Foto tratte dal sito del Teatro Rossetti: https://www.ilrossetti.it/it/

Splendida opera di ricerca – attraverso gli scritti di Victor Hugo – , di impostazione e di recitazione del binomio Davide Sacco, Lino Guanciale per questo “Napoleone, Morte di Dio”.

Sacco, costruendo la sua regia e i suoi testi, ha fatto sì che si viene immersi in prima persona nei funerali di Stato di Napoleone Bonaparte e la sua traslazione a “Les Invalides”, nel 1840, offrendo allo spettatore una visione di insieme per nulla sobria o solenne, e tutt’altro che statica della cerimonia agli occhi di Napoleone II°, suo primogenito, anzi, spinge Guanciale a superarsi in bravura recitativa in questi panni, fulcro e centro del dramma-monologo di un figlio alla perdita del padre. Lo spazio scenico diviene qui un ambiente spoglio, contrassegnato da pochi elementi figurativi: una lunga panca, la terra, le candele, la bara di Napoleone, ciò viene trasfigurato dalla luce e dal suono in un luogo sospeso dal tempo, quasi in una vera e propria liturgia.

Sacco crea un ritmo teatrale costruito di silenzi, scoppi verbali e gesti equilibrati e la costante simbolica è certamente una ideazione riuscitissima: la panca diventa altare, la bara si fa feticcio, la terra rimanda alla morte ma anche al ritorno all’origine. Non si tratta di una allestimento storico, ma di una vera e propria esperienza emotiva, che riscrive la figura di Napoleone come paragone su un tempo in disfacimento, in cui gli eroi, gli Imperatori, la famiglia imperiale, il potere assoluto sono caduti grazie ad un potere che era già in contraddizione dopo la restaurazione del “Congresso di Vienna”: un misero tentativo di ristabilire l’equilibrio di potere, reprimere le idee liberali e moderate e riportare il potere nelle mani dei sovrani assoluti.

Protagonista assoluto è Lino Guanciale, che interpreta un figlio di fronte ai funerali postumi del padre. Ma quella cassa non contiene solo un corpo: contiene l’idea stessa del Padre, dell’autorità, del senso di amore filiale. E in quel lutto si innesta lo spirito di Napoleone, evocato attraverso i testi di Victor Hugo, che Sacco rielabora con una drammaturgia poetica e contemporanea, con una riflessione universale sulla perdita e il dolore.

E quando si parla dei funerali delle spoglie di Napoleone, traslate a Parigi, Victor Hugo fu testimone oculare e certamente molto colpito dall’evento. Il riferimento più diretto è l’ode intitolata “Napoléon II”, dove Hugo riflette sul destino dell’Imperatore e sul significato simbolico del suo ritorno in Francia:

“Oh rovescio! Oh lezione! — Quando il figlio di quest’uomo
Ricevette come sonaglio la corona di Roma,
Tutto vacillò d’un tratto; l’aquila, spiegando le sue grandi ali,
Si levò in volo pesante nei cieli neri e verdi;
L’Europa dai cento cannoni gridò: Guerra al fantasma!
E Vienna lo adagiò in un letto di piombo.”

Questi versi rievocano la fragilità dell’uomo, del potere e la fugacità della gloria, riadattati da Sacco.e rimarcano come anche il figlio di Napoleone, pur avendo il titolo di “Re di Roma”, sia stato vittima dei fatti storici: Hugo utilizza la figura di Napoleone II° per esaminare la vanità delle ambizioni imperiali e sul destino inesorabile che attende anche i più grandi della storia. Hugo formulò nei suoi scritti una posizione dal doppio volto: da un lato l’ammissione della dimensione e della potenza evocativa della figura napoleonica, dall’altro la sua distanza critica nei confronti del potere assolutista.

Il brano più celebre che fonde gli scritti di Hugo al ritorno delle spoglie di Napoleone in Francia, “Retour des Cendres”, si trova proprio nei “Les Chants du crépuscule”. Versi profondamente rievocativi:

“L’aquila ritorna e ridiventa cenere,
La grande tomba si apre in silenzio;
L’uomo si spegne, il mito comincia.”

Sicuramente Davide Sacco ha indovinato questa sua ricerca drammaturgica, passando per gli scritti del grande Victor Hugo, offrendo un piccolo omaggio anche al nostro Manzoni e al suo “Cinque Maggio” e rendendo la pièce carica di diversi e profondi significati: dalla morte di un uomo che riuscì a conquistare un impero alla sua caduta ma anche evidenziando grazie alla coerenza poetica e compattezza simbolica altri temi essenziali, come la perdita di un padre.

Da menzionare le luci di Andrea Pistoia: fendono lo spazio con minuziosa cura così a sottolineare i momenti dello spettacolo in cui avviene una frattura o un cambiamento di impostazione di Guanciale.

Sicuramente non è teatro di divertimento ma di approfondimento e ricerca, che non cerca il facile consenso ma che vuole mirare dritto alle sensazioni e al cuore dello spettatore che è coinvolto a riflettere su cosa significa anche perdere un padre; Napoleone che era un Dio, una certezza per il figlio: “aquila senz’ali”: Napoleone II.

Grazie a due figure che sembrano “silenziose”, interpretate da Simona Boo e Amedeo Carlo Capitanelli, accompagnano l’azione con movimenti rituali e canti, si crea d’acchito una voce polifonica su monologo di un grande Guanciale, dove la musica dal vivo da loro eseguita – alternando brani classici come “Lascia ch’io Pianga” di Händel a musiche contemporanee come ”L’ombra della Luce” di Battiato – offre un quadro suggestivo e perfetto a questa pièce.

Un plauso a Lino Guanciale che, aggirandosi sul palco, muove da solo tutta la scena, ma non lascia nessuno spazio vuoto attorno a sè. Una recitazione, quella di Guanciale, di grande energia ma perfettamente misurata e di sicura efficacia, riuscendo a districarsi perfettamente tra emozioni contrastanti, passando dall’emozione alla rabbia, dall’affettuosità all’ironia e un “bravò” a Sacco per la sua splendida regia e drammaturgia dell’opera che trattiene lo spettatore, sospeso a riflettere fino alla chiusura del sipario.

Domani si ha ancora la possibilità di vedere uno spettacolo quasi in chiusura di cartellone al “Il Rossetti” da non perdere.

In replica alla “Sala Assicurazioni Generali “ de “Il Rossetti il 18 Maggio alle ore 16,00

“NAPOLEONE, MORTE DI DIO”

Scritto e Diretto da Davide Sacco

dagli scritti di Victor Hugo

Con Lino Guanciale

E Con

Simona Boo, Amedeo Carlo Capitanelli

Scene Luigi Sacco

Luci Andrea Pistoia

Costumi Daniele Gelsi

Musiche Davide Cavuti

Organizzazione Luigi Cosimelli

Produzione Ilaria Ceci