Sono 16 le città capoluogo leader dell’innovazione digitale in Italia: si tratta di Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Modena, Parma, Prato, Rimini, Roma Capitale, Siena, Torino, Trento e Venezia. Ma appena sotto si collocano altri 30 comuni altamente digitalizzati e poi 46 di livello intermedio, in una classifica che vede crescere i punteggi medi dell’innovazione delle città italiane, con uno scatto avanti soprattutto nella digitalizzazione amministrativa per effetto del PNRR, mentre si riducono i divari tra grandi e piccoli centri e tra Nord e Sud.

È quanto emerge da ICity Rank 2025, la ricerca annuale sulla trasformazione digitale dei 108 Comuni Capoluogo realizzata da FPA, società del gruppo Digital360, presentata oggi a FORUM PA Città, l’evento dedicato all’innovazione urbana. La valutazione dei Comuni è articolata in tre indici basati su 34 indicatori, costruiti su circa 200 variabili: l’indice “Amministrazioni digitali” riguarda la digitalizzazione dell’attività amministrativa, tra siti web, fruizione dei servizi online e adozione delle piattaforme nazionali; quello dei “Comuni aperti” il livello di utilizzo dei social media, la diffusione di dati aperti e la disponibilità di app; quello “Città connesse” la trasformazione digitale dei servizi urbani, tra sviluppo di reti di connessione, sistemi di sensori e device collegabili, strumenti di analisi e rappresentazione dei dati.

Nel 2025 si evidenzia una crescita sostenuta nell’indice Amministrazioni digitali per un vero e proprio “effetto PNRR”: in questa dimensione si sono ridotte le distanze territoriali e dimensionali, ben 96 comuni oggi si collocano nelle fasce alte o medio-alte rispetto ai 60 di due anni fa. Il miglioramento è significativo anche nell’indice Città connesse (le città nelle fasce alte o medio-alte salgono da 46 a 54), ancora contenuto in quello Comuni Aperti (da 40 a 44), dove restano ampie le differenze dimensionali.

Sulla base dei punteggi raggiunti nei 3 rating, nel 2025 sono 16 le città con il più alto livello di digitalizzazione, che superano 80 punti di media nei tre diversi indici: a dimostrazione del livello generale di crescita sono il doppio di un anno fa (8). Ma poco distanti ci sono 30 comuni con un alto livello digitale (tra 66 e 70 punti di media), stabili rispetto al 2024 grazie all’avanzamento di 8 città dal livello inferiore: sono Alessandria, Arezzo, Bari, Bolzano, Cesena, Cremona, Cuneo, Ferrara, Grosseto, Lecce, Livorno, Lodi, Mantova, Messina, Monza, Napoli, Padova, Palermo, Perugia, Pesaro, Pescara, Pisa, Ravenna, Reggio Emilia, Taranto, Treviso, Trieste, Udine, Verona e Vicenza.

Sono 46 le città “in transizione”, ovvero in fascia intermedia, tra 51 e 65 punti, in crescita rispetto alle 42 del 2024: si tratta di Ancona, Andria, Aosta, Ascoli Piceno, Asti, Belluno, Biella, Brindisi, Caltanissetta, Catania, Catanzaro, Como, Cosenza, Enna, Fermo, Foggia, Forlì, Frosinone, Gorizia, Imperia, La Spezia, L’Aquila, Latina, Lecco, Lucca, Macerata, Massa, Matera, Novara, Oristano, Pavia, Piacenza, Pistoia, Pordenone, Ragusa, Reggio Calabria, Rovigo, Sassari, Savona, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Varese, Verbania e Vercelli.Scendono da 28 a 16 le città ai livelli inferiori, con punteggi fino a 50 punti. Hanno un medio-basso livello digitale (città “ancora ibride” “tra digitale e analogico) Agrigento, Avellino, Benevento, Campobasso, Carbonia, Caserta, Chieti, Nuoro, Potenza, Rieti, Salerno, Trapani, Vibo Valentia e Viterbo. In coda, con il più basso livello di digitalizzazione (città “in avvio”), Crotone e Isernia.

Nonostante la riduzione della distanza, la dimensione demografica influisce ancora sui livelli di digitalizzazione. Le 7 piccole capitali dell’innovazione nelle fasce più elevate sono Siena, Cesena, Pisa, Grosseto, Cremona, Cuneo e Treviso. Mentre, in un quadro ancora caratterizzato da differenze Nord-Sud, i capoluoghi del Mezzogiorno con livelli elevati di digitalizzazione sono Cagliari, Bari, Palermo, Messina e Napoli.

“ICity Rank 2025 evidenzia un positivo miglioramento nel livello medio di digitalizzazione delle città italiane, anche grazie agli effetti dei progetti PNRR che stanno per concludersi – afferma Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA –. Attraverso uno sviluppo costante, anno dopo anno, le nostre città hanno sviluppato un ‘sistema nervoso’ digitale, fatto di piattaforme, sensori, dati e – da ultimo – intelligenza artificiale, che oggi richiede di essere governato superando il classico paradigma delle smart city. È necessario passare da città digitali a “città cognitive”, in grado di interpretare, apprendere eagire in modo semi-autonomo, anticipando i bisogni dei cittadini, suggerendo soluzioni ai decisori, imparando costantemente dall’esperienza. Questo percorso non è una semplice corsa alla tecnologia, ma un ripensamento della governance urbana, per creare città più resilienti, inclusive e democratiche”.

L’indice Amministrazioni Digitali – Nell’Indice Amministrazione Digitali Genova e Pistoia guidano la graduatoria, al primo posto a pari merito con 92 punti, appena sopra Bologna e Firenze con pari punteggio al terzo posto, poi Bergamo al quinto, Grosseto, Parma e Taranto al sesto, Brescia, Ferrara, Imperia, Messina, Milano, Modena e Perugia al nono. In questa dimensione, è forte l’impatto dei finanziamenti PNRR, che determina una crescita complessiva e un maggiore equilibrio rispetto al passato.

Negli ultimi due anni il valore medio dei Comuni nell’Indice Amministrazione Digitali è cresciuto di 15 punti e sono state sostanzialmente ridotte le differenze tra grandi e piccoli comuni. I punteggi sono molto ravvicinati nella zona alta della classifica, che vede anche due capoluoghi meridionali (Taranto e Messina) nella top ten e uno solo con popolazione inferiore a 100.000 abitanti, Siena. Oggi gran parte delle amministrazioni capoluogo italiane dispone di tecnologie per mettere on line servizi, collegarsi alle piattaforme, rendere più facile l’utilizzo. La sfida ora è integrare questi elementi con le prassi amministrative per rendere completi e facilmente fruibili i servizi. L’indice Comuni Aperti – Nell’indice Comuni Aperti è Firenze a raggiungere il primo posto con 91 punti, precedendo sul podio Roma Capitale e Bologna. Poi vengono Milano (4°), Genova (5°), Modena, Rimini e Torino al sesto, Bergamo e Venezia al nono. Sette comuni nella top ten sono città metropolitane, il primo capoluogo meridionale è Bari (15°), il primo con popolazione inferiore a 100.000 abitanti è Siena (11° posto).

In questo indice si assiste a un miglioramento debole. Perdurano le differenze geografiche e di dimensione demografica. Negli ultimi due anni il punteggio medio è salito da 52,1 a 54,2. I capoluoghi del Mezzogiorno sono cresciuti più della media (+3 punti), ma restano ancora ad un livello mediamente inferiore (44,8). I grandi centri ottengono risultati significativamente più elevati (77,9 di media). È il momento di costruire momenti di condivisione sulle potenzialità dei social, delle APP e della diffusione di Open Data per individuare modelli di riferimento utilizzabili da tutti. L’indice Città Connesse – La graduatoria dell’indice Città Connesse è guidata da Bologna, Firenze, Milano e Venezia, in testa, seguite da Cagliari al quinto posto, poi Roma Capitale e Torino al sesto, Genova e Modena all’ottavo, Brescia e Trento al decimo. Negli ultimi due anni il valore medio dell’indice è salito da 56,4 a 62,7. La crescita è stata territorialmente omogenea lasciando sostanzialmente invariate le differenze geografiche, che sono ancora rilevanti: il punteggio medio è 69,9 al Nord e 54 nel Mezzogiorno. Gli scarti per dimensioni demografiche sono rilevanti anche se in riduzione. È necessario individuare uno strumento di finanziamento (e una modalità di regolazione dei rapporti con i gestori dei servizi) che consenta anche alle città di media dimensione di intraprendere il percorso seguito dai capoluoghi metropolitani.

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