Nel solco di una tradizione ormai radicata e attesa, l’associazione All’Ombra del Campanile Aps di Passons ha organizzato nelle sale espositive di via Villalta (al civico 2) la mostra “L’enigma sospeso: Campigli, de Chirico la ricerca oltre la realtà“, che si avvale del patrocinio del Comune di Pasian di Prato e che sarà inaugurata alle ore 18 di venerdì 31 ottobre.
Curato da Didier Zompicchiatti e Davide Zampis, l’allestimento – visitabile con ingresso libero fino all’11 novembre, il giovedì e il venerdì dalle 16 alle 19, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19, lunedì 10 e martedì 11 novembre dalle 16 alle 19 – permette di ammirare una selezione di opere grafiche dei due maestri, immergendo il visitatore nella loro intensa lezione artistica. Quella di Giorgio de Chirico, «ancora attuale – sottolinea Zompicchiatti – per l’impatto profondo e universale della sua pittura metafisica, è tesa a esplorare l’inquietudine, il mistero e l’enigmaticità della realtà, andando oltre il visibile». Le scene raffigurate da de Chirico, come testimoniano i lavori in esposizione a Passons, stupiscono proprio per l’apparente semplicità di ciò che raffigurano: una realtà presente solo in apparenza, «in cui la luce – ancora Zompicchiatti – crea ombre solitamente lunghe, il cielo ha tinte innaturali, la prospettiva è sempre deformata e lo spazio appare instabile». Le ambientazioni urbane sono prive di vita e silenziose e tutto appare intriso di simbolismo, dai manichini alle statue, dai treni alle piazze, espressione dell’inconscio dell’artista. Il risultato sono creazioni oniriche, dalle atmosfere sospese, con accostamenti quasi improbabili e motivi classici che si ritrovano anche in Massimo Campigli. «Entrambi – conclude il curatore – nutrivano un forte interesse per l’arte antica; furono frequentatori della scena parigina e lavorarono assieme alla pittura parietale del Palazzo dell’Arte a Milano, nel 1933. Campigli, affascinato dal mondo etrusco, attua una rivisitazione personale delle forme arcaiche, che si fanno filtro e strumento della sua creatività e della sua pratica pittorica; le sue figure di donna, racchiuse in sagome primordiali di grande suggestione simbolica, diventano esplicite meditazioni sull’archetipo femminile».