Hayez e Casorati, Dürer e Giulio Paolini; ma anche Boccioni, Osvaldo Licini, Giolfino, Paul Klee, Mirko Basaldella e Anna Galtarossa, nuovi importanti reperti egizi e la grande arte ceramica del Novecento con Melotti e Picasso.Palazzo Maffei nel cuore di Verona continua ad arricchirsi di opere di assoluto interesse – in alcuni casi autentici capolavori – la cui integrazione nel percorso museale induce a dialoghi e riflessioni ulteriori, rinnova completamente alcune sale, come potrebbe fare una grande mostra, e contribuisce ad approfondire temi, periodi, correnti artistiche di cui la Collezione Carlon offre già testimonianze preziose, in unviaggio di oltre 750 opere che ormai copre 4000 anni d’arte e cultura, tra pittura, scultura, arti applicate, archeologia, mobili antichi e pezzi iconici del novecento.

E’ sempre tempo di tornare a Palazzo Maffei: nuove storie da scoprire, nuove tessere di quello che è ormai un sorprendente compendio di storia dell’arte, nuove emozioni.

Tra le più recenti novità, un’eccezionale conquista per la città di Verona e per gli appassionati della arte italiana del novecento è in particolare Il sogno del melograno di Felice Casorati: famosissimo dipinto del 1912 presentato l’anno successivo alla Prima Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione a Roma e poi esposto in pochissime altre occasioni: in una mostra nel 2022 dopo trent’anni dall’ultima apparizione.

L’affascinante tela, visione onirica sospesa tra natura e mito, segna un passaggio fondamentale nella ricerca dell’artista, che di lì a poco si sarebbe aperto alla pittura simbolista: nella resa della giovane donna addormentata su un prato fiorito – forse la Persefone evocata nel “Fuoco” di D’Annunzio denso di suggestioni simboliste e pittoriche – evidente è l’influenza della pittura di Gustav Klimt, che in Italia irrompe alla Biennale di Venezia del 1910.Le opere del maestro viennese lasceranno un’impronta profonda nel lavori successivi di Casorati, evidente soprattutto in questo straordinario dipinto ove il giovane artista, tuttavia, innesta i nuovi stimoli in poetica assolutamente personale, che guarda anche alla lezione preraffaellita e addirittura botticelliana.

E non mancano le aperture simboliste. Il colchico, i grappoli d’uva, la melagrana che compaiono nella tela appaiono come indizi iconografici che alludono al mito del ritorno negli Inferi, alla caducità della vita, alla ciclicità delle stagioni e all’effimera bellezza della materialità. In questa chiave si comprende anche il titolo dell’opera, Il sogno del melograno, e la sua atmosfera sospesa.

“Sono diventato un visionario e un sognatore – scrive in una lettera del 1913 Casorati – e non dipingo più che le immagini che vedo nei sogni: le notti stellate, gli esseri invisibili, gli spiriti puri, le allucinazioni… vorrei aver sempre la febbre alta e delirare!”

Un capolavoro cruciale che contribuisce a mettere a fuoco un momento fondamentale nella cultura figurativa italiana e nel percorso artistico di Casorati, multifome e per certi versi enigmatico pittore, incisore, designer e scenografo, legato anche alla città scaligera.

Il sogno del melograno, realizzato proprio negli anni in cui il pittore risiedette a Verona (dal 1911 al 1915), in contatto con numerosi artisti locali e poi vicino al gruppo di Ca’ Pesaro, è ora affiancato, al secondo piano di Palazzo Maffei in quella che ormai e diventata la “Sala Casorati” del Museo veronese, ad altri due lavori del maestro piemontese in collezione Carlon: Vaso con papaveri e margherite (1913), coeva tempera su cartone ancora “in bilico tra il decorativismo di matrice secessionista e l’estenuata eredità di temi e atmosfere simboliste” e Le piantine del 1921, opera iconica del passaggio al Realismo Magico.

La natura morta, con una testa di gesso che emerge da un fogliame cupo e metallico, mette in dialogo in maniera inedita pittura e scultura grazie all’uso di una luce “che par di scoprire per la prima volta” (Ciarlantini su “Il Popolo d’Italia”, 1921).

Dopo un processo di trasformazione stilistica e spirituale si apre una nuova fase per uno dei più apprezzati artisti italiani del XX secolo.