Pubblicati sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science i risultati dello studio che ha analizzato i dati relativi al periodo dal 2009 al 2018
Il riscaldamento del mare, insieme alle alterazioni ambientali causate dalle attività antropiche, sta provocando un progressivo declino delle praterie di piante marine dell’Alto Adriatico. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato recentemente sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science. La ricerca testimonia che le praterie di Posidonia oceanica, Cymodocea nodosa e di altre piante marine, vitali per la biodiversità, la stabilità costiera e lo stoccaggio del carbonio, sono messe a rischio da una molteplicità di fattori.
Lo studio, coordinato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, ha coinvolto un gruppo internazionale di ricercatori e ricercatrici dell’Area Marina Protetta di Miramare, dell’Università degli Studi di Trieste, dell’Istituto Nazionale di Biologia di Slovenia – NIB e dell’Università di Maribor (Slovenia), e ha evidenziato come l’alterazione ambientale e il riscaldamento del mare contribuiscano in maniera significativa al declino delle praterie di fanerogame marine, in particolare Cymodocea nodosa, nelle aree costiere dell’Adriatico settentrionale.

L’analisi si è concentrata soprattutto sulle coste slovene e italiane del Golfo di Trieste e ha utilizzato un approccio integrato di monitoraggio sul campo e analisi statistiche per valutare la relazione tra pressione antropica e risposta della vegetazione marina. La relazione tra le dinamiche delle fanerogame marine e le variazioni ambientali è stata, infatti, studiata analizzando i pattern spazio-temporali delle variabili ambientali e applicando modelli matematici riferiti a due distinti intervalli temporali: 2009-2013 e 2014-2018.
Lo studio dimostra come il declino delle praterie di piante marine nel golfo sia causato sia da impatti locali (inquinamento, urbanizzazione, alterazioni idrologiche) sia da stress climatici globali (riscaldamento marino).
Nell’Adriatico settentrionale, Cymodocea nodosa risulta essere la specie dominante, mentre la Posidonia oceanica e diverse specie di Zostera mostrano una distribuzione decisamente più frammentata, spesso ridotta a piccole aree isolate.
“I risultati indicano che Cymodocea nodosa è ancora presente nel Golfo, in particolare lungo la costa da Monfalcone alla foce del Tagliamento, ma nel periodo 2014-2018 si sia registrata una diminuzione della sua copertura pari al 30% nelle acque slovene e fino all’89% lungo la costa vicino a Trieste” spiega Vinko Bandelj, oceanografo dell’OGS, precisando che “l’analisi delle variabili fisico-chimiche ha rivelato un aumento della temperatura dell’acqua marina in tutto il Golfo e una variazione del carico di nutrienti, con una riduzione particolarmente significativa nelle acque slovene”.
Il gruppo di ricercatori e ricercatrici ha identificato la luce nella colonna d’acqua, la disponibilità di nutrienti, la temperatura e la tipologia di sedimento come i principali fattori determinanti per la presenza delle piante marine. Tuttavia, molto probabilmente anche altri fattori su scala locale, ad esempio interventi antropici costieri e urbanizzazione, hanno contribuito a ridurre la resilienza di queste specie nei confronti delle perturbazioni ambientali.
La conservazione di questi habitat è considerata essenziale per la mitigazione del cambiamento climatico e per la salvaguardia della biodiversità marina del Mediterraneo. Per raggiungere tale scopo, lo studio evidenzia come sia necessario sviluppare strategie integrate di pianificazione spaziale, includendo la riduzione delle pressioni antropiche locali, la protezione delle aree costiere meno degradate e il monitoraggio a lungo termine dei parametri climatici e biologici. Sebbene studi su larga scala siano utili per prevedere l’impatto dei cambiamenti climatici, rimangono altrettanto fondamentali indagini locali, come quella svolta in questo studio, per sviluppare strategie di conservazione mirate.
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● Link alla pubblicazione
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S027277142500441X?via%3Dihub
Gianni et al., 2025 – Environmental alterations and sea warming drive seagrass meadow decline in urbanized coastal areas of the northern Adriatic Sea
Il lavoro è stato in parte finanziato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4 Componente 2 Investimento 1.4 – Bando n. 3138 del 16 dicembre 2021, rettificato con Decreto n. 3175 del 18 dicembre 2021 del Ministero dell’Università e della Ricerca, finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU; Numero di concessione: Codice progetto CN_00000033, Decreto di concessione n. 1034 del 17 giugno 2022 emanato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, CUP D33C22000960007, Titolo del progetto “National Biodiversity Future Center – NBFC”.