Non solo il genocidio di Gaza, ma anche lo sfruttamento minorile nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo, la crisi umanitaria in Myanmar, gli orfani ucraini contesi tra Roma e Kiev, la situazione dei bambini rom, ashkali ed egiziani costretti a vivere in strada in Kosovo, la situazione nelle carceri minorili italiane, le adozioni internazionali irregolari, i “bambini soda” in Africa, vittime della lavorazione artigianale del sapone. E ancora: la Corea del Sud, la società più stressata dell’Asia, le giovani del Kenya date in spose per salvare la famiglia dalla fame, la Rotta Balcanica con i sequestri a scopo estorsivo, i morti senza nome e l’invisibilità di chi raggiunge Trieste.

È un ritratto mondiale drammatico quello che emerge dai servizi finalisti della XXII edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta e che denuncia con professionalità e rigore gli esiti delle guerre che si stanno combattendo nel pianeta, i flussi immigratori irregolari, la violenza e l’illegalità sempre più diffuse tra i più giovani. Sono stati oltre 160 i lavori valutati dalla giuria tecnica, presieduta da Marco Damilano, conduttore de “Il cavallo e la torre”, programma di approfondimento quotidiano di Rai Tre ed editorialista di “Domani”, che ha scelto le terne di autrici e autori candidatisi nelle 7 categorie del Premio. È stato un lavoro attento quello dei giurati e delle giurate, che come ogni anno si sono concentrati sui diritti dell’infanzia per onorare la memoria di Marco Luchetta, Alessandro Saša Ota e Dario D’Angelo, della sede Rai di Trieste, uccisi a Mostar Est nel gennaio 1994 mentre stavano realizzando un servizio sui bambini vittime della guerra balcanica, e di Miran Hrovatin, triestino anche lui, assassinato a Mogadiscio assieme a Ilaria Alpi meno di due mesi dopo. Il Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta si fa ulteriore megafono di denuncia per i troppi casi di violazione e negazione dei diritti nel mondo che riguardano i più piccoli e più indifesi: «Siamo in uno dei momenti più drammatici della storia – sottolinea Damilano -, il premio Marco Luchetta ci aiuta a cambiare il punto di vista. Dai tappeti rossi dei grandi della Terra che calpestano i popoli agli angoli meno illuminati del mondo: i bambini di Gaza e del Congo, le giovani spose del Kenya, i minori negli istituti di pena italiani, gli invisibili senza nome. Lavori straordinari, che testimoniano la necessità dell’informazione, il ruolo e il valore di un mestiere che in tanti vorrebbero cancellare, l’intelligenza, la passione e la sensibilità delle giornaliste e dei giornalisti che continuano a raccontare il mondo partendo dai più indifesi».

I finalisti – Nella categoria TV News sono stati selezionati Daniele Bellocchio, Sky Tg24 Mondo, autore di “Bombe sulle macerie”, dedicato alla guerra civile in Myanmar, dove più di 5 milioni di minori hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria e 7,8 milioni di adolescenti non hanno accesso all’istruzione; Marina Sapia, In Mezz’ora RAI3, autrice di “Mani nude”, indagine realizzata sotto copertura nelle miniere illegali di cobalto nella Repubblica democratica del Congo, dove bambini scavano a mani nude materiale tossico; Fergal Keane, autore per BBC World News di “Gaza’s chidlren starve as Israele withholds all food supplies”, con il quale ha denunciato la fame estrema e le condizioni sanitarie disperate causate da Israele alla popolazione palestinese.

Per la categoria Reportage, la giuria ha scelto “Leaving Gaza”, di Chiara Avesani e Matteo Delbò, documentario che testimonia come chi ha lasciato Gaza in realtà non abbia mai reciso il legame con la Striscia; “Myanmar: la guerra civile dimenticata” per InsideOver, con il quale Daniele Bellocchio testimonia la resistenza giovanile alla sanguinosa dittatura nel Paese asiatico; “La cattiva strada”, mandato in onda da Skytg24, con il quale Gaia Mombelli ha realizzato un approfondimento sull’aumento dei reati minorili.

La terna finalista per la categoria Radiofonia è composta da Alessia Cerantola, autrice per Tre Soldi Rai Radio3 di “La bambina numero 12”, documentario che racconta l’inchiesta su migliaia di adozioni irregolari organizzate da Alice Honegger dal secondo dopoguerra; Gianluca Diana che, con “Africana soap, i bambini della soda” andato in onda per RSI Rete Due, racconta le gravissime ripercussione sulla salute dei bambini che in Sierra Leone entrano in contatto con la soda caustica usata per la lavorazione del sapone; Eleonora Tundo e Davide Rinaldi, autori per RAI Raiplay di “The Korean game”, servizio dedicato al Paese più competitivo del mondo, dove spesso chi non regge il ritmo si suicida. 

Nella categoria Stampa italiana sono in finale Raffaella Calandra, con “Mai così tanti ragazzi in carcere. Affollati anche gli istituti per minori”, per Il Sole 24 ore, reportage sui minori detenuti con già un pesante passato e una lunga pena da scontare; Stefania d’Ignoti, Davide Maria De Luca, Cecilia Butini, che su Domani hanno pubblicato “Ucraina, la diaspora dei bambini: gli orfani contesi tra Roma e Kiev”, inchiesta sul destino di bambini prima affidati a famiglie spagnole e italiane e poi “reclamati” dalle autorità ucraine; Federica Iezzi, che per il Manifesto ha scritto “Tutto il dolore del mondo tra i bambini feriti di Gaza”, nel quale testimonia la sua esperienza tra le giovani vittime.

Finalisti nella categoria Stampa internazionale sono Xhorxhina Bami, che per Balkan Insight ha scritto “Reality check: Kosovo still failing, children forced into street work”, dedicato ai bambini rom, ashkali ed egiziani in Kosovo, dove non vengono protetti dalle autorità e sono costretti a mendicare o lavorare per strada; Tom Perry, che per Al Jazeera ha scritto “In Kenya, girls are sold into marriage to stave off starvation from draught”, denuncia delle condizioni delle giovani donne, costrette a matrimoni precoci per salvare la famiglia dalla fame; Lorenzo Tondo (con Malak A Tantesh da Gaza), che su The Gardian ha pubblicato “One afternoon in gaza, two families tragedies: the childhoods cut short story by Israeli airstrikes”, racconto degli ultimi momenti di vita di un gruppo di bambini uccisi a Gaza a poche ore di distanza e a pochi chilometri gli uni dagli altri.

Nella sezione Rotta Balcanica sono finalisti Alessia Candito, con “I fantasmi della rotta balcanica”, pubblicato su La Repubblica e dedicato alle nuove minacce che incombono su chi la intraprende, tra sequestri a scopo estorsivo e sparizioni sempre più frequenti; Anna Piuzzi, che con “I morti senza nome lungo la rotta balcanica” pubblicato su La Vita Cattolica racconta un dramma quotidiano e lo sforzo a dare degna sepoltura a chi perde la vita lungo la rotta, portato avanti da chi trent’anni fa in quei luoghi visse la guerra e la pulizia etnica; Anna Vitaliani e Renato Orso, autori per RAI Tgr FVG di “Tra speranza e paura”, che hanno documentato la notte di Piazza Libertà a Trieste, tra gli “invisibili” provenienti dalla Rotta balcanica, a cui manca tutto, e i volontari che portano cibo e coperte.

Gli scatti di Haitham Imad (EPA) — “La guerra in prima persona”, pubblicato su Io Donna del Corriere della Sera, e “UN Says Israel Preventing Deliveries from Reaching Gaza” pubblicato su Arab World — e di Mohammed Saber (EPA) — “Gazans anxiously await ceasfire, fearing last-minute catastrophes”, pubblicato su BBC News — sono stati scelti per la sezione Fotografia.