e Eva Maver si sviluppa su più livelli dove il comico-brillante lascia spazio ad altri drammi: gli emarginati, il popolo sottomesso, i diritti cancellati. 

In questo intreccio di dialetti, culture e salsedine “Baruffe” non è solo uno spettacolo, ma un canto corale alla vitalità del popolo di mare, che, nonostante le difficoltà, continua a lottare, a ridere e ad amare con ostinazione. Repliche fino al 26 ottobre (escluso lunedì 20, martedì 21 e mercoledì 22 ottobre).  I giovedì e venerdì va in scena alle 20.30, sabato alle 18.00 e domenica alle 16.30. 

La Contrada si avvale del sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Comune di Trieste, della Fondazione CRTrieste e nella realizzazione delle sue attività può contare sulla collaborazione, tra le altre, di istituzioni importanti come l’Ente Regionale Teatrale, la Coop Alleanza 3.0, l’Università degli studi di Trieste.

Informazioni: 040.948471; [email protected]www.contrada.it.

BARUFFE

Giovedì 16 ottobre 2025

ore 20.30

Teatro Orazio Bobbio

Via del Ghirlandaio, 12 – Trieste

 di Lino Marrazzo e Eva Maver

liberamente tratto dalle Baruffe Chiozzotte di Carlo Goldoni

regia di Lino Marrazzo

con Ariella Reggio, Marzia Postogna, Maurizio Repetto, Maurizio Zacchigna, Elena Husu, Enza De Rose, Giacomo Segulia e Omar Giorgio Makhloufi

scene e costumi di Andrea Stanisci

musiche Enza De Rose

disegno luci di Bruno Guastini

fonica Francesco Orrendo

assistenti alla regia Eva Maver e Enza De Rose

produzione La Contrada – Teatro stabile di Trieste