I ricercatori dell’Università di Trieste, in collaborazione con l’Università di Genova e OGS – Istituto Nazionale di Oceanografica e di Geofisica Sperimentale, hanno ricostruito il meccanismo del sisma che devastò la Liguria e la Costa Azzurra nel 1887, confermando una faglia inversa inclinata verso Nord e stimando una magnitudo di 7.2. Lo studio, pubblicato su Nature Scientific Reports, apre nuove prospettive per la rivalutazione dei forti terremoti storici e per la stima della pericolosità sismica.
I ricercatori dell’Università di Trieste, in collaborazione con l’Università di Genova e l’Istituto Nazionale di Oceanografica e di Geofisica Sperimentale (OGS), hanno ricostruito con un livello di precisione mai raggiunto prima – utilizzando per la prima volta dati strumentali – parametri fondamentali come magnitudo e meccanismo di faglia del terremoto che colpì la Liguria il 23 febbraio 1887, causando oltre 600 vittime e uno tsunami lungo la costa.
In particolare, i ricercatori hanno analizzato i magnetogrammi storici, rappresentazioni grafiche del campo magnetico terrestre che catturano le variazioni di intensità magnetica in un’area e in un tempo specifici. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Scientific Reports e aprono nuove prospettive per la rivalutazione dei grandi terremoti storici e per la stima della pericolosità sismica in Europa.
Stefano Parolai, professore ordinario e direttore del dipartimento di Matematica, Informatica e Geoscienze dell’Università di Trieste, spiega: “Questo lavoro dimostra che i magnetogrammi storici, pur non essendo progettati per registrare terremoti, possono fornire informazioni preziose sul movimento del suolo per la rivalutazione di grandi eventi pre-strumentali, colmando il vuoto di informazioni prima dell’era dei sismografi moderni. Grazie alla digitalizzazione e all’applicazione di moderne tecniche di analisi, siamo riusciti a estrarre dati utili da registrazioni di oltre 130 anni fa, migliorando la nostra comprensione della pericolosità sismica in Liguria e nell’Europa occidentale”.
Lo studio ha permesso di stimare una magnitudo pari a 7.2, individuando come meccanismo sorgente, coerente con la geologia regionale e con i modelli di tsunami, una faglia inversa inclinata verso Nord, ossia una faglia in cui il blocco di roccia situato sopra il piano di frattura (detto “tetto”) si muove verso l’alto rispetto al blocco sottostante (“letto”), portando ad accorciamento e ispessimento della crosta terrestre. Gabriele Tarchini, ricercatore presso il dipartimento di Scienze della Terra, dell’ambiente e della vita dell’Università degli studi di Genova, aggiunge: “In assenza di registrazioni strumentali affidabili, queste analisi aprono nuove prospettive per la ricostruzione dei terremoti del passato e per la valutazione della pericolosità sismica. Il nostro obiettivo è utilizzare ogni dato disponibile per migliorare la sicurezza delle comunità e contribuire a mitigare il rischio sismico”.
In particolare, i ricercatori hanno adottato un approccio multidisciplinare. Tramite la digitalizzazione dei magnetogrammi, sono state scansionate le registrazioni provenienti dagli osservatori di Greenwich, Kew, Falmouth (Regno Unito) e Paris Saint-Maur (Francia). Utilizzando modelli di propagazione delle onde sismiche, i ricercatori hanno simulato diversi scenari di faglia. Riprodotta la risposta reale degli strumenti ottocenteschi alle vibrazioni del suolo e confrontati i segnali simulati a quelli storici, hanno infine validato gli scenari di faglia e stimato la magnitudo, scegliendo il terremoto dell’Emilia del 2012 (Mw 6.10) come riferimento per vicinanza geografica e caratteristiche simili.
Il terremoto del 1887 è stato scelto dalla Protezione Civile come riferimento per la definizione degli scenari di scuotimento del suolo in Liguria occidentale, con implicazioni dirette sulla classificazione sismica. La nuova stima di magnitudo e la conferma del meccanismo di faglia inversa rafforzano la necessità di aggiornare i modelli di pericolosità sismica per la regione e considerare un regime di compressione, secondo cui le deformazioni e i terremoti della regione sono principalmente dovuti a forze che comprimono la crosta terrestre, favorendo la formazione di faglie inverse e il sollevamento di porzioni di crosta.
Studio completo pubblicato su Nature Scientific ReportsWaveform cross-correlation analysis and magnitude estimation for the 1887 Ligurian earthquake determined from magnetogram recordingsGabriele Tarchini1, Stefano Parolai2, Daniele Spallarossa1, Denis Sandron3 Department of Earth, Environmental and Life Sciences, University of Genoa, 16132, Genoa, ItalyDepartment of Mathematics, Informatics and Geosciences, University of Trieste, 34128, Trieste, ItalyNational Institute of Oceanography and Applied Geophysics, OGS, 34128, Trieste, Italy