Vicino/lontano 2025: la determinazione e il coraggio di affrontare i nodi problematici di un tempo convulso e disorientante, quello che stiamo vivendo. Di approfondirne le criticità anche più “scomode” e spigolose, di svecchiare le chiavi di interpretazione inadeguate a cogliere le evoluzioni del mondo, per cercare nuovi occhi capaci di interpretare il presente e le sue traiettorie: Questa la mission che si era data la 21^ edizione di vicino/lontano sul tema “scarto”, al gran finale in queste ore – domenica 12 maggio – dopo cinque giorni che hanno radunato oltre 200 voci della cultura, del pensiero, della letteratura, del giornalismo e della scienza, italiane e internazionali, coinvolte in oltre 100 eventi disseminati in una ventina di sedi nel cuore di Udine. E nel countdown per la conclusione del festival, il primo bilancio parla di un successo oltre ogni previsione e di un abbraccio con la città che si è straordinariamente rinnovato, dal 7 maggio ad oggi: sia sul piano “tangibile”, con il sold out registrato in ogni sede del festival, e con lunghe code che hanno moltiplicato il pubblico anche al di fuori, in un’atmosfera di eccezionale partecipazione; che sul piano delle comunità digitali, dove gli avvenimenti sono stati monitorati, lasciando una traccia profonda negli oltre 3milioni e 200mila contatti sui profili social, e negli oltre 350mila click sul sito del festival, per i cinque giorni della manifestazione. Fra i protagonisti accolti con maggiore entusiasmo nel corso del festival certamente Tomaso Montanari e Paola Caridi, che hanno proposto le lezioni inaugurali, e con loro Lucio Caracciolo, Marco Damilano, Francesca Mannocchi, Vittorio Lingiardi, Raffaele Simone, Pier Aldo Rovatti, Helena Janeczek, Pier Paolo Portinaro, Daniel Schulz, Guido Barbujani, Silvana Condemi, Maura Gancitano, Alessandro Aresu, Ibitsam Azem, Luciana Castellina, Espérance Hakuzwimana, Anna Foa, Marguerite Barankitse, Riccardo Noury, Giada Messetti, Danilo De Marco, Oscar Olivera Foronda, Marco Mondini, Aleš Šteger, Fabio Geda, Alessandra Algostino, Wu Ming 1, Franco Farinelli, Laura Pepe, Maurizio Carucci, Annalisa Metta, Carlo Cottarelli, Stefano Allievi, Marta Serafini, Riccardo Staglianò, Edoardo Vigna, Laura Pepe, Marco Mondini e naturalmente i due giornalisti che hanno emozionato nella serata di ieri gli oltre mille spettatori del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Wael Al Dahdouh e Safwat Al Khalout, della redazione di Al Jazeera Gaza, arrivati per ritirare il Premio Terzani a nome delle giornaliste e dei giornalisti uccisi a Gaza – ad oggi 219 – dalle mani della presidente di Giuria Angela Terzani Staude. Sono stati accolti con una standing ovation senza precedenti e proprio da Udine hanno rilanciato l’urgenza della “questione morale” e umanitaria legata a Gaza, a una popolazione civile inerme, che da 70 giorni attende con urgenza acqua e cibo.
Un primo sguardo retrospettivo sul festival arriva dai curatori di vicino/lontano, Paola Colombo, Franca Rigoni e Álen Loreti, e dal presidente del comitato scientifico Nicola Gasbarro: quattro voci per evidenziare i tratti “vincenti” del festival nell’impatto con il suo pubblico. «Siamo particolarmente contenti della risposta del pubblico – racconta subito Paola Colombo, co-curatrice e presidente dell’associazione vicino/lontano – Un abbraccio che esprime anche il bisogno di condividere e riflettere insieme sulle inquietudini di questo tempo complesso. Lo dimostrano gli incontri affollatissimi, il boom sui social, la soddisfazione degli spettatori per un festival che si assume la responsabilità di affrontare temi difficli. Gli incontri sono stati vissuti dal pubblico come un’occasione per ritrovare il bandolo utile a orientarci in un tempo che ormai ci sfugge di mano». E Nicola Gasbarro, presidente del comitato scientifico di vicino/lontano, segnala la «simpateticità di questa edizione, la sua capacità di essere accolto con empatia, identificazione intorno all’urgenza dei temi, con entusiasmo per la capacità di uscire dalle categorie che non esprimono più il vivere quotidiano e da una visione etnocentrca, spostando l’orizzonte del pensiero e dell’immaginario». Sulla forza e la “resistenza” di questa edizione punta lo sguardo Franca Rigoni, che sottolinea la connessione fra la grande partecipazione del pubblico e la percezione di vicino/lontano come una forma tangibile per manifestare la propria resilienza in un tempo che richiede di stare insieme, anche fisicamente, intorno a temi che mettono in gioco il presente e il futuro di tutti». Di un «festival vigile, che presta attenzione ai temi e al tempo» racconta invece Álen Loreti, restituendo il sentire del pubblico. «Un festival che ha il coraggio di nominare e indagare i problemi, e che per questo mette coraggio di partecipare, di esserci, di testimoniare il proprio impegno. Un festival che si muoverà anche per raggiungere le fasce di pubblico più giovani e arrivare anche alle generazioni meno abituate a partecipare agli incontri di vicino/lontano».
Ma è già tempo di guardare agli eventi in arrivo: se nel vivo della stagione estiva ripartirà il cartellone della 5^ edizione di vicino/lontano Mont, lo spazio di riflessione sui temi della montagna, è imminente la prima nazionale di “Aquilee”, con Mattia Cason, Ruben Gombač, Ahmad Kullab, in programma sabato 31 maggio (ore 20.30, Basilica di Aquileia). Una coproduzione vicino/lontano ed En-Knap Productions in partenariato con Balletto Civile, Civica Accademia D’arte Drammatica Nico Pepe, Fondazione Aquileia, Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia, con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Un evento scenico su ideazione, drammaturgia e coreografia di Mattia Cason, per la consulenza storica di Andrea Bellavite, Angelo Floramo e Cristiano Tiussi, e la consulenza artistica di Claudio de Maglio e Michela Lucenti. Uno spettacolo concepito come un solo di corpo, di movimento e di voce nella Basilica di Aquileia, con un danzattore vestito come il Pier Paolo Pasolini che a 36 anni visitava la Basilica in compagnia dell’amica Maria Seccardi . Oltre il Pasolini storico, la sua passione per le lingue straniere, il suo bisogno di andare oltre la nazione, la sua incrollabile fede nella scandalosa forza rivoluzionaria del passato. Per un’Europa nuova e antichissima assieme, l’Europa Afroasiatica del mito, della diaspora ebraica, delle migrazioni passate, presenti e future.



