«Non c’è dubbio che la fine della vita dipenda da quello che succede quando sei vivo, dagli stili e dalle scelte di vita: capirlo, però, non aiuta a prevedere la tua morte. Le cose a volte possono sfaldarsi in modo imprevedibile e anche aggressivo. La medicina, tuttavia, ogni giorno fa passi da gigante nelle cure palliative e perlomeno aiuta a garantire una morte più pacifica». Lo ha spiegato al 41° Premio Hemingway lo scienziato Venki Ramakrishnan, Premio Nobel per la Chimica e autore del saggio di biologia dell’invecchiamento Perché moriamo. La nuova scienza dell’invecchiamento e la ricerca dell’immortalità, uscito in questi giorni per Adelphi. Va a lui il Premio Hemingway nella categoria Avventura del pensiero «per aver illuminato, con le sue ricerche fondamentali sulla struttura del ribosoma, una delle più profonde e affascinanti dinamiche della vita: il modo in cui l’informazione genetica si trasforma in materia vivente». Questa sera alle 20.30, al Cinecity di Lignano Sabbiadoro, Venki Ramakrishnan riceverà il Premio Hemingway insieme a Alicia Giménez-Bartlett, Felicia Kingsley, Cecilia Sala e Cesare Gerolimetto.

«L’Italia è un chiaro esempio di una società che tende a invecchiare – ha osservato Ramakrishnan in occasione del suo incontro a Lignano – Nel vostro Paese era il contrario, ma oggi ci adesso sono sempre di più le persone che invecchiano e sempre meno le persone che nascono. Per questo c’è un mercato fiorente  di investimenti sulla ricerca  legata alle patologie della terza età.  Migliorare lo stato di salute degli anziani può consentire loro anche di essere produttivi più a lungo e di non essere soggetti al declino delle loro capacità. Possiamo ipotizzare alcune soluzioni futuristiche: per esempio  aumentare la produttività con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale, oppure consentire l’immigrazione di molti giovani lavoratori da altre latitudini, il che diventa una scelta politica e non scientifica. Sul lungo termine, però, la popolazione però è destinata a stabilizzarsi”.

Ma ci renderà davvero più felici vivere molto più a lungo ? «A questo si dedica una minoranza di scienziati con il supporto di miliardari che finanziano la ricerca sulla longevità – ha spiegato ancora Venki Ramakhrishnan – Oggi viviamo in media 50 anni più a lungo di 150 anni fa e non c’è dubbio che nessuno intenda tornare ai 40 anni con la prospettiva di finire a breve i suoi giorno, come un tempo accadeva. Però sono certo che se arrivassimo a 150 anni vorremmo poi viverne 300, e la cosa diventerebbe un’avventura infinita … Il problema del vivere più a lungo con livelli molto bassi di natalità è che le persone vengono sostituite in modo più lento, quindi la società risulta stagnante, meno dinamica e di conseguenza meno creativa, con tutta probabilità. Il rischio è anche quello di maggiori disparità, perché le persone che invecchiano hanno acquisito con l’età maggiore potere, ricchezza e influenza. E sono le persone abbienti in genere ad avere una vita più lunga …».