Sabato 10 maggio alle ore 19 nella Sala Comunale d’Arte (piazza dell’Unità d’Italia 4) sarà inaugurata la personale del pittore Livio Zoppolato, “Divieto di affissione”, curata dall’architetto Marianna Accerboni, che introdurrà l’esposizione sul piano critico. 

In mostra quasi una ventina di opere realizzate a tecnica mista su tela e faesite dall’artista negli ultimi quattro anni. 

La mostra sarà visitabile fino al 28 maggio tutti i giorni in orario 10-13 e 17-20.

Info: Livio Zoppolato | [email protected] | +39 347 552 5101

Livio Zoppolato (Buie d’Istria, 1944) vive e opera a Trieste dal 1955. Si è formato con il pittore Vittorio Cossutta, con il maestro Nino Perizi e frequentando i corsi della Scuola Libera dell’Incisione “Carlo Sbisà” di Trieste. Ha esposto ripetutamente in mostre personali e collettive a livello nazionale, nella Sala Comunale d’Arte di Trieste e in Slovenia.

Di seguito un estratto scritto dalla curatrice della mostra Marianna Accerboni:

Nato a Buie d’Istria, esule da quella terra e naturalizzato triestino, il pittore Livio Zoppolato non ha tuttavia scordato il fascino profondo dei paesaggi di mare e di terra della sua patria, che ricorrono spesso nel suo molteplice e poliedrico fare artistico. Dal figurativo più narrativo anche se – come s’intuisce – dipinto con grande immediatezza, il pittore si è infatti spinto con destrezza nei territori dell’astrazione e dell’informale. E, in questa mostra, Zoppolato sfiora con altrettanta abilità il concettuale, proseguendo in tal senso la propria ricerca e creando una serie di dipinti armonica e coerente, che si avvale di una gamma di colori raffinata e ricca di sfumature tendenzialmente calde e decise, in cui la luce fa da felice contrappunto al cromatismo.

Il significato dell’esposizione è costituito da una variegata protesta contro chi vandalizza e deturpa i muri delle case, creando una situazione di degrado urbano che spesso fa purtroppo da cornice alla nostra quotidianità.

Per giungere a questa rappresentazione, Zoppolato usa l’intonaco come materia pittorica, giustappone su tale supporto un collage di manifesti cartacei strappati e macerati e, in modo inverso, interviene attraverso il decollage, cioè togliendo degli elementi dalla superficie dell’opera: ispirato in tal senso dalla sperimentazione New Dada iniziata nella seconda metà del Novecento da Mimmo Rotella e dal fotografo e pittore francese Raymond Hains.

Su questa stratificazione inserisce quindi anche dei pigmenti, implementandola attraverso una gestualità di segni e simboli, disarmonici o armonici, a seconda del soggetto che l’artista vuole rappresentare, alludendo nel primo caso alla denuncia contro il vandalismo, nel secondo all’indimenticato paesaggio istriano. Una creatività che ha meritato al pittore molti premi in occasione delle numerose ex tempore cui l’artista ha partecipato.