Un’ ottima pièce congegnata alla “Sala Bartoli”da Niccolò Fettarappa, ideatore, scrittore ed interprete dove tra comicità e riflessione si può ragionare anche su se stessi.

“Apocalisse Tascabile” è l’ultimo appuntamento alla “Sala Bartoli”con la trilogia di spettacoli in collaborazione tra “Il Rossetti” e “Festil per Scena Contemporanea”, la rassegna di drammaturgia contemporanea selezionata e composta in sinergia con Tommaso Tuzzoli.

Lo spettacolo è quanto meno geniale ed estroverso nella trama: senza preavviso, Dio appare in un supermercato ai bordi della periferia romana per annunciare la fine del mondo. Solo due giovani lo prendono sul serio: uno, “Piccolo Fetta” ideato, scritto ed interpretato da Niccolò Fettarappa, è un ragazzo disincentivato, assuefatto a rimanere in vita solo nella propria “comfort zone”; l’altro è un Angelo dell’Apocalisse, Lorenzo Guerrieri, più “attivo” nella contestazione ma comunque emotivamente attaccabile.

Uno dei punti più riusciti dell’“Apocalisse Tascabile” è il ritmo. Incalzante e carico di sottintesi che i dialoghi supportano, si intrecciano con battute che si accavallano. L’uso anche di slogan pubblicitari che invadono la platea come una pioggia insistente sulle aspettative della nostra società consumistica e ne sottolineano contemporaneamente la precarietà e l’ambiguità del lavoro. Non sempre il motto di avere “tutto e subito” lascia spazio alla riflessione: incalza l’essere umano a ricercare un forse effimero benessere senza che possa trovare attimi di respiro sul ciò che la società impone. La quale, opprimendolo, lo fa sentire sovrastato da questi “obblighi” del dover ottenere o mirare ad altrettante situazioni mentali e di vita evanescenti.

Grazie a questa “rivelazione” di un Dio che annuncia la fine del ciclo “uomo” sulla terra la stessa è impiegata come lente di ingrandimento da cui osservare non tanto la “fine del mondo” nel senso catastrofico, ma la fine delle illusioni: del lavoro come promessa di stabilità, del futuro sociale che un giovane può ereditare, del senso che si dava un tempo al sogno di una vita “normale”. È un’apocalisse interiore, quotidiana, fatta dalle piccole morti che compongono il tempo di una generazione. Niccolò Fettarappa – del cui spettacolo ne è anche il regista come già menzionato con un ottimo risultato – assieme a Lorenzo Guerrieri formano una coppia di attori ben equilibrata e piacevole sul palco: “Piccolo Fetta” appare come figura stordita, incerta, a volte quasi plastica a ciò che accade attorno a sè e per questo assume i panni di un “profeta riluttante” mentre “L’Angelo dell’Apocalisse” Guerrieri dà corpo ad una rabbia più esplicita, più di opposizione.

Queste difformità caratteriali si combinano alla perfezione per creare il giusto conflitto interiore e allo stesso testo: non è solo il mondo esterno a crollare, ma le aspettative dentro sè stessi mettendo in luce i vari temi dello spettacolo, il consumismo e cultura del “marchio”più ricercato come sostituto di valori più profondi: la “carta fedeltà” e le promozioni diventano simboli della nostra identità “usa e getta”.

Il lavoro precario, che non è altro che la fine della meritocrazia, assume sul palco il ruolo di un’idea tradita, un futuro pieno di sola incertezza e lo studio non assicura più né dignità né un progetto di vita realisticamente fattibile. “Apocalisse Tascabile” può considerarsi una allegoria che non parla di una morte fisica, ma la fine di ogni speranza di compiere realmente una scelta personale ed individuale: dall’impegno all’assumersi responsabilità anche affettive.

L’allestimento scenico non è molto complicato, ma è ben pensato: il supermercato è il luogo simbolo del quotidiano, banale, impersonale. Serve sia da “stadio” che da specchio interiore su cui prevale lo sporco, che rappresenta il disordine morale più che visivo. È un aspetto del disfacimento dell’oggigiorno di una società che non offre al singolo il proprio aiuto ad emanciparsi da stereotipi ormai divenuti solo le uniche certezze. La pièce non è priva di humour, di sarcasmo e di ironia caustica: completa la sua drammaturgia. Non mancano momenti in cui gli attori “invadono” lo spazio, usano la platea, mettono in scena la distanza tra chi parla e chi ascolta, tra chi crede e chi ha smesso di credere. Queste dinamiche aiutano a tenere viva la connessione con il pubblico, a non lasciare che diventino del tutto astratti i temi dello spettacolo.

Il messaggio è forte: può sembrare pesante ma è bilanciato da autoironia e momenti grotteschi. Non è teatro politico semplicemente divulgativo, vi è una volontà “poetica” nel dire queste cose, nel dipingere la realtà come già collassata ma ancora viva nei suoi residui e in ciò che potrebbe cambiare.” Apocalisse Tascabile” è uno spettacolo che ha molto da dire se lo si comprende fino in fondo. Opera prima di Fettarappa che sa mostrare talento, capacità critica, consapevolezza generazionale e teatrale. Non è perfetto, ma la sua incompletezza di impeto, la rabbia, la densità dello spettacolo è anche parte del suo fascino.

Una rappresentazione da non perdere.

In replica alla “Sala Bartoli” Domenica 2 Novembre alle ore 17.00

APOCALISSE TASCABILE”

Progetto ideato e scritto da Niccolò Fettarappa

Con Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri

Collaborazione Artistico-Tecnica Cesare Del Beato

Regia Niccolò Fettarappa, Lorenzo Guerrieri

Produzione Sardegna Teatro