L’arte, quando si fa responsabilità, smette di essere un semplice gesto estetico per trasformarsi in un atto politico e umano. È questo il cuore pulsante di “Oltre il Silenzio 2025”, la mostra collettiva che l’8 novembre, alle ore 12.00, aprirà i battenti negli eleganti spazi del DoubleTree by Hilton di Trieste, sotto la curatela di Le Vie delle Foto e della sua direttrice artistica, la giornalista Linda Simeone.

Fino al 23 novembre, fotografie, dipinti e installazioni provenienti da diversi Paesi comporranno un itinerario di dolore e rinascita, di consapevolezza e speranza. Un viaggio nel quale ogni opera diventa voce, ogni immagine diventa parola, ogni gesto artistico si fa atto civile.

La rassegna, ormai divenuta una delle esperienze più significative del panorama culturale triestino, nasce con un intento preciso: trasformare la creatività in linguaggio etico, in strumento di denuncia e di cura. «L’arte non è solo sguardo, è azione» spiega Linda Simeone. «È un abbraccio che sostiene, una voce che rompe il silenzio, una luce che orienta. Con Oltre il Silenzio vogliamo dimostrare che la creatività, quando incontra la comunità, può davvero cambiare le cose».

Quest’anno, la mostra si arricchisce della collaborazione con la Consulta Femminile di Trieste, presieduta da Debora Desio, che ha scelto di sostenere l’iniziativa per il suo valore etico e simbolico. L’incontro tra la dimensione artistica e quella istituzionale dà vita a una sinergia profonda, che pone al centro il tema della violenza di genere come ferita collettiva da sanare attraverso la conoscenza e la bellezza.

«Le forme artistiche sono sempre un faro che ci aiuta a leggere i sentimenti più profondi della società – afferma Desio – e la fotografia ne è una delle espressioni più vive. Come Consulta lavoriamo da sempre perché il rispetto sia alla base di ogni azione e pensiero, un bisogno essenziale come il bere o il mangiare. Durante Oltre il Silenzio lanceremo l’azione Verso un manifesto positivo, una call to action che invita i cittadini a proporre piccoli gesti concreti per costruire una società più giusta e consapevole».

A rafforzare la portata internazionale dell’evento arriva anche il contributo dell’Unione dei Serbi in Italia, rappresentata dalla sua presidente Lidija Radovanovich, che ha espresso parole di profonda stima e condivisione:
«Come presidente dell’Unione dei Serbi in Italia, sono particolarmente orgogliosa che Bane Čuljković, artista di grande spessore umano e creativo, partecipi a una mostra che affronta con coraggio il tema della violenza sulle donne. È significativo che un uomo come lui scelga di contribuire con la propria arte a un dialogo di consapevolezza e rispetto, valori universali che ci uniscono oltre ogni differenza. Mi fa inoltre particolarmente piacere questa iniziativa, perché conosco sia Debora Desio, presidente della Consulta Femminile, con la quale ho collaborato nella Commissione Pari Opportunità del Comune di Trieste, condividendo l’impegno per una società più giusta e inclusiva, sia Linda Simeone, di cui ammiro le straordinarie doti comunicative e organizzative, unite a una sensibilità autentica capace di trasformare l’arte in un ponte di empatia e responsabilità condivisa».

La storia di Oltre il Silenzio è già parte della memoria culturale della città. Nata nel 2023 dall’incontro tra Linda Simeone e la poetessa Stefania Marcotti, la rassegna si è imposta sin dal principio come un esperimento di arte partecipata, capace di coniugare estetica e impegno. Nel 2024, la seconda edizione, sempre ospitata al DoubleTree by Hilton, ha riunito oltre 130 donne — artiste, pittrici, musiciste, imprenditrici — in una celebrazione corale della forza femminile.

In soli due anni, l’iniziativa ha raccolto quasi cinquemila euro, interamente devoluti al GOAP – Gruppo Operatrici Antiviolenza e Progetto Donne Trieste, a sostegno delle attività di accoglienza e protezione per le vittime di violenza.

Nel 2025, Oltre il Silenzio ritorna rinnovato e più maturo, includendo voci maschili accanto a quelle femminili, in un abbraccio corale che invita a superare la separazione dei generi per parlare finalmente di umanità.

È un appello silenzioso ma potente, un gesto collettivo di civiltà.
Perché a Trieste, in questa mostra, l’arte non osserva soltanto: agisce.