C’è un filo speciale che lega i tanti volti di Trieste, luogo di incontro e di confine, incrocio di culture e di religioni, a quelli delle bambine e dei bambini protagonisti dei reportage vincitori della 22ª edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta raccontati in “Bambini senza nome”. È l’impegno a fare delle parole disarmate un atto di pace e di giustizia al servizio delle vittime, soprattutto quelle più giovani.

Bambini senza nome, speciale prodotto dalla Rai, condotto da Manuela Moreno e con il prezioso contributo di Flavio Insinna, nel ruolo di narratore che interpreta alcune poesie legate ai temi trattati, ha trasformato Trieste in custode delle storie giunte da più parti del mondo.

Il porto, piazza Unità d’Italia, la Kleine Berlin, la Grotta Gigante, il Teatro stabile sloveno, la centrale idrodinamica del Porto vecchio, il campo profughi di Padriciano, il castello di San Giusto hanno abbracciato le testimonianze di giornaliste e giornalisti che dai luoghi di guerra, di migrazione, di sfruttamento hanno dato voce a chi altrimenti non l’avrebbe.

Riprese diurne e notturne, suggestive immagini aeree, scorci inediti e luoghi sconosciuti al grande pubblico parlano di una città che sa denunciare la crudeltà, l’ingiustizia, la disumanizzazione.

La giornalista Rai Manuela Moreno, volto noto al grande pubblico e conduttrice di Bambini senza nome, ha visitato le gallerie antiaeree della città, ha calcato il palcoscenico del Teatro stabile sloveno, è salita a bordo del rimorchiatore Centurion (grazie alla preziosa collaborazione con la Tripmare della famiglia Cattaruzza), è entrata nel campo profughi di Padriciano, ha attraversato la Kleine Berlin, il complesso di gallerie antiaeree sotterranee edificate nel corso della Seconda guerra mondiale.

La sua narrazione, unita alle voci delle colleghe e dei colleghi vincitori, ha ricordato il ruolo del giornalismo. Da Trieste, città di pace, che custodisce nei luoghi la memoria delle ferite di guerre, migrazioni e violazioni di diritti, si è alzato forte il monito affinché chi fa informazione non smetta di sforzarsi a valicare quella linea rossa che a Gaza è sembrata insuperabile per il giornalismo.

«Trieste è una città che ci accoglie viva, piena di luce e in pace», ha esordito Manuela Moreno, che ha intervistato Daniela Schifani Corfini Luchetta, presidente della Fondazione, e Marco Damilano, presidente della giuria del Premio che ha ribadito l’attenzione e il rispetto per le parole: «Quelle disarmate — ha detto — sono un atto di pace e di giustizia se sono al servizio delle vittime, soprattutto quando sono bambini».

Bambini senza nome 2025, diretto da Ciro D’Aniello e scritto da Anna Migotto, dopo gli ottimi risultati della messa in onda di sabato 6 dicembre su Rai1 (che ha radunato 569 mila spettatori ottenendo il 17,7% di share e il miglior risultato della fascia di competenza) in attesa di nuove repliche è ora disponibile su Raiplay https://www.raiplay.it/video/2025/12/Premio-Luchetta-Bambini-senza-Nome—07122025-3f1e294a-233e-4e52-8d2e-e8eb67545ab1.html

Hanno collaborato alla realizzazione il Comune di Trieste, la famiglia Cattaruzza e l’equipaggio del rimorchiatore Centurion, la Fvg Film Commission, Promotorismo Fvg, il Teatro Stabile Sloveno/Slovensko Stalno Gledališče, il Club Alpinistico Triestino, l’Unione degli Istriani e il Museo di Carattere Nazionale Crp Padriciano.