Proseguono le iniziative del cartellone di eventi La memoria del legno”, di scena fino al marzo 2026 per iniziativa di Damatrà onlus in sinergia con la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, capofila il Comune di Spilimbergo: mercoledì 26 novembre il progetto ha fatto tappa a Mortegliano, coinvolgendo 80 studenti e studentesse delle Scuole di Mortegliano e Lavariano, insieme al vicesindaco e assessore alla cultura Luca Fasano e all’assessore all’istruzione Magalì Pertoldi dell’Amministrazione comunale di Mortegliano. Nel Parco ex Gil (via Nuova 6) un leccio è stato intitolato a Dian Fossey, la scienziata zoologa che ha dedicato la sua vita allo studio e alla protezione dei gorilla di montagna, dal 1966 fino al suo omicidio nel 1985.

Gli studenti e le studentesse hanno appeso al leccio campane in terracotta realizzate in classe: l’albero è diventato così un custode della memoria del bene, e il suono delle campanelle ricorderà a tutti che la memoria va coltivata con cura. Una targa con QR code sull’albero permette di approfondire la biografia della dedicataria e l’evento acquista una suggestione multimediale attraverso l’ascolto dei podcast realizzati dagli esperti di sviluppo di contenuti multimediali dell’associazione Invasioni Creative che hanno intervistato i divulgatori scientifici Sara Segantin, Luigi Torreggiani, Giorgio Vacchiano, Chiara Segré, Camilla Tucillo.
La “Foresta dei Giusti” in Friuli Venezia Giulia, inaugurata con successo nell’ultimo biennio, prevede l’intitolazione di alberi dislocati in tutta la regione a personalità significative della storia recente e contemporanea, figure eccellenti che in Italia e nel mondo si sono spese in chiave solidale e per i diritti dei loro simili, rischiando del proprio. Partner di riferimento del progetto “la memoria del legno” è l’organizzazione internazionale no profit Fondazione Gariwo – La Foresta dei giusti. Dian Fossey iniziava la sua attività, svolta prevalentemente sulle montagne e nelle foreste del Ruanda, sotto la guida dell’antropologo e paleontologo Louis Leakey, famoso per i suoi studi sullo sviluppo della specie umana in Africa. Spinta dal suo grande amore per gli animali, nel 1963 prese tutti i suoi risparmi e un prestito di 8.000 dollari (lo stipendio di un anno) per partire in un viaggio di sette settimane in Africa. Una volta tornata negli Stati Uniti, Dian pubblicò una serie di articoli e fotografie, qualche mese dopo era di nuovo in Africa e nel viaggio verso il Congo si fermò a visitare il Centro di ricerca di Jane Goodall per osservare i suoi metodi di ricerca sugli scimpanzé. Attraverso le sue pazienti osservazioni, individuò tre gruppi di gorilla nell’area e iniziò a identificare gli individui che componevano ciascun gruppo, con il tempo si fece accettare, mettendo i gorilla a loro agio imitando le loro attività abituali, come grattarsi e nutrirsi, e copiando le loro vocalizzazioni. Riusciva ad avvicinarsi molto quando “camminava sulle nocche”.
Grazie alla sua ricerca scoprì che i gorilla vivevano in piccoli gruppi formati da una dozzina di individui guidati da un leader, e che tra i membri del gruppo si instauravano legami familiari: si proteggevano l’un l’altro e non si separavano mai. Sia i maschi che le femmine si occupavano dei loro piccoli con infinita dolcezza. Nel corso degli anni Dian sviluppò uno stretto legame con molti dei gorilla che studiava. Con uno di loro strinse un legame particolarmente stretto: Digit, aveva circa 5 anni quando lo incontrò nel 1967. Tragicamente, il 31 dicembre 1977 fu ucciso dai bracconieri. Da quel momento la ricercatrice dedicò tutte le sue energie alla lotta ai bracconieri, solo per brevi periodi si allontanerà dall’Africa per cercare ulteriori finanziamenti per le sue ricerche o per scrivere il libro che la renderà nota in tutto il mondo, Gorillas in the mist. Poche settimane prima del suo 54° compleanno, fu brutalmente assassinata. L’assassino resta tuttora ignoto, Farley Mowat – biografo di Fossey – scrive che con ogni probabilità la morte della studiosa è da attribuire a chi in Ruanda non aveva interesse alla salvaguardia dei gorilla o chi vedeva in Fossey una minaccia alla crescente e redditizia attività turistica della regione. L’esperienza di Dian Fossey ha restituito al gorilla l’immagine della sua vera natura, quella di un animale pacifico, intelligente, empatico, molto lontano dalla bestia feroce e pericolosa dell’immaginario collettivo. Grazie al Dian Fossey Gorilla Fund International ogni giorno si proteggono circa la metà delle famiglie di gorilla di montagna del Ruanda. Purtroppo il rischio di estinzione per questi splendidi animali non è stato ancora scongiurato.