Chi meglio di chi ha dipinto la libertà può raccontarla?
Dal 13 al 17 novembre, nella prestigiosa Scuola Grande di San Teodoro, saranno le donne detenute della Giudecca a fare da guide alla mostra “Dipingiamo la Libertà a Venezia”, promossa dall’Associazione Venezia Pesce di Pace guidata da Nadia De Lazzari.
Le cinque guide, per cinque giorni, accompagneranno i visitatori tra tele e colori, bozzetti e dipinti spiegando non solo le loro opere ma anche la nascita di un progetto culturale ed educativo che ha unito studenti e recluse, dentro e fuori le mura. Un ribaltamento curioso: chi di solito è “guidata” in ogni gesto quotidiano, per una volta guiderà gli altri.
Il progetto, approvato dal Ministero della Giustizia, è stato reso possibile grazie alla fiducia dei direttori del Carcere Femminile della Giudecca (Venezia) — prima Mariagrazia Bregoli, ora Maurizia Campobasso — che hanno creduto nel percorso rendendolo non solo un’esperienza artistica ma anche profondamente umana.
Nato in occasione dei 300 anni dalla nascita di Giacomo Casanova, veneziano famoso per l’ingegno, l’arte della parola e — non senza ironia — per le sue evasioni, il progetto che ha coinvolto 38 detenute ha preso avvio lo scorso gennaio ed è continuato con la collaborazione della Scuola Grande di San Teodoro, del Liceo Artistico Marco Polo, della Scuola Media Francesco Morosini e con il sostegno della Fondazione Archivio Vittorio Cini, BCC Veneta e Azienda Photo Hnow How.
Una mostra che racconta la libertà con voce femminile e invita il pubblico a lasciarsi guidare da chi, pur conoscendo i confini delle sbarre, ha saputo trasformarli in arte.
E chissà… forse queste guide sapranno sorprendere più di qualsiasi audio-tour: dietro le sbarre, dietro i colori, dietro ogni sorriso, c’è una libertà tutta da scoprire.
Durante la mostra, Venezia risponde rinnova la propria vocazione all’accoglienza e alla solidarietà. Alcuni esercizi storici offriranno i pranzi alle detenute impegnate come guide – Rosticceria Gislon, Osteria Ae Sconte, Pasticcerie Didovich e Milady (Marghera). Un segno concreto che testimonia l’attenzione e la sensibilità del tessuto cittadino verso un percorso di inclusione e rinascita. Venezia, città di ponti e non di muri, si conferma unita nell’arte e nell’umanità e quando l’arte incontro la solidarietà la libertà diventa di tutti.
