«Proprio come dimostrò Muybridge nel 1878, quando scoprì che nel galoppo c’è un istante in cui nessuna zampa del cavallo tocca il suolo, anche la persona con disabilità, attraverso la forza, la passione e la competizione, può sperimentare momenti di libertà»
È con questo spirito che il Dott. Leonardo Zoccante – neuropsichiatra infantile dell’ULSS 9 Scaligera e ideatore del progetto di Fieracavalli Riding the Blue – ha inaugurato oggi a Fieracavalli il percorso artistico curato da Anna Lisa Ghirardi “Oltre il suolo”: due mostre che esplorano il legame tra corpo, mente e superamento delle barriere. Good Use of My Bad Health di Claudia Amatruda, nella hall di Palazzo Uffici, invita a riscoprire la potenza generativa della fragilità attraverso opere immerse nella materia e nell’acqua, che aprono lo sguardo a uno spazio sospeso dove la difficoltà si fa possibilità. Rise Again. Paralympic Games di Emanuele Broli e Laura Predolini, al Padiglione 4, raccoglie invece gli scatti di anni di Paralimpiadi, immortalando gesti e azioni che raccontano coraggio e rinascita.
Le stesse emozioni che si ritrovano nelle storie e nei progetti sociali che Fieracavalli – in programma a Veronafiere fino a domenica 9 novembre – sostiene e ospita ogni anno all’interno del quartiere fieristico, così da accendere i riflettori su realtà in grado di mostrare il potere del cavallo di unire, sostenere e trasformare profondamente la vita delle persone con cui entra in contatto.
Come nel caso di Beatrice Tambini e Ivan Mattei, protagonisti delle esibizioni di Paradressage in AREA A, che hanno trovato in questo straordinario animale un alleato sportivo, ma soprattutto un compagno di libertà. Se Beatrice – grazie al rapporto con il suo cavallo maremmano – ha sfidato ogni prognostico medico diventando campionessa regionale in questa disciplina nonostante l’artrogriposi, il trentaduenne con emiparesi spastica Ivan ha trovato in sella una nuova direzione, trasformando la fatica in forza e la disciplina in risultati che lo hanno portato fino alle qualifiche internazionali.
Ma il potere curativo del cavallo può manifestarsi anche solo accarezzandolo, guardandolo o standogli accanto – persino in un ambiente come quello fieristico – come racconta Isabella, referente di Sbandieratori e Musici di Borgo San Martino di Saluzzo, associazione tra le poche in Italia a insegnare questa disciplina anche a giovani con disabilità. «Essere a Fieracavalli per noi è importantissimo, qui i ragazzi trovano un luogo in cui sentirsi parte di un gruppo, esprimersi, crescere e lavorare sulla loro concentrazione, coordinazione e fiducia. Il rapporto con i cavalli e con l’ambiente della fiera li aiuta moltissimo: l’animale non giudica, accoglie, ascolta. E vedere tutti loro sfilare davanti al pubblico dimostra che la tradizione può essere inclusiva, aperta e capace di dare valore a tutti.»
Da storie come queste e da molte altre presenti in fiera – a partire dai ragazzi di Ape’n Down fino ad ASI Discipline Integrate e al Paradriving – la manifestazione ha deciso di creare, a partire da questa edizione, un’area in cui grandi e piccoli possano scoprire come l’incredibile connessione che lega uomo e cavallo sia fonte di benessere non solo fisico, ma anche mentale. Healthcare & Leisure, questo il suo nome, propone laboratori e attività che uniscono gioco, apprendimento e inclusione sociale: dal contatto con gli asini di Massimo Montanari e Aria Aperta, ai progetti educativi di HOltre fino al nuovissimo progetto Accademia Fieracavalli-USA.
Il nuovo progetto di Fieracavalli – coordinato da Michele Marconi, psicologo dell’Ospedale Santa Giuliana e da Giuliana Marple, docente all’Università dello Utah – è un percorso formativo esperienziale che guarda al cavallo in modo non tradizionale, così da insegnare a tutti, non solo a chi lavora nel mondo equestre, l’importanza di un approccio naturale al cavallo e lo studio del potere “curativo” di questo straordinario animale.
«Questa Accademia è un’ottima occasione, per chi ama il cavallo e vuole fare della sua passione un lavoro, di acquisire competenze concrete e innovative per imparare non solo a comprendere il cavallo e comunicare con lui nel rispetto etologico, ma anche di scoprire come la relazione con l’animale possa essere d’aiuto per gli altri: partendo dagli atleti, fino a persone con difficoltà di qualsiasi genere», spiega Michele Marconi, co-fondatore del progetto.
Il progetto prenderà avvio in tre centri italiani per poi avere il suo completamente nello Utah dove «abbiamo già oltre settanta cavalli ospitati in un centro di recupero all’avanguardia, che rispetta il cavallo prima di tutto. Sarà un luogo di formazione, ricerca e incontro, con il supporto di professori, neurologi e scienziati impegnati nello studio del potere curativo del cavallo e della relazione uomo–animale.» Conclude Giuliana Marple.