Chiara Bardelli Nonino, curatrice artistica indipendente, firma a Milano una mostra pionieristica che unisce arte e intelligenza artificiale. Una friulana alla guida di un progetto espositivo innovativo unico nel panorama nazionale: al Museo di Fotografia Contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo, sabato 17 maggio inaugura “ANIMATI. God, Human, Animal, Machine“, una mostra da lei curata che esplora per la prima volta in Italia l’archivio fotografico di un museo pubblico attraverso la computer vision dell’AI.
Per la prima volta in Italia, un’AI esplora l’archivio di un museo pubblico, per mettere in scena il dialogo tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. “ANIMATI. God, Human, Animal, Machine” è la nuova mostra del Museo di Fotografia Contemporanea, firmata dalla curatrice indipendente friulana Chiara Bardelli Nonino, che mette al centro l’intersezione tra arte e tecnologia nel tentativo di definire la nostra umanità.
La mostra inaugura sabato 17 maggio alle ore 17.30 con un incontro aperto al pubblico. L’allestimento si avvale della collaborazione con l’artista Giacomo Mercuriali e il direttore creativo Emanuele Amighetti che, per l’occasione, hanno implementato un motore di ricerca ad hoc applicando CLIP (Contrastive Language-Image Pre-training), un modello di computer vision open-source sviluppato da OpenAI. Questo modello è stato “addestrato all’osservazione” su un vasto dataset di oltre 400 milioni di coppie immagine-testo, attingendo all’enorme quantità di dati disponibili su internet. Attraverso il motore di ricerca locale creato ad hoc, l’algoritmo ha selezionato le immagini rispondendo a query concettuali, filosofiche, astratte.
«L’AI è stato un primo filtro: uno strano strumento che ha permesso di navigare in maniera inedita l’archivio virtuale del Mufoco e uno sguardo meccanico associato a un’arte così piena di umanità come la fotografia. La prima scrematura algoritmica ha creato una sorta di deformazione nel campo curatoriale, costringendo a guardare le immagini con un primo sguardo diverso – decontestualizzato, nudo, artificiale» spiega la curatrice, Chiara Bardelli Nonino «Le immagini che sono state scelte e messe in mostra sono quelle che hanno mostrato una contraddizione o un’affinità evidente tra la query e il risultato, un’interpretazione sorprendente o sorprendentemente sbagliata da parte dello sguardo algoritmico. Che hanno messo a nudo vulnerabilità, bias e problematiche legate al tema della mostra – la nostra umanità».
L’esposizione presenta una selezione di 137 opere di 77 autori italiani e internazionali, curata da Chiara Bardelli Nonino a partire dai risultati della ricerca algoritmica. Tra gli artisti selezionati figurano da Gabriele Basilico, Lisetta Carmi a Mimmo e Franceso Jodice, da Günter Brus a Bernard Plossu. Si afferma così una nuova forma di curatela “aumentata”, in cui l’intelligenza artificiale non si limita a collaborare, ma partecipa attivamente al processo di interpretazione iconografica, generando un inedito cortocircuito tra umano e macchina.
CLIP ha “osservato” e analizzato un dataset di oltre 12.000 immagini, rappresentative delle oltre 60000 catalogate e digitalizzate dell’archivio del museo, che conta ormai oltre 2 milioni di fotografie, permettendo di indagare come l’AI possa interpretare e catalogare contenuti visivi in relazione a concetti astratti e soggettivi.
Attraverso l’uso di CLIP, l’Archivio del Museo è stato quindi esplorato tramite parole chiave – query – che rimandano a temi complessi come anima, coscienza, morte, nascita, ritualità, conflitto o famiglia. La mostra mette in scena il cortocircuito per cui parole associate all’estremamente umano vengono filtrate da un’intelligenza artificiale nata per interpretare la realtà con una lente statistica, deterministica e funzionale. Questo approccio non solo ha messo in luce le capacità, le problematiche e i limiti dell’intelligenza artificiale nell’interpretare le immagini, ma solleva interrogativi critici su come le macchine possano vedere e comprendere il mondo, e quali implicazioni ciò abbia per la nostra concezione di umanità.
Per i visitatori della mostra, un elemento di sorpresa rimane: il display allestitivo rivela infatti le parole chiave che hanno guidato la selezione delle opere, ma l’associazione delle query con le immagini in mostra è lasciata all’interpretazione del pubblico. Questa dinamica simula l’esperienza quotidiana di imbattersi in innumerevoli immagini, spesso decontestualizzate, in un flusso continuo e inatteso come lo scroll infinito dei nostri schermi.
Un esempio: l’AI alla ricerca dell‘anima’ nell’archivio di Mufoco
La ricerca della parola “anima” o il corrispettivo in inglese “soul” sul motore di ricerca creato per la mostra, basato su CLIP, produce risultati sorprendenti. Nonostante l’apparente astrattezza del termine, l’algoritmo restituisce una selezione di 20 immagini dall’archivio che, secondo la sua analisi in quel preciso momento, presentano una maggiore affinità concettuale con la query. Tra queste, spiccano opere come il Pellicano (1957) di Paolo Monti, Les reliefs de la table (2000) di Anne Montaut e Bruciatura (1977) di Mimmo Jodice. L’inattesa comparsa, tra i risultati, della banana, protagonista della fotografia Les reliefs de la table (2000) di Anne Montaut, evidenzia un aspetto cruciale di questa esplorazione. Questo glitch è un errore che rimanda all’utilizzo non ortodosso dello strumento. I modelli di computer vision nascono primariamente per applicazioni pratiche e commerciali, come il riconoscimento di categorie di oggetti. Quando vengono sollecitati a interpretare concetti astratti, rivelano non solo i limiti intrinseci della loro architettura, ma anche preziose informazioni sui dati con cui sono stati addestrati e, di conseguenza, sulla mentalità di chi li ha creati. È fondamentale sottolineare che questa specifica selezione di immagini non è da intendersi come una risposta definitiva o immutabile. Data la natura dinamica dei modelli di intelligenza artificiale e delle continue evoluzioni nel loro funzionamento, una ricerca identica condotta anche in un momento successivo potrebbe restituire risultati parzialmente o completamente differenti. L’algoritmo, pur basandosi su principi di similarità, opera in uno spazio semantico complesso e in continua trasformazione.
Ad arricchire l’esperienza della mostra, in esposizione “67 Days, 364 Hours, 21.840 Minutes, 163.350 Vectors”, l’installazione di lunga durata dell’artista visivo Giacomo Mercuriali, composta da 163.350 immagini generate tramite intelligenza artificiale, ciascuna mostrata in proiezione per esattamente 8 secondi. Ogni immagine è visibile una sola volta. Il numero totale di immagini corrisponde al tempo complessivo di apertura al pubblico dello spazio espositivo lungo l’intera durata della mostra. L’opera è strutturata come una sequenza continua che si dispiega in tempo reale. La proiezione è inserita all’interno di una scenografia immersiva composta con materiali ritrovati nei depositi del museo.
“ANIMATI. God, Human, Animal, Machine” è molto più di una mostra: è un laboratorio aperto sul senso delle immagini nell’era algoritmica, un invito a riconsiderare la fotografia non solo come documento o arte, ma come specchio delle nostre domande più profonde. In un mondo in cui le macchine imparano a vedere, il gesto umano dell’osservare assume un valore nuovo. Una riflessione urgente e poetica sul nostro tempo, sul confine tra naturale e artificiale, tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo diventando.
Tutte le opere in mostra sono conservate nella collezione del Museo di Fotografia Contemporanea nei fondi di proprietà del Museo di Fotografia Contemporanea, di Regione Lombardia, Direzione Generale Cultura, Archivio di Etnografia e Storia Sociale e di Città metropolitana di Milano.
AUTORI IN MOSTRA:
Andrea Abati, Mariette Pathy Allen, Paul Almasy, Giovanni Ambrosio, David Royston Bailey, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Gianantonio Battistella, Antonio Biasiucci, Andrea Botto, Günter Brus, Maurizio Buscarino, Lisetta Carmi, Mario Cattaneo, Carla Cerati, Sofiya Chotyrbok, Tomaso Clavarino, Dario Colombo, Mario Cresci, Mario De Biasi, Paola De Pietri, Attilio Del Comune, Sergio Del Grande, Simone Donati, Mario Dondero, Maria Erovereti, Franco Fontana, Dino Fracchia, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Franco Grignani, Nicoletta Grillo, Guido Guidi, Giulia Iacolutti, Dino Ignani, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Ketty La Rocca, Armin Linke, Giorgio Lotti, Fulvio Magurno, Luca Marianaccio, Mary Ellen Mark, Gabriele Milani e Silvano Lucca (Publifoto), Anne Montaut, Paolo Monti, Giordano Morganti, Floris Neusüss, Enzo Nocera, Federico Patellani, John Phillips, Bernard Plossu, Pier Paolo Preziosi, Paolo Riolzi, Aleksandr Michajlovic Rodcenko, Marialba Russo, Alain Sagaert, Chiara Samugheo, Luca Santese / Cesura, Simone Schiesari, Claudia Sinigaglia, Livia Sismondi / Collettivo Donne Fotoreporter, Alessandra Spranzi, Studio Tollini, Michi Suzuki, The Cool Couple, Giuliana Traverso, Jacopo Valentini, Véronique Vercheval, Luigi Veronesi, Alessandro Vicario, Alba Zari, Klaus Zaugg.
Biografie
Chiara Bardelli Nonino è una curatrice indipendente e Features Director di Harper’s Bazaar Italia. Nella sua ricerca si concentra principalmente sull’arte visiva contemporanea, in particolare nella sua intersezione con questioni identitarie e cultura post-internet. È stata curatrice del Photo Vogue Festival e collabora con varie testate. Dopo la laurea magistrale in Estetica è stata per oltre un decennio Senior Visual Editor di Vogue Italia, L’Uomo Vogue, e della sezione fotografica di Vogue.it.
Emanuele Amighetti è un art director con sede a Milano. Il suo lavoro è definito da un approccio interdisciplinare e interculturale che fonde la cultura visiva contemporanea con i nuovi media. Concettualizza, commissiona e dirige un’ampia gamma di progetti, dal branding all’editoria, in collaborazione con artisti, fotografi, registi e stylist internazionali sia emergenti che affermati. Dal 2021 al 2023 è stato direttore creativo di Esquire Italia. Dal 2025 ricopre il ruolo di Executive Image Director di Harper’s Bazaar Italia.
Giacomo Mercuriali è artista visivo e teorico dell’immagine. La sua ricerca indaga le intersezioni tra immagini, potere e veridizione. Collabora con musei, accademie e istituzioni internazionali, affiancando alla pratica artistica un’attività teorica e curatoriale. Vive e lavora a Milano.
Museo di Fotografia Contemporanea
Villa Ghirlanda, via Frova 10
20092 Cinisello Balsamo – Milano Italia
INFO MOSTRA
La mostra sarà aperta dal 18 maggio al 31 agosto 2025
nei seguenti giorni e orari
dal mercoledì al venerdì ore 16 – 19; sabato – domenica ore 10 – 19
chiusura estiva dal 6 al 17 agosto




