Da Primo Levi a Gillo Dorfles, passando per Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, e poi Ian McEwan, José Saramago, Natalia Ginzburg, Annie Ernaux, Agota Kristof, Azar Nafisi, Luis Sepúlveda, Gioconda Belli, Claudio Magris e molti altri: scrittori, intellettuali e protagonisti della cultura che hanno lasciato un segno nel nostro tempo. A restituircene la presenza è l’obiettivo di Basso Cannarsa, fotografo capace di trasformare l’incontro in racconto e il ritratto in un piccolo romanzo visivo.

La mostra Ritratti eloquenti, ospitata nel Salone Abbaziale di Sesto al Reghena dal 13 settembre al 5 ottobre 2025, nasce dalla collaborazione tra il Comune di Sesto al ReghenaeThesis associazione culturaledi Pordenone, promotrice del festival Dedica. Non è un caso: Cannarsa ha immortalato molti degli autori che in trent’anni hanno animato Dedica, e il legame con la rassegna si ritrova in queste immagini potenti e intime.

Nato a Termoli nel 1956, freelance dal 1987, Cannarsa ha lavorato con le principali case editrici e con quotidiani italiani e internazionali. Dal 1987 al 2008 è stato distribuito dall’agenzia Grazia Neri e oggi è rappresentato dall’agenzia francese Opale. Negli anni si è guadagnato l’appellativo di “fotografo degli scrittori”: nelle sue immagini, discrete e vibranti, ogni volto si rivela senza artifici, con ironia o abbandono, restituendo l’essenza di chi vive di parola e pensiero.

La mostra raccoglie oltre quaranta ritratti selezionati dal critico d’arte Angelo Bertani e da Claudio Cattaruzza, direttore artistico di Dedica. «Le fotografie di Cannarsa – afferma Cattaruzza – non sono mai pura documentazione. Sono incontri, frammenti di vita, momenti irripetibili che si fanno racconto. In lui la professionalità si intreccia con una passione letteraria profonda, capace di far emergere un valore culturale che supera il concetto stesso di mestiere».

Accanto a lui, Bertani sottolinea la forza del ritratto come forma di resistenza al tempo: «Ogni fotografia – spiega – trattiene un istante che non ritorna, ma nel volto di uno scrittore o di un artista fissa anche qualcosa di più profondo, il tratto che lo rende unico. Cannarsa sa evitare la retorica della celebrità, predilige la naturalezza e l’ironia, e con il suo sguardo discreto mette in salvo la parte più autentica di una personalità».

Un percorso che trova casa in un luogo di straordinaria suggestione. «Le foto di Basso Cannarsa – dichiara l’assessora alla cultura Elisa Coassin – dialogano con lo spazio del Salone Abbaziale e con la storia che custodisce. Sono ritratti che attraversano cinquant’anni di cultura e che ogni visitatore potrà riconoscere come parte del proprio vissuto di lettore. Questa mostra – aggiunge – è anche frutto di una collaborazione virtuosa tra istituzioni e operatori culturali, un metodo di lavoro condiviso che ha contribuito a fare del Friuli Occidentale un laboratorio culturale riconosciuto a livello nazionale e che è stato alla base della candidatura di Pordenone Capitale Italiana della Cultura 2027».

Sulle pareti dell’Abbazia, dunque, i ritratti di Cannarsa diventano dialoghi: non solo con chi vi è raffigurato, ma anche con chi guarda. Ad accompagnarli, un catalogo che raccoglie testi critici e testimonianze, pensato per lasciare una traccia duratura oltre i giorni dell’esposizione. La fotografia, in questo senso, non solo restituisce un volto, ma diventa memoria condivisa, ponte fra generazioni, strumento di conoscenza e di emozione che resiste all’usura del tempo.

Un’occasione preziosa per scoprire, attraverso l’occhio di Basso Cannarsa, quanto un volto possa raccontare e quanto la fotografia, come la letteratura, riesca a salvarci dal tempo.

L’inaugurazione è fissata per sabato 13 settembre, alle 17,nel Salone Abbaziale.

La mostra sarà visitabile fino al 5 ottobre ogni venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. L’ingresso è libero.

Per informazioni: tel. 0434 699701.