“SvevoJoyce #ZenoBloom” è un progetto coraggioso e stimolante, nato dalle menti dei Professori dell’Università di Trieste Laura Pelaschiar e Paolo Quazzolo, preziosi collaboratori del teatro “Il Rossetti” che, con la loro drammatizzazione, sono riusciti a confezionare una gioiello teatrale su due personaggi così essenziali della letteratura del Novecento: Svevo e Joyce.

L’incontro e il dialogo tra due mondi letterari comunque diversi, dotandoli di una “strumentazione” egregia per un “duetto” dei due protagonisti interpretati magistralmente da Fulvio Falzarano e Francesco Godina, non è affatto una sequela scolastica di citazioni o solamente spunti biografici dei due scrittori, è il mettere in luce le zone d’ombra, le divergenze e le analogie e tra Svevo e Joyce, addentrandosi a recuperare i loro più istintivi pensieri, quasi a riportarli in vita: il lavoro teatrale è riuscito anche a penetrare in una Trieste austroungarica questi giganti della letteratura tra Ottocento e Novecento e il linguaggio di allora, rendendo la pièce un tutt’uno tra i due romanzieri, il loro tempo e i luoghi stessi.

La regia di Davide Calabrese si è avvalsa con duttilità delle immagini e sul ritmo: una intromissione tra comprensibilità e suggestione. Un importante fattore della riuscita di questo spettacolo è che su un testo che si sofferma su monologhi interiori, pensieri non detti, frammenti di memoria, il silenzio ha un peso quasi pari alla parola. La regia di Calabrese ha dato respiro al silenzio che è parte integrante della creazione drammaturgica ed ha evitato il rischio di far prevalere un ordinamento o una posizione di privilegio di uno dei due grandi scrittori sull’altro.

L’idea è dunque quella di mettere in dialogo non solo i loro nomi e biografie, ma anche i loro personaggi, con i loro mondi interiori: la nevrosi, il tempo, il ricordo, l’alterità, l’autoanalisi. In questo senso l’operazione è ambiziosa: crea uno spazio drammatico che non è documentario, né semplice biografia, ma una sorta di “coinvolgimento poetico” in cui le idee letterarie, gli slittamenti simbolici e gli incroci tematici possono emergere con forza.

Riuscitissima l’idea di fondere i loro elementi letterari fondamentali: Svevo con la sua analisi introspettiva, l’autoinganno, la malattia immaginaria, con il suo “Io” di un Zeno Cosini, protagonista della “Coscienza di Zeno”che si avvita su sè stesso quasi come una foglia che cade nell’aria.

Leopold Bloom, personaggio collante nell’”Ulisse” insicuro ma cosmopolita, è la personificazione dell’uomo moderno: l’ironia, la distanza tra ciò che si dice, ciò che si pensa o ciò che si tace, che è caratteristica di entrambi gli autori, ci offrono delle immagini che si prestano ad essere drammatizzate in scena con forte carica simbolica.

E’ proprio per questo che il testo dello spettacolo sembra voler aumentare la potenza metaforica del dialogo Svevo-Joyce: non solo un omaggio dunque, ma un terreno di rivisitazione critica; le loro opere non restano meri libri, vivono, vengono dinamizzate, interrogate, riscoperte ancora una volta, “messe in scena” come un equilibrio incerto.

I rischi maggiori potevano essere quelli della concentrazione di simbolismi e distanze di una distanza emotiva pubblico.-. scrittori, ma la pièce è riuscita ad emozionare e portare a se lo spettatore che non rimane come lettore delle opere di questi grandi della letteratura, ma che ascolta e pensa sulle loro vite e il perchè del loro modo di riportare la realtà.

Uno spettacolo da gustare fino all’ultima …”parola” e per gli appassionati c’è tempo:

lo spettacolo va in scena fino al 19 ottobre con i consueti orari: lunedì,mercoledì giovedì e sabato ore 21; i martedì e i venerdì alle ore 19.30 e le domeniche la pomeridiana alle ore 17.

SVEVOJOYCE #ZENOBLOOM

Di Laura Pelaschiar e Paolo Quazzolo

Regia Davide Calabrese

Con Fulvio Falzarano e Francesco Godina

Mondi sonori Anselmo Luisi

Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia