L’esposizione Trieste, invenzione della mia anima – Ungaretti e Trieste: cronaca di un incontro sarà inaugurata, presso gli spazi espositivi del 2° piano della Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste, sabato 27 settembre 2025 alle ore 18.00.

L’inaugurazione si inserisce all’interno delle GEP – Giornate Europee del Patrimonio 2025, la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa, promossa dal Consiglio d’Europa, dalla Commissione Europea e coordinata per l’Italia dal Ministero della Cultura.
La mostra curata da Stefano Crise e promossa da Cizerouno è realizzata grazie al finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Bando Ungaretti). I partner di progetto sono la Biblioteca statale Stelio Crise e l’Archivio Marcello Mascherini.

La mostra sarà visitabile fino al 6 febbraio 2026, negli orari di apertura della Biblioteca (lunedì-giovedì dalle 8.30 alle 18.30, venerdì dalle 8.30 alle 13.30, chiuso sabato, domenica e festivi) e non mancheranno, durante i mesi dell’esposizione, incontri di approfondimento e occasioni per scoprire tesori culturali della nostra città.

Trieste, invenzione della mia anima è il titolo di un libro mai realizzato, pensato da Vanni Scheiwiller per documentare il soggiorno triestino del 1968 di Giuseppe Ungaretti. Le ricerche condotte presso l’Archivio Bonsanti di Firenze hanno riportato alla luce i materiali preparatori di quel progetto: una cartella con annotazioni manoscritte di Stelio Crise, indicazioni editoriali di Scheiwiller e alcuni fogli sciolti, tra cui una poesia intitolata proprio Trieste, invenzione della mia anima.

Il rapporto tra Ungaretti e Trieste non si lascia ridurre a semplificazioni. Non si tratta di un legame organico, paragonabile a quello che unisce il poeta al Carso o alla memoria della guerra. Trieste è piuttosto un intreccio di incontri episodici, momenti che talvolta producono effetti culturali concreti, altre volte evocano soltanto il riflesso lontano di memorie giovanili.

Dalle prime testimonianze sulla stampa locale degli anni Venti, il percorso della mostra prende avvio nel 1948. Trieste vive ancora giorni incerti, segnata dalle tensioni sul suo destino politico, quando il Circolo della Cultura e delle Arti invita Ungaretti a tenere una conferenza: un gesto dal forte valore simbolico, che segna l’inizio di un dialogo tra il poeta e la città.

Nel 1959 è la volta di un nuovo ritorno a Trieste: in quell’occasione Ungaretti dedica un intervento a Umberto Saba, accompagnando la riunione triestina della redazione dell’«Approdo», la rivista multimediale della Rai alla quale partecipa con continuità.

Il 1966 rappresenta un anno particolarmente intenso. L’ALUT, Associazione Laureati dell’Università di Trieste lo invita insieme a Libero de Libero, Biagio Marin e Ligio Zanini, per rendere nuovamente omaggio a Saba.

Infine, nel 1968, giunge il riconoscimento più solenne: l’Università di Trieste conferisce a Ungaretti la laurea honoris causa, e viene onorato ufficialmente in Comune, suggellando un rapporto che nel frattempo si è arricchito di relazioni personali e intellettuali.

Proprio da questi rapporti, e dal sodalizio con Stelio Crise, nascono diversi progetti editoriali, alcuni realizzati, altri rimasti allo stadio di idea. Nel 1966 l’ALUT pubblica Viaggetto in Etruria, mentre Vanni Scheiwiller, definito da Crise «editore ambasciatore di triestinità», dà alle stampe Il Carso non è più un inferno, che raccoglie il discorso pronunciato da Ungaretti a Gorizia nel maggio di quell’anno. Altri progetti, come appunto Trieste, invenzione della mia anima, non giungono alla pubblicazione: di essi rimane traccia soltanto in un articolo di Crise, apparso sulla rivista «Settanta».

La mostra ricostruisce i quattro incontri ufficiali di Ungaretti con Trieste e con il mondo artistico e culturale della città e della regione. Attraverso le cronache de «Il Piccolo», che svolge un ruolo fondamentale di mediazione, alternando testi di alto profilo a notizie di costume, e le immagini della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, riaffiorano i volti e le presenze di quegli anni: Stelio Crise, Marcello Mascherini, Manlio Cecovini, Lojze Spacal, Biagio Marin, un giovane Fulvio Tomizza e molti altri.

Con il passare del tempo, l’attenzione dei media trasforma Ungaretti in una figura familiare, quasi spettacolare: da poeta a personaggio pubblico, da intellettuale a icona culturale. Radio e televisione contribuiscono ad amplificarne l’immagine, rendendolo riconoscibile anche fuori dai circuiti letterari. La mostra dedica spazio anche a questa dimensione grazie a filmati delle Teche Rai, a riviste e rotocalchi dell’epoca, oltre a una serie di ritratti fotografici che, accanto al volto pubblico, disegnano i tratti più intimi della sua personalità.

Ungaretti scrive moltissimo, soprattutto lettere: da questa sovrabbondanza epistolare emerge un metodo fondato sull’ascolto, sulla rielaborazione e sulla rifrazione dell’esperienza. Non a caso, le sue poesie sono volutamente assenti dal percorso espositivo: non vengono assunte come fonte diretta per ricostruirne il carattere o la voce. Si preferisce invece proporre una narrazione documentaria, che restituisce il tono mobile e sfuggente del suo rapporto con Trieste.

La città, come altri luoghi attraversati dal poeta, si offre infatti come frammento di un paesaggio interiore: marginale e insieme laboratorio di convivenze, memorie e visioni. Per Ungaretti, che attraversa il Novecento portando con sé la parola poetica come forma di salvezza, Trieste è una delle molte invenzioni dell’anima. Forse una delle più discrete, come le si addice, ma non per questo meno autentiche.

Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste tel 040 300725 bibliotecacrise.beniculturali.it
[email protected] cizerouno.

Trieste, invenzione della mia anima Ungaretti e Trieste: cronaca di un incontro
27 settembre 2025 – 6 febbraio 2026
Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste
Largo Papa Giovanni XXIII, 6
orari: lunedì – giovedì: 8.30 – 18.30 / venerdì: 8.30 – 13.30
ingresso libero
Inaugurazione sabato 27 settembre 2025 ore 18