Il Parco archeologico di Altino – parte dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna – annuncia l’inizio di una nuova campagna di scavi concentrata nell’area che, secondo le indagini predittive, avrebbe ospitato il foro della città di età romana. Questa campagna, che inizierà alla fine di ottobre, è la prima ad insistere su un’area così centrale dell’antico abitato e si aggiunge agli scavi già effettuati in anni recenti nell’Area archeologica del decumano (2022-2024). La ricerca è promossa e condotta direttamente dal Parco archeologico di Altino con un finanziamento dedicato da parte della Direzione Generale Musei, e vede coinvolti, oltre allo staff tecnico del Parco, il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova e alcuni specialisti archeologi liberi professionisti.

“Nei Musei e Parchi archeologici la ricerca non è un’attività accessoria, ma un aspetto fondante della loro missione – afferma il Direttore generale Musei, Massimo Osanna –. Attraverso lo studio e lo scavo archeologico possiamo far progredire la conoscenza del nostro patrimonio e garantire forme più adeguate di tutela, di fruizione e di accessibilità. Quando i risultati vengono tempestivamente comunicati, Musei e Parchi si trasformano in luoghi vivi, in costante aggiornamento e in dialogo continuo con i propri pubblici. Per questo il Ministero della Cultura ha destinato fondi specifici a campagne di scavo in numerosi Parchi archeologici nazionali, promuovendo anche le attività svolte in collaborazione con Università e istituti di ricerca. Un impegno che consolida il ruolo del Sistema museale nazionale come laboratorio di conoscenza e innovazione”

Veduta aerea dell’Area archeologica del Decumano | credits: Samir Sayed Abdellattef e Giacomo Vidoni

“Con questi scavi indagheremo per la prima volta il cuore monumentale di Altino romana”, afferma Marianna Bressan, direttrice dei Musei archeologici nazionali di Venezia e della Laguna e del Parco archeologico di Altino. “Di questa parte di città si conosce solo una sorta di radiografia, restituita attraverso l’interpretazione delle tracce del remote sensing e delle prospezioni geofisiche. Ora abbiamo la possibilità di dare sostanza, attraverso lo scavo stratigrafico, a quanto previsto con le indagini non invasive. L’interesse della ricerca è dunque duplice: da un lato, testare l’efficacia delle previsioni prodotte dagli strumenti tecnologici, dall’altro, naturalmente, conoscere la consistenza delle tracce sepolte e decrittarne la complessità per scrivere un nuovo capitolo della storia di Altino”.

L’inizio degli scavi è previsto per la fine di ottobre e ci si concentrerà in particolare nella zona meridionale del foro. Lo scavo ha infatti l’obiettivo di approfondire i risultati del progetto realizzato tra il 2007 e il 2009 dall’Università di Padova in collaborazione con la Soprintendenza e la Regione del Veneto, che aveva individuato, tramite l’interpretazione di foto aeree e satellitari e prospezioni geofisiche sul terreno, l’assetto urbanistico dell’antica città, mappandone strade, isolati, edifici pubblici. In particolare la ricognizione era riuscita a individuare le tracce del cuore monumentale del centro abitato: il foro, i due teatri e, subito fuori dal perimetro urbano, l’anfiteatro, riconoscibile dalla sua forma tipicamente ellittica.

Parco archeologico di Altino, Dettaglio dei mosaici pavimentali della Domus della Pantera (area archeologica del Decumano), credits Samir Sayed Abdellattef e Giacomo Vidoni

I terreni interessati dagli scavi sono di recente acquisizione demaniale e per la prima volta saranno oggetto di scavo archeologico. Questo aspetto rende la ricerca la più significativa per il sito, nel quale, soprattutto negli ultimi anni, non sono mancati gli scavi, diretti dal Parco o dati in concessione alle Università Ca’ Foscari di Venezia e di Padova.

La durata prevista dello scavo è di due mesi e si attendono risultati interessanti dal punto di vista archeologico. “Le indagini da remoto lavorano su grandi scale e fotografano ampie superfici per restituire un quadro d’insieme orizzontale; – aggiunge Bressan, – lo scavo, per limiti oggettivi di tempi e costi, si concentra in un settore molto ridotto rispetto ai grandi monumenti che ambisce a indagare. Per contro, permetterà di scendere verticalmente e di conoscere le successive fasi di attività antropica nel settore, restituendo così la successione storica degli eventi. Sarà interessante inoltre verificare la consistenza dei resti archeologici sepolti, onde valutarne in futuro la valorizzazione nel contesto di una nuova area archeologica aperta al pubblico”.

Lo scavo si articolerà in tre fasi: un primo momento – affidato al team della prof. Rita Deiana, direttrice del Centro Interdipartimentale di Ricerca per i Beni Culturali dell’Università di Padova – in cui si effettuerà una nuova serie di prospezioni da aria e da terra, per posizionare il saggio di scavo nel punto più strategico; successivamente gli archeologi della ditta Malvestio s.n.c., affiancando la direzione del Parco, si occuperanno della campagna di scavo vera e propria, cui seguirà la restituzione dei risultati accompagnata dai rilievi topografici e dallo studio dei reperti mobili raccolti durante lo scavo.

Parco archeologico di Alino, Mostra esperienziale “Antenati Altinati”, credits Agnese Lena

Come è consuetudine e non appena gli scavi restituiranno risultati significativi, il Parco archeologico di Altino organizzerà un appuntamento di scavi aperti al pubblico: un momento di incontro e divulgazione che riscuote sempre grande interesse e che rientra nel continuo impegno del Parco per valorizzare e rendere accessibile la ricerca archeologica nella sua dimensione più viva e partecipata.