
Ha debuttato oggi al Teatro Stabile del FVG “Il Rossetti” “Gli Occhi della Guerra” con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, i due giornalisti che da quarant’anni ci offrono la cruda, spietata realtà e verità sui vari scenari di guerra che da sempre sono presenti nel mondo ma molto spesso sottaciuti o resi poco “visibili” alla gente comune, sul palco con loro gli attori Francesco Migliaccio e Adriano Giraldi che si sono alternati nel racconto ai due giornalisti.
“Gli Occhi della Guerra” è nato come un progetto unico, che riprende il valore del giornalismo sul campo in un’epoca dominata da breaking news digitali e superficialità. Anche se non privo di limiti, resta un tentativo nobile di difendere il diritto all’informazione profonda, concreta e umana.

Nato nel 2013, sul progetto del quotidiano “Il Giornale” grazie a un gruppo di giornalisti: Fausto Biloslavo, Gian Micalessin, e altri reporter e cineoperatori di grande esperienza sugli scenari delle purtroppo, tante guerre regionali e non, con lo scopo di raccontare i conflitti del mondo con lo sguardo diretto dei testimoni oculari è un progetto editoriale autonomo e nuovo: usa il crowdfunding per auto finanziare i reportage, inviando giornalisti sul campo in zone di guerra o crisi geopolitiche, offrendo una narrazione alternativa a quella dei media tradizionali, spesso filtrata da agenzie o fonti ufficiali.
Stasera questa versione teatrale,“Gli Occhi della Guerra”, fortemente voluta anche dal Vice Governatore con delega a Cultura e sport Mario Anzil, la collaborazione di Paolo Valerio e Monica Codena, e la produzione del “Teatro Stabile del FVG Il Rossetti” ha preso forma in uno spettacolo innovativo e tristemente da valorizzare, dove sul palco, accanto agli attori Francesco Migliaccio e Adriano Giraldi, Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, hanno debuttato con la loro narrazione su accadimenti e momenti terribili come solo una guerra può creare sia dal punto di vista della popolazione che ne subisce le nefandezze in tempi di conflitto anche personali, sia dal punto critico di loro, osservatori a volte incapaci di narrare a se stessi la brutalità di ciò che hanno visto sul campo. Micalessin ha voluto sottolineare anche la più profonda paura, forse più di quella di morire per una granata o una pallottola l’ha provata nella città di Kikwit, nella Repubblica democratica del Congo, dove il virus Ebola, silenzioso mieteva migliaia di vittime, cosa poi riprovata nella sua casa attuale a Bergamo durante il Covid nel marzo del 2020: non vi erano ne armi ne rifugi per scappare da questi nemici invisibili.
Il cuore del progetto di questo spettacolo è fatto di reportage, video e foto raccontato senza mezzi termini e con le realtà, anche emotive dei due reporter che da più di quarant’anni ci espongono dalla “prima linea” ciò che sconvolge il nostro pianeta e molte delle volte non ci viene raccontato.

Si è parlato e visto di quanto il mondo non sia mai stato realmente in pace: Iraq, Afghanistan, Siria, Congo, Ruanda, Sierra Leone, Birmania, Serbia, Filippine, Libia, Ucraina, solo per citare alcuni paesi dove la pace ad oggi non ha trovato ancora voce.
Ma si sono toccati punti importantissimi legati a questi conflitti: terrorismo, immigrazione, traffici internazionali, intelligence, la disinformazione, e tanto altro ancora, soprattutto quegli occhi innocenti di bambini, donne anziani devastati dal dolore, dalla paura di non aver alcuna certezza per il futuro.
Ogni aspetto di un conflitto, attraverso i loro filmati, fotografie e racconti viene chiarito senza mezze parole: la vita che si spegne dei soldati o dei civili sotto i bombardamenti, le carneficine, i soldati bambino, le fosse comuni, il terrore dei prigionieri: ogni aspetto di queste guerre sempre più feroci, più tecnologiche e per questo più devastanti non è stato risparmiato questa sera.
Il tono e l’amarezza dei due giornalisti e degli attori sul palco è stato diretto, crudo, realistico. I due reporter vivono sul campo, dormono tra le rovine, parlano con soldati, civili, ribelli, vittime e carnefici, ed è un giornalismo di immersione tale, che gli stessi ne portano le conseguenze sulla loro pelle, solo per raccontare la verità a un mondo che non la conosce appieno, cercando, fino che si è potuto di osservare la guerra da entrambi gli schieramenti in gioco, per far assumere ai loro reportage la più probabile delle verità su ciò che accadeva attorno a loro e di quanto abbiano rischiato le loro vite.
Ad esempio Biloslavo, come il suo curriculum vitae riporta: nel 1987 viene catturato e tenuto prigioniero a Kabul per sette mesi, dopo un reportage con la resistenza afghana contro l’Armata rossa. Il capo di Stato Italiano di allora, Francesco Cossiga, si adopera personalmente per Biloslavo e ne ottiene la liberazione. Un anno dopo torna a Kabul e viene investito con un camion militare sovietico che lo riduce in fin di vita; però non si arrende alla violenza subita e continua a darci e ad offrirci racconti dai campi di battaglia come riporta il comunicato stampa de “Il Rossetti”, i due protagonisti di queste due serate d’esordio teatrale de “Gli Occhi della Guerra”: “Talvolta non sappiamo starne lontani, perché reportage e guerre non sono solo un mestiere, ma la nostra vita e la nostra dannata, maledetta passione”.
Dovremmo ringraziarli sempre per il loro serio, onesto, mai di parte “mestiere” che ci riporta con i piedi per terra, ci fa conoscere la verità di cosa realmente accade attorno a noi, e noi non dobbiamo aver paura di rifiutare, dubitare dei loro reportage, quasi nel farlo per negare inconsciamente l’idea di cosa accade realmente nel mondo.
Un reportage nel reportage, uno spettacolo sicuramente da vedere anche il prossimo anno in cartellone quasi sicuramente, verrà portato in tournée nei teatri italiani.
Fausto Biloslavo alla fine dello spettacolo, applauditissimo, ha voluto ricordare suo nonno Ezechiele, rastrellato dalle truppe titine entrate a Trieste proprio il 2 maggio di ottanta anni fa e mai conosciuto, forse anche per questo a detta dello stesso Biloslavo, ha iniziato questa carriera di reporter di guerra.
Per questa prima assoluta, alla fine dello spettacolo è stato offerto un rinfresco di buon auspicio per lo spettacolo, composto di vari canapè di involtini sfiziosi a mò di sushi, cotto caldo con cren e bollicine per tutti gli spettatori.
In replica sabato 3 Maggio alle ore 20:30 alla “Sala Assicurazioni Generali” de “Il Rossetti”


Vorremmo riportare dal comunicato stampa de “Il Rossetti” e scritto dai due giornalisti:”…spiegano Biloslavo e Micalessin. «I vostri “ occhi della guerra ” sono due figli di Trieste, che negli anni Ottanta hanno inventato assieme ad Almerigo Grilz, una agenzia di free lance, l’“Albatross Press Agency”, con il sogno di girare il mondo in cerca di avventura e l’obiettivo di raccontare il lato oscuro dell’umanità: le guerre….L’avventura è iniziata da Trieste, città di confine, all’Afghanistan quando era invaso dall’ Armata rossa e Vasco Rossi arrivava penultimo a Sanremo con una canzone che è diventato il nostro motto:
“ Vita spericolata”, una vita come nei film… Almerigo (Grilz) è andato avanti troppo presto, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava un conflitto a fuoco fra ribelli e governativi. Il primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. E purtroppo non è stato l’ultimo.”
Come si legge anche dalle loro parole, Trieste ha sempre donato fior fior di letterati, giornalisti reporter di fama mondiale ed è un vanto per la città stessa, anche se nel caso di questo spettacolo e della vita dei due reporter, non è certamente un ostentazione di bravura giornalistica, ma la crudele realtà di ciò che ci raccontano e ci hanno raccontato sta sera: la guerra è sempre orrenda.
GLI OCCHI DELLA GUERRA
Di e Con
Fausto Biloslavo e Gian Micalessin
Francesco Migliaccio e Adriano Giraldi
A Cura di Monica Codena e Paolo Valerio
Immagini a cura di Massimo Cetin
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia