Parla di grande successo di pubblico e di rinnovato impegno a sostegno del diritto di informazione il bilancio della 22^ edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta. Tre giorni di intensi, e a tratti commoventi, dibattiti dedicati alle «realtà che non finiscono sulle prime pagine o nei programmi televisivi in prima serata» – come ha dichiarato Marco Damilano, presidente della giuria del Premio. Si è chiusa oggi l’edizione 2025, tra incontri con giornalisti, docenti universitari, magistrati, ricercatori e un programma di spettacoli e mostre che hanno trasformato il Teatro Miela in un’agorà contemporanea. Una piazza dedicata all’informazione accessibile in diretta streaming anche a chi non ha potuto raggiungere Trieste e il Teatro Miela. Con la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, e Premio speciale della Fondazione Francesca Albanese, con i vincitori e finalisti delle sette categorie, sul palco del Teatro Miela si è parlato di violazione dei diritti umani, di sfruttamento, di migrazioni e di povertà sociale e culturale, di affidabilità dei mezzi di comunicazione e di ruolo chiave dell’informazione.
Ancora una volta si è levato forte l’appello affinché si difenda il giornalismo d’inchiesta, si ritorni a «recuperare l’empatia», come ha ribadito Damilano, che ha più volte riflettuto, assieme ai colleghi, sul significato di “verità” nel giornalismo: «La verità è una parola ambigua, pericolosa per chi fa il nostro lavoro. È un terreno di guerra e di battaglia e dobbiamo tornare alla base, a distinguere quello che è reale da quello che non lo è. Quando si parla di giornalismo è essenziale distinguere tra prendere posizione e schierarsi. Prendere posizione è un impegno civile. Essere schierati significa indossare una maglietta. In Italia c’è una grande questione democratica attorno all’informazione, che risente di un duplice problema: il conflitto di interesse degli editori e la politicizzazione dell’informazione pubblica. Nessun partito ha preso in considerazione questo tema».
Tra le testimonianze più commoventi, quella di Malak A Tantesh, giornalista palestinese ventenne, vincitrice con Lorenzo Tondo (The Guardian) della categoria Stampa internazionale. Prima di fuggire da Gaza, grazie a un permesso di studio, ha raccontato i bombardamenti, la vita nei campi profughi e il dramma di Alaa al-Najjar, dottoressa palestinese che ha perso nove dei suoi dieci figli e il marito, vittime di un raid israeliano. «Quando ho cercato di parlare con i familiari, si sono chiusi nel loro dolore. Mi hanno risposto che nessuna parola avrebbe potuto riportare in vita quei bambini. Ma sono convinta che testimoniare quello che sta succedendo sia importantissimo, sia un dovere. Sono la prova vivente di quello che ho visto a Gaza, che senso avrebbe mentire? Continuerò a raccontare le storie, come mi ha esortato mio padre prima che me ne andassi. È l’impegno che ho preso nei confronti di tutte le vittime e delle loro famiglie».
Il Teatro Miela si è rivelato a tratti insufficiente per accogliere il pubblico giunto per assistere agli appuntamenti in programma: le Giornate del Premio Luchetta si confermano un’occasione fondamentale per incontrare professionisti della carta stampata, della televisione, della radio. Parole, immagini e riflessioni sul rapporto tra realtà e fake news, sulla necessità di rivolgersi a fonti di informazione verificate. «Essere fonte attendibile – ha sottolineato Tomas Stargardter, editor in Chief di European pressphoto agency, che ha ritirato il premio della Fotografia per Haitham Imad, impossibilitato a uscire da Gaza – significa avere sempre applicato, senza alcuna eccezione, un codice etico. Questa è verità. Significa costruire un reciproco rapporto di fiducia tra professionista e pubblico».«Siamo davvero contenti di essere riusciti a portare all’attenzione della cittadinanza temi fondamentali per la tenuta della democrazia e la manutenzione dei diritti umani – ha commentato Fabiana Martini, segretaria del Premio-: la partecipazione, considerevole in termini quantitativi ma anche qualitativi con il desiderio di intervenire e di fare domande agli ospiti, ci conforta e ci incoraggia a proseguire nell’offrire occasioni di confronto e di dialogo con chi racconta la complessità del presente. E a farlo creando collaborazioni e sinergie come abbiamo fatto anche quest’anno connettendoci con il festival S/Paesati, Conferenza Basaglia e Triestebookfest».
Per info e aggiornamenti: www.premioluchetta.com – www.fondazioneluchetta.eu