Secondo il report dell’Associazione T6, il Tribunale di Trieste conta 159 fascicoli aperti da oltre 5 anni, il terzo dato più basso a livello nazionale

Il Tribunale di Trieste si posiziona al terzo posto a livello nazionale, preceduto in ordine da quelli di Rovereto e Aosta, tra i più performanti per volumi di arretrato delle pratiche pendenti, con 159 fascicoli aperti al 2024 con un’anzianità superiore ai cinque anni: è quanto emerge da “Il Funzionamento delle Procedure Esecutive: analisi e performance dei tribunali”, l’approfondimento, realizzato a cura del Prof. Federico Cecconi, Professore Cnr e Coordinatore Comitato Scientifico dell’Associazione T6, e dell’Avv. Laura Pelucchi, Partner La Scala Società tra Avvocati e Referente commissione esecuzioni immobiliari dell’Associazione T6,del report annuale dell’Associazione T6 – Tavolo di Studio sulle Esecuzioni Italiane. Il report fornisce un’analisi della gestione e del funzionamento delle esecuzioni immobiliari in Italia attraverso uno studio delle performance dei Tribunali in termini di arretrato e capacità di smaltimento dello stock delle pratiche pendenti e dei fattori che incidono sulla durata e lo svolgimento di tali procedimenti.

In un contesto nazionale che, nel 2024, evidenzia un aumento delle procedure con arretrato significativo — con circa il 60% dei fascicoli aventi un’anzianità superiore ai 5 anni e il 26% pendenti da oltre 10 anni — il Tribunale di Trieste si distingue, conquistando il terzo posto nella classifica italiana relativa all’efficienza nella gestione dell’arretrato. Seguono i tribunali di Bolzano (165) e Isernia (168). Nella graduatoria specifica che considera esclusivamente i fascicoli con oltre 10 anni di anzianità, invece, Trieste – insieme a Sondrio – registra 54 fascicoli aperti da oltre 10 anni.

Scendendo nel dettaglio della distribuzione geografica, inoltre, dallo studio emerge che i tribunali del Nord Est risultano più efficienti, con percentuali di arretrato più contenute (59% oltre 5 anni e 22% oltre 10 anni). Criticità più marcate, invece, si registrano nel Sud e nelle Isole, dove i procedimenti in corso da più di 10 anni toccano punte del 30%.

Questi divari rappresentano non solo una criticità da affrontare, ma anche un’opportunità di crescita. Valorizzare le esperienze più virtuose può favorire la diffusione di buone pratiche su tutto il territorio nazionale. Tali evidenze offrono indicazioni utili per definire interventi mirati, con l’obiettivo di rendere le procedure più rapide ed efficienti.