Cosa succede quando si porta un gioco da tavolo in un’aula universitaria per insegnare contenuti tecnico-scientifici? All’Università di Udine è stato sperimentato Ludus (Ludendo docere utini scientiam), un nuovo modo di integrare la didattica tradizionale, senza sostituirla, con una sessione di ludo didattica analogica. Due gli obiettivi del progetto, coordinato da Marco Bietresato: rafforzare la comprensione e la memorizzazione dei concetti tecnici e stimolare motivazione, attenzione e collaborazione. L’esperienza ha coinvolto 16 studenti di due insegnamenti dei corsi di laurea in Scienze e tecnologie alimentari e in Viticoltura ed enologia del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali. Quattro i giochi analogici, cioè senza supporti digitali, progettati e realizzati per favorire l’apprendimento di concetti, anche complessi, legati agli impianti per la movimentazione dei prodotti liquidi in ambito alimentare. I due insegnamenti, infatti, “Macchine e impianti per l’industria alimentare” e “Macchine e impianti enologici”, hanno una forte componente tecnica, grafica e computazionale.

I giochi

I giochi di società proposti richiedono logica, ragionamento, lettura tecnica di schemi e applicazione di concetti teorici appresi a lezione. Non è stato semplificato il contenuto, ma è stato solo cambiato il mezzo per farlo emergere in modo più attivo e partecipato. I giochi sono stati costruiti con materiali inediti: carte, plance, regolamenti, numeri e simboli tecnici. Oltre 900 componenti sono stati realizzati e testati con glistudenti. Ogni gioco era corredato da regolamenti e questionari di valutazione. L’intera sessione è stata strutturata come un campionato, con classifica e premiazione finale.

Il giudizio degli studenti

I risultati emersi dai questionari somministrati agli studenti registrano un gradimento dei giochi molto alto e un netto desiderio di ripetere l’esperienza o di estenderla ad altri moduli didattici. Oltre il 60% degli studenti non ha espresso alcun suggerimento di modifica ai materiali proposti. Le poche indicazioni raccolte hanno riguardato per lo più aspetti marginali come leggibilità, grafica e proporzioni.

«Il gioco – spiega il coordinatore di Ludus, Marco Bietresato, docente di Meccanica Agraria – è stato usato come strumento per consolidare concetti. La recente “rinascita analogica” dei giochi di società, oggi uno degli hobby più diffusi tra la popolazione anche adulta, si basa proprio su ciò che il progetto Ludus ha saputo intercettare: il piacere di ragionare, di sfidarsi, di cooperare in presenza, lontani da schermi e notifiche, in uno spazio dove il tempo rallenta e la mente riflette».

Concepito come esperienza pilota, il progetto nei prossimi anni aumenterà auspicabilmente il numero di sessioni e di partecipanti. Inoltre verranno sviluppati nuovi giochi, e migliorati e completati i quattro messi a punto quest’anno. «Ludus – sottolinea Bietresato – dimostra che si può fare didattica rigorosa anche divertendosi e che anche l’aula universitaria può diventare uno spazio dove competenze e creatività si incontrano. Non si tratta di sostituire la lezione frontale, ma di affiancarla con esperienze che attivino più canali cognitivi ed emotivi, rendendo l’apprendimento più memorabile e partecipato».

Innovare la didattica, una prospettiva dipartimentale

«Il progetto Ludus – evidenzia il direttore del dipartimento, Edi Piasentier – conferma l’impegno dell’Ateneo nell’essere innovativo non solo nei contenuti, ma anche nelle modalità didattiche. La proposta sperimentale ha, infatti, suscitato interesse anche al di fuori dell’Ateneo, con oltre 4.800 impressioni e decine di reazioni su LinkedIn da parte di ricercatori e docenti di altri enti e università. L’esperienza è già stata condivisa con il Gruppo di lavoro sulla didattica innovativa del dipartimento, dove ha stimolato riflessioni trasversali, in particolare con colleghi del Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società, aprendo prospettive di co-progettazione interdisciplinare. È un esempio concreto di come la didattica possa evolversi attraverso iniziative capaci di coniugare rigore scientifico, creatività e collaborazione».