A quasi un secolo dalla morte, due artisti padovani, Giuseppe Zambon e Paolo De Marchi, hanno dedicato a Scussat una graphic novel: “Tita Cuc. Gio Batta Scussat (1889-1927) dentro i movimenti sociali” (Alba edizioni, 2025, 136 pagine, ISBN 9791281172463). Giuseppe Zambon ha curato i testi e Paolo De Marchi i disegni.
Dopo una prima affollatissima presentazione a Budoia, e altre nelle città del Veneto, questa volta – con la copromozione delle tre organizzazioni sponsor del libro: Legacoop Fvg, la Camera del Lavoro Cgil e l’Anpi provinciale di Pordenone, rappresentate dai loro leaders – la presentazione avverrà a Pordenone, presso la Casa del Popolo di via Carnaro, 10 a Torre di Pordenone, venerdì 28 novembre alle ore 18, nell’ambito del ciclo di conferenze promosse dal collettivo degli storici www.storiastoriepn.it.
“Un’opera che va oltre la singola figura storica per diventare strumento che restituisce memoria e dignità alla storia del movimento cooperativo della nostra associazione – sottolinea Michela Vogrig, presidente Legacoop Fvg –. Grazie al linguaggio immediato della graphic novel, la vicenda di Giovanni Battista Scussat parla alle nuove generazioni e ci ricorda quanto il cooperare sia stato, e continui a essere, una scelta di impegno civile, di democrazia economica e di giustizia sociale. Sono storie importanti che ci aiutano a comprendere da dove veniamo ma soprattutto a guardare con consapevolezza al nostro futuro”.
Giovanni Battista ScussatArtigiano ed artista poliedrico – ebanista, scultore, fotografo e progettista – Scussat fu l’anima delle cooperative di Budoia: quella di lavoro che realizzò importanti edifici ed infrastrutture e la latteria sociale. Nel marzo 1921, entrò a far parte del Consiglio generale della Lega delle cooperative e mutue del Friuli. Fu inoltre il capo del Psi nella Pedemontana occidentale del Friuli e dirigente sindacale; presiedette la seconda assemblea costitutiva della Camera del Lavoro Cgil di Pordenone nell’ottobre 1919, quella in cui si votò lo statuto dell’organismo, costituito solo tre mesi prima. A Budoia, inoltre, promosse un Circolo di cultura che realizzò una biblioteca popolare, indirizzata soprattutto agli emigranti, di cui si conservano tuttora alcuni volumi.
Nell’agosto 1927 fu vittima di uno “strano” incidente stradale (proprio mentre lavorava per la latteria), così come – un mese prima a Bruxelles – accadde a Pietro Sartor di Torre di Pordenone, fondatore del Pci, comandante della difesa di Torre (le “Barricate” del maggio 1921), pure lui sindacalista e cooperatore, nella Cooperativa Sociale (di consumo) locale, prima di essere costretto all’esilio.
Ambedue erano stati da giovani allievi del budoiese, e parroco di Torre, don Giuseppe Lozer, prima di distaccarsi dal movimento cattolico. Quanto agli “incidenti stradali”, strumento “normale” di liquidazione degli oppositori, nel giugno dello stesso anno era stata la volta del campione ciclistico Ottavio Bottecchia, pure lui “socialcomunista”.
Ovviamente, il processo per questi omicidi fascisti non ci fu, ma la partecipazione popolare a Budoia ed a Bruxelles, ai funerali di Scussat e Sartor, espresse un giudizio inequivocabile.Analogo tragico destino colse gran parte dei cooperatori di Legacoop negli anni del fascismo. Ricordiamo in particolare i dirigenti di alcune tra le maggiori cooperative di consumo italiane: il direttore delle Cooperative Carniche Vittorio Cella – suicidatosi dopo essere stato escluso dalla cooperativa – e quello delle Cooperative Operaie di Trieste Valentino Pittoni, costretto all’esilio in Austria, dove continuò a dirigere il movimento cooperativo socialista.
