È possibile ridurre il dolore cronico provocato dalla fibromialgia attraverso la respirazione profonda (diaframmatica) insegnata ed eseguita in un ambiente virtuale immersivo (video https://youtu.be/V8gMl3EALl8). Lo dimostra uno studio pilota condotto dall’Università di Udine con l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc). La percezione del dolore viene mitigata grazie all’applicazione ideata dall’Ateneo che fa vivere un’esperienza rilassante e attiva, con un controllo in tempo reale dei parametri fisiologici.

I risultati

Lo studio ha coinvolto 20 pazienti. Dieci del gruppo sottoposto a cinque sessioni dell’ambiente virtuale. E 10 del gruppo di controllo, cioè non trattato inizialmente, utilizzato per comparare e valutare l’impatto terapeutico dell’esperienza immersiva. Al termine, il gruppo trattato ha registrato un miglioramento complessivo del dolore del 51% rispetto al gruppo di controllo e del 40% nell’impatto della fibromialgia sulla qualità della vita. Il disegno del protocollo è stato ideato per sperimentare la realtà virtuale in tutti e venti i pazienti, applicando la realtà virtuale in tempi diversi ad entrambi i gruppi.

Riscontro internazionale

Lo studio, “Efficacy of immersive virtual reality combined with multisensor biofeedback on chronic pain in fibromyalgia: a pilot randomized controlled trial”, è stato pubblicato dalla rivista scientifica internazionale “Acr Open Rheumatology” (https://acrjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/acr2.70048). La rivista è edita dall’American College of Rheumatology.

Gli autori

La ricerca è stata realizzata da un gruppo congiunto dello Human–Computer Interaction Lab del Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’Ateneo e della Clinica di Reumatologia dell’Asufc. Il team è composto dai coordinatori, i direttori del laboratorio, Luca Chittaro, e della Clinica, Luca Quartuccio, che dirige anche la Scuola di specializzazione in Reumatologia dell’Università di Udine, e da Sofia Cacioppo, Simone Longhino e Marta Serafini.

Il “trattamento” immersivo

Il laboratorio dell’Ateneo friulano ha creato un’esperienza nella quale i pazienti, indossando un casco, si immergono in un mondo di tipo “fantasy”, nel quale si svolge una storia fantastica a lieto fine. Inoltre, indossano dei sensori fisiologici che misurano la respirazione, l’attività cardiaca e la conduttanza della pelle. L’applicazione mappa questi parametri fisiologici negli eventi che accadono nel mondo fantasy. L’esperienza è poi strutturata come una serie di episodi legati a una narrativa che il paziente fa evolvere attraverso dei cambiamenti della propria fisiologia. Questi cambiamenti si ottengono con una tecnica di respirazione lenta e profonda.

«Quindi – spiega il professor Luca Chittaro – se la persona applica bene la tecnica di respirazione controllata insegnata nella realtà virtuale, la storia evolve e il mondo virtuale diventa più bello, anche graficamente, rinforzando l’apprendimento della tecnica per far diminuire la percezione del dolore».

Lo studio, sottolinea il professor Luca Quartuccio, «dimostra la fattibilità e il promettente potenziale della realtà virtuale immersiva per il trattamento della fibromialgia e suggerisce che questa applicazione può migliorare l’efficacia del biofeedback, cioè dei parametri di tensione muscolare, pressione e frequenza cardiaca del paziente, favorendo un’esperienza più coinvolgente e rilassante. I nostri risultati, sebbene preliminari, supportano il riconoscimento formale da parte della Food and drug adrministration (Fda) statunitense del campo emergente delle terapie immersive, incoraggiando l’uso dell’esperienza virtuale immersiva nel trattamento del dolore muscoloscheletrico cronico».

Infatti, questa applicazione utilizzata nella ricerca, spiega Chittaro, «fa parte di una serie di sistemi di realtà virtuale realizzati nello Human-Computer Interaction Lab che appartengono a una nuova area di ricerca internazionale chiamata “Immersive Therapeutics”, cioè l’uso della realtà virtuale da parte dei pazienti per trattare problematiche specifiche».

D’altra parte, evidenzia Quartuccio, «la gestione del dolore cronico muscoloscheletrico in generale e del dolore nociplastico, cioè causato da un’alterazione nella percezione e nell’elaborazione del dolore da parte del sistema nervoso centrale, in particolare della fibromialgia, richiede sempre più un approccio multidisciplinare integrando le innovazioni tecnologiche e gli interventi non farmacologici. L’utilizzo della realtà virtuale immersiva rappresenta una nuova frontiera in questo contesto clinico, potendo sintetizzare diversi approcci alternativi al farmaco: meditazione, biofeedback, respirazione diaframmatica e “gamification” dell’intervento terapeutico attraverso l’esercizio fisico eseguito in ambiente virtuale con story telling e coach virtuale».

La fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome cronica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, affaticamento persistente, disturbi del sonno, problemi cognitivi come difficoltà di concentrazione e memoria, sintomi depressivi o ansiosi. Colpisce dal 2 al 4% della popolazione mondiale, in Italia circa 2 milioni di persone, in Friuli Venezia Giulia circa 30mila. Il 90% dei pazienti sono donne, con un picco di insorgenza tra i 40 e i 60 anni. La malattia non è ancora inserita nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), quindi molte spese sono a carico dei pazienti. In Friuli Venezia Giulia è attesa l’attivazione di un registro regionale della fibromialgia, previsto dalla legge regionale 13/2017, per migliorare diagnosi e assistenza.

La fibromialgia non è pericolosa per la vita, ma può comprometterne seriamente la qualità, rendendo difficili anche le attività quotidiane. È spesso definita una “malattia invisibile”, perché non lascia segni visibili, ma ha un impatto profondo. Le cause non sono ancora completamente chiare. Si ipotizzano: fattori genetici, alterazioni nei neurotrasmettitori, come serotonina e dopamina; eventi stressanti o traumatici e infezioni virali, come il post Covid-19 che sembra aumentare il rischio fino a cinque volte. Non esiste una cura definitiva, ma si utilizzano approcci multimodali: farmaci (antidepressivi, miorilassanti, analgesici); terapia fisica e attività aerobica moderata; psicoterapia, soprattutto quella cognitivo-comportamentale; tecniche di rilassamento e mindfulness; biofeedback.