NELLA SECONDA GIORNATA DELLE CELEBRAZIONI PER I 50 ANNI DALA MORTE IL CONVEGNO INTERNAZIONALE E LE NOTE DI “ECCHIME”: POMERIGGIO DI EMOZIONI CON PIOTTA, DAVIDE TOFFOLO.. PRESENTATI ANCHE IL MURALE DI CAMPO DALL’ORTO E IL PROGETTO “FRAMMENTI”.
Nel teatro Pasolini di Casarsa gremito di giovani, l’eco del nome di Pasolini ha attraversato ieri il silenzio come una voce che continua a interrogarci. Dopo una giornata di studi intensi, il pomeriggio si è riaperto con un’ovazione: sul grande schermo scorrevano le immagini del videoclip Ecchime, il brano che Piotta feat. Davide Toffolo ha realizzato per i cinquant’anni dalla morte del poeta. “L’ho girato a Roma Est, tra Tor Pignattara e il Pigneto, i luoghi cari a Pasolini – ha raccontato Piotta dal palco –. Quelle strade sono anche le mie. È un pezzo che nasce dal bisogno di rendere omaggio non solo a lui, ma anche a mio fratello, scrittore, che non c’è più. Ho pensato che il featuring avesse senso solo se capace di arricchire: Davide Toffolo era perfetto, un amico, uno che spacca. L’ho chiamato e gli ho detto: ‘Oh Dà…!’”.
Toffolo, accanto a lui, ha ricordato il legame che lo unisce al Centro Studi Pasolini: “Il mio primo Virgilio per una graphic novel fu proprio Marco Salvadori, oggi presidente del Centro Studi Pasolini e allora bibliotecario, più di vent’anni fa. Nel video compare anche il Tagliamento, luogo centrale nella poetica di Pasolini, poeta che vi auguro di incontrare con la stessa forza con cui l’ho incontrato io”.
l pomeriggio è proseguito con l’artista Matteo Campo Dall’Orto, autore del grande murale che in questi giorni sta prendendo forma sulla facciata del teatro comunale: la prima opera del progetto Tracce corsare. Segni e disegni alla ricerca del poeta di Casarsa. “Il senso del mio lavoro – ha spiegato– è molteplice, come le sfaccettature di Pasolini. Mi sono chiesto come rappresentarlo qui, nel suo paese: l’ho frammentato, trasformando l’opera in un dittico che a sua volta si spezza, perché Pasolini è difficile da afferrare.”
A seguire la presentazione di “Frammenti”, progetto multidisciplinare ideato da Karla Hidalgo Volreau, che raccoglie ritratti e testimonianze di adolescenti tra i 16 e i 18 anni di tutta Italia. Nato dopo la visione di Comizi d’amore, ne rinnova lo spirito di indagine e ascolto, esplorando come la Generazione Z vive, ama e comunica. “Il mio progetto fotografico si ispira a Pasolini del 1964 – ha spiegato Hidalgo Volreau –. Come lui, ho girato l’Italia per incontrare studenti e parlare di futuro, paure e sogni, ma anche di come l’intelligenza artificiale influenzi la loro vita. Finora ho lavorato in cinque regioni, e con il Centro Studi ho coinvolto i licei di Spilimbergo, Cordenons e Codroipo.”
Le voci del pomeriggio hanno dato corpo visivo e musicale all’eredità del poeta, dopo una mattinata di alto livello accademico. Marco Salvadori, presidente del Centro Studi Pasolini, aveva aperto i lavori ricordando la necessità di riscoprire la forza delle sue parole e di mettere il patrimonio del Centro a disposizione degli studiosi. sottolineando la presenza di 500 giovani e la partecipazione di venti classi collegate da tutta Italia: “È la prova che questa è la strada giusta. Ai giovani affidiamo il compito di proseguire il nostro lavoro.”
Sono seguiti i saluti istituzionali del senatore Marco Dreosto, del vicesindaco di Roma Pierluigi Sanna, del consigliere regionale Markus Maurmair, del sindaco di Bologna Matteo Lepore (in collegamento) e del sindaco di Casarsa Claudio Colussi.
La prima sessione, presieduta da Francesca Cadel, ha visto Sebastiano Valerio, professore ordinario di Letteratura italiana a Foggia, parlare di Pascoli, Pasolini e il desiderio della poesia; Pier Mario Vescovo, docente a Venezia, riflettere sulla dimensione teatrale dell’autore; Riccardo Costantini, responsabile degli archivi di Cinemazero, analizzare le interviste come autoritratto; Francesca Agostinelli, critica indipendente, ripercorrere l’amicizia di Pasolini con Zigaina; e Roberto Chiesi, della Cineteca di Bologna, chiudere come discussant.
Nella seconda sessione, presieduta da Giacomo Trevisan, Giulio Ferroni, professore emerito alla Sapienza, ha indagato il destino del mito; Laura Cannavacciuolo ha parlato delle mitologie urbane nel Sud delle Lettere luterane; Massimiliano Tortora ha analizzato il rinnovamento del codice lirico; Giorgia Bruni ha approfondito il mito della madre nella poesia pasoliniana; e Rino Caputo ha evidenziato come l’etica sia il filo comune.
La terza sessione, presieduta da Andrea Zannini, ha visto Ugo Perolino proporre un dialogo tra Pasolini e Bruno Latour; Bruno Pischedda riflettere sul Pasolini polemista; e Carlo Serafini concludere con la militanza corsara.Gian Mario Villalta, direttore artistico di Pordenonelegge, ha chiuso i lavori restituendo l’immagine di un Pasolini inquieto e necessario.
Mentre fuori, sulle pareti del teatro, il volto del poeta prende forma tra i colori di Campo Dall’Orto, dentro la sala la sua voce continua a risuonare – nei versi, nei suoni, nei frammenti di un’Italia che ancora cerca di capirlo.