È dedicato alla presentazione del Mandolino Fernando Del Perugia datato 1896 e offerto in dono dal Rotary Cub Trieste l’appuntamento di lunedì 10 novembre 2025, alle ore 17.30, alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini 4), per il cartellone dei «Lunedì dello Schmidl», il ciclo di incontri e approfondimenti a cura di Stefano Bianchi che il Museo Teatrale da vent’anni offre al pubblico dei cultori della musica e del teatro.
A presentare lo strumento sarà uno specialista della materia, ovvero il Maestro Sergio Zigiotti, in dialogo con Paolo Monetti alla viola da gamba.
Il termine mandolino è stato usato per la prima volta nel 1681 in una raccolta di sonate di Tommaso Motta, “Armonia Capricciosa di suonate musicali da camera”.
Attorno alla metà del ‘700 compare, invece, uno strumento, elaborato da alcuni liutai di area romana e napoletana (Gasparo Ferrari, Antonio Vinaccia e altri), successivamente riconosciuto come mandolino napoletano, con caratteristiche diverse dal più antico mandola/mandolino e sostanzialmente rimaste immutate nel mandolino moderno; questo strumento veniva sollecitato attraverso un plettro ottenuto dall’estremità di una piuma d’uccello o dal guscio di tartaruga.
In epoca contemporanea, l’associazione mentale immediata al nome mandolino è collegata con lo strumento a quattro corde doppie, di forma piriforme, suonato con un plettro e denominato mandolino napoletano. Questa tipologia di strumento non è che una, la più famosa certo, ma solo una fra le varie diffuse nel passato in Italia.
Anche i celeberrimi concerti di Vivaldi vengono spesso eseguiti con il napoletano, ma in realtà sono stati scritti per uno strumento sostanzialmente diverso: si tratta di uno strumento di piccole dimensioni che montava cinque o sei cori di corde, doppie o singole, accordate per quarte e una terza al basso, sviluppato soprattutto nel nord dell’Italia e a Roma sin dal XVII secolo. All’epoca veniva chiamato mandola oppure mandolino lombardo o milanese. Appartiene a quest’ultima tipologia il mandolino oggetto della donazione del Roatary Club Trieste, al centro della presentazione di lunedì.
Sergio Zigiotti e Paolo Monetti al piacere di suonare insieme uniscono l’ostinazione per la diffusione della conoscenza e del repertorio di strumenti desueti, come il mandolino e la viola da gamba. Il repertorio proposto proviene, prevalentemente, da musica manoscritta o da stampe d’epoca, conservata nelle biblioteche delle capitali d’Europa, dove questi strumenti hanno raggiunto l’apice del loro successo. Grandi compositori hanno dedicato alcune loro composizioni a questi strumenti (Vivaldi, Bach, Telemann, Beethoven e numerosi altri), ma i migliori esecutori erano, solitamente, anche i migliori compositori di musica originale ad essi dedicata. Non di rado questa musica, seppur adesso poco conosciuta, nasconde composizioni di valore che rappresentano preziose testimonianze delle tendenze musicali del periodo e ci fanno fare un sorprendente salto nel tempo.
L’ingresso alla manifestazione è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.