«Una storia strettamente legata alla comunità di Pordenone: dove sono stati realizzati progetti che, dagli anni Cinquanta, hanno seguito le trasformazioni economiche, sociologiche e antropologiche di un mondo contadino in transizione verso un tessuto industriale e artigianale». Sono parole dello scrittore e saggista Giuseppe Lupo, un osservatore speciale della città di Pordenone: nella sua veste di vincitore del 6° Premio Letterario Friuli Venezia Giulia Il racconto dei luoghi e del tempo, istituito dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Fondazione Pordenonelegge.it, ha indagato e raccontato un luogo dove la conoscenza, la produttività e l’esperimento si sono confrontati e sono e cresciuti insieme, Pordenone appunto. «Negli anni Ottanta e Novanta – spiega ancora Giuseppe Lupo – la città si trasforma nuovamente, dimostrando una caratteristica originale: il mondo dell’impresa si fa promotore di azioni legate alla cultura. Perché l’impresa realizza profitti, ma il benessere di una comunità dipende anche dal grado di civiltà culturale che riesce a raggiungere». Sarà questo il filo rosso dell’incontro pubblico Laboratorio Pordenone, dedicato proprio alla pubblicazione scritta da Giuseppe Lupo, pubblicata lo scorso settembre per le edizioni Italo Svevo e presentata in anteprima a pordenonelegge: pagine che esplorano la matrice simbiotica di cultura e impresa nella città che già si proietta verso il ruolo prestigioso di Capitale Italiana della Cultura 2027.

Appuntamento quindi mercoledì 3 dicembre, alle 18.30 nella Sala Convegni di Confindustria Alto Adriatico, con l’incontro pubblico che vedrà protagonista Giuseppe Lupo, in dialogo con il direttore artistico di pordenonelegge Gian Mario Villalta e con il presidente di Fondazione Pordenonelegge.it Michelangelo Agrusti, impegnato sul tema anche nel suo ruolo di presidente di Confindustria Alto Adriatico: «a Pordenone – spiega- è inestricabile il legame fra cultura e impresa, un binomio virtuoso che ha dato vita a pordenonelegge e successivamente alla Fondazione che lo promuove, attraverso le istituzioni economiche locali, la Camera di commercio e le associazioni di categoria, fra cui Confindustria. Se dal 2000 un festival culturale è prezioso motore di sviluppo a Pordenone, bisogna ricordare che questa visione arriva da lontano: pordenonelegge, d’altra parte, riprende i colori giallo e nero, che ad ogni edizione colorano il centro storico e che caratterizzavano anche la storica azienda Zanussi, emblema di una città diventata capoluogo di provincia nel 1968, un “laboratorio” dove si sono incontrati, sotto la guida di Lino Zanussi, l’esercizio del fare e l’esercizio del sapere, e dove si è radicata una cultura d’impresa ispirata da obiettivi di sviluppo economico e insieme sociale e culturale». Aggiunge il direttore artistico di pordenonelegge, Gian Mario Villalta, che «Giuseppe Lupo è fra i massimi studiosi della letteratura industriale e ci ha consegnato saggi illuminanti sul tema: la pubblicazione Laboratorio Pordenone lo ha impegnato in prima persona nella narrazione di una esperienza personale di confronto rispetto ai contenuti illustrati. Un viaggio a nord-est per indagare eventi in apparenza dissimili, che invece lasciano indovinare una radice comune, quella appunto che lega la cultura e l’impresa».

Ingresso gratuito, possibilità di prenotazione attraverso il proprio account mypnlegge sul sito www.pordenonelegge.it. Info: 0434.1573100 mail [email protected].

E proprio mercoledì 3 dicembre sarà per tutti fruibile online, sul canale youtube di pordenonelegge, la video produzione Laboratorio Pordenone, un docuvideo realizzato dalla Fondazione Pordenonelegge.it con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. L’occasione per ascoltare dalla viva voce dello scrittore Giuseppe Lupo, dei testimoni e stakeholders del “caso Pordenone”, memorie aneddoti e testimonianze intorno alla città che ha saputo coniugare virtuosamente i valori della cultura e quelli imprenditoriali. È possibile leggere, in una durata che nel tempo si è fatta più complessa, un mutamento più generale di orizzonte, un modo diverso di intendere l’impresa rispetto al mondo dei cosiddetti “metalmezzadri”? Giuseppe Lupo ha esplorato un’area industriale in evoluzione, aggirandosi per Pordenone e dintorni ha imparato e allo stesso tempo ci ha insegnato a leggere la relazione tra eventi solo in apparenza dissimili, come la cultura e l’impresa. Le precedenti edizioni del Premio Letterario Friuli Venezia Giulia Il racconto dei luoghi e del tempo erano state conferite allo storico e saggista Valerio Massimo Manfredi, quindi agli scrittori Melania Mazzucco, Marco Balzano, Mariolina Venezia e Diego Marani.

Giuseppe Lupo è nato in Lucania (Atella 1963) e vive in Lombardia, dove insegna presso l’Università Cattolica di Milano e di Brescia. Tra i suoi romanzi, tutti pubblicati da Marsilio, ricordiamo L’americano di Celenne (2000, Premio Berto, Premio Mondello), L’ultima sposa di Palmira (2011, Premio Selezione Campiello), Viaggiatori di nuvole (2013, Premio Giuseppe Dessì), L’albero di stanze (2015, Premio Alassio-Centolibri, Premio Frontino-Montefeltro), Gli anni del nostro incanto (2017, Premio Viareggio-Rèpaci), Breve storia del mio silenzio (2019), Tabacco Clan (2022) e Storia d’amore e macchine da scrivere (2025). È autore di diversi saggi sulla cultura del Novecento, come La letteratura al tempo di Adriano Olivetti (2016), Le fabbriche che costruirono l’Italia (2020) e La modernità malintesa (2023). Collabora alle pagine culturali del «Sole-24Ore».