Nel Salotto Azzurro del Municipio, alla presenza del Sindaco, Roberto Dipiazza con il Presidente del Consiglio Comunale, Francesco Di Paola Panteca, delComandante Regionale della Guardia di Finanza, Generale B. Fabrizio Nieddu con il Generale di Brigata Alessandro N. Serena, Capo di Sato Maggiore del Comado Regionale della Guardia di Finanza, del Presidente della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, di Giuliano NadrahDenis Campana e Shane Gerald Campana, rispettivamente zio e nipoti del Sottobrigadiere della Guardia di Finanza, Gerardo Campana, deportato nel 1945 nel campo di concentramento di Borovnica, hanno donato oggi al Corpo della Guardia di Finanza un berretto appartenuto al loro nonno.

Sarà poi esposto, è stato annunciato, con una cerimonia nel Museo della Foiba di Basovizza gestito dalla Lega Nazionale.

“Per me quello di oggi è un giorno importantissimo e di grande emozione – ha esordito il Presidente del Consiglio Comunale, Francesco Di Paola Panteca, ricordando la figura di Gerardo Campana “nato nel 1895 a Gragnano, in provincia di Napoli e che ha prestato servizio a Trieste, dove nel mese di maggio 1945 fu prelevato assieme a numerosi altri finanzieri dalla caserma di via Udine e venne deportato a Borovnica, dove quasi tre mesi dopo morì. Quando in questi giorni ho incontrato i nipoti del Sottobrigadiere Campana, che avevo conosciuto perché Denis Campana è stato Presidente del Trieste Social Club di Melbourne, in Australia, dov’è nato, mi hanno comunicato la bella notizia del ritrovamento nella casa della nonna, durante un trasloco, di questo berretto che permetterà di ricordare la sua figura e quel drammatico periodo storico”.

“La vita è fatta di emozioni e oggi mi avete fatto provare una gran bella emozione” ha dichiarato il Sindaco Dipiazza. “Vi ringrazio di cuore per questa donazione: il berretto di quest’uomo straordinario che ha dato la vita per queste terre che hanno vissuto dei momenti drammatici ai quali però siamo riusciti a guardare oltre grazie alla collaborazione di tutti”. 

A questo proposito il Primo cittadino ha ricordato con orgoglio due momenti altamente simbolici come il “Concerto dei tre Presidenti” e la visita dei Presidenti della Repubblica di Slovenia, Boris Pahor e della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella a Trieste per rendere gli onori ai caduti alla Foiba di Basovizza Monumento Nazionale, davanti al quale si sono stretti la mano e che Dipiazza ha descritto come “davvero commovente”. 

“Collocheremo questo berretto nel Museo della Foiba di Basovizza nella convinzione e nella speranza che, anche grazie a questa straordinaria testimonianza, la storia venga ricordata per non essere ripetuta”.

“Questo berretto – ha aggiunto il Comandante Regionale della Guardia di Finanza, Generale B. Fabrizio Nieddu – rappresenta una persona, un militare, un uomo delle istituzioni che è morto in seguito alla deportazione in un campo di concentramento. Nel 2009 la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli ha conferito la Medaglia in ricordo con questa motivazione “Venne catturato il primo maggio 1945 insieme con altri commilitoni mentre si trovava in servizio nella caserma di via Udine a Trieste e deportato nel campo di concentramento di Borovnica. A seguito delle gravi sofferenze patite morì nel successivo mese di luglio 1945”.

“Quel berretto per noi militari della Guardia di Finanza riveste un’estrema importanza, ma secondo me ce l’ha per tutti, servendo a futura memoria affinché certe cose non succedano più”.

Il Presidente della Lega Nazionale, Sardos Albertini, ha rimarcato come parlando delle vittime di quel periodo ami usare la parola “martiri, in quanto testimoniano una vicenda terribile e in questi termini va inquadrato questo berretto, che più che un cimelio rappresenta una reliquia”. “Siamo particolarmente grati di ricevere questo berretto come Museo della Foiba perché al suo interno è già conservata la giacca di un altro martire della Guardia di Finanza che era tra i 92 militari catturati in Campo Marzio e infoibati immediatamente. Dal punto di vista museale, questo berretto costituisce un contributo importante, per il quale ringrazio sentitamente i familiari che hanno voluto donarlo”.

“Il nonno, Sottobrigadiere Gerardo Campana – hanno ricordato Denis Campana e Shane Gerald Campana nel corso della cerimonia – prestava servizio presso la 6ª Legione della Guardia di Finanza della Repubblica Sociale Italiana (RSI), di stanza a Trieste. Il suo servizio in città fu tragicamente interrotto il 1° maggio 1945, quando fu catturato dai militari jugoslavi presso la caserma della Guardia di Finanza di Via Udine, 42”. 

“Come molti finanzieri che rimasero al loro posto, fu deportato e detenuto in condizioni disumane, prima nel campo di concentramento di Borovnica e poi nell’ospedale militare di Škofja Loka (Slovenia). Ci risulta che morì in prigionia il 7 luglio 1945 a causa di stenti e maltrattamenti”.

“Oggi consegniamo il suo berretto, ritrovato durante lo svuotamento della casa della nonna, tramite il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza e il Presidente del Consiglio comunale, Francesco di Paola Panteca, che ringraziamo per averci ospitati oggi nel Palazzo municipale, al Comandante Regionale della Guardia di Finanza Generale B. Fabrizio Nieddu, con il desiderio che sia custodito ed esposto presso il Museo della Foiba di Basovizza, gestito dalla Lega Nazionale, in raccordo con la Guardia di Finanza, affinché rimanga a perenne ricordo del sacrificio del congiunto e di tutti coloro che subirono la stessa tragica sorte”. 

“La nostra famiglia è felice di aver ritrovato questo berretto e di poterlo donare oggi per essere esposto dove molte persone lo potranno vedere e tra queste forse un giorno anche i nostri nipoti: nostro nonno ne sarebbe molto orgoglioso, così come lo siamo noi oggi”.

I due nipoti hanno voluto infine condividere con i presenti i ricordi della nonna Giuseppina.

“Quella mattina, tra le mura di casa, nacque un acceso diverbio: il nonno voleva uscire per andare al lavoro, ma la nonna lo implorava di restare. La situazione era tesa, le truppe titine avevano già arrestato molte persone e l’aria era carica di paura. Ma il dovere prevalse. Legato profondamente alla sua divisa e al senso di responsabilità verso la popolazione, il nonno uscì comunque, col cuore colmo di amarezza e, quasi fosse un segno del destino, dimenticò a casa il suo berretto. Da quella mattina non ha fatto più ritorno a casa. Ogni sera, la nonna si affacciava alla finestra della sua casa di via Ponziana, aspettando invano il suo ritorno, affidando alle preghiere la speranza di poterlo rivedere ancora.

All’interno del berretto era custodito un biglietto, che a contatto con le mani si è sbriciolato, ma ricordiamo perfettamente che riportava, scritto dalla nonna, queste parole: «Amore mio, dormo con questo ogni sera»”.